il pianeta k2-18b

NON SIAMO SOLI: CI POTREBBERO ESSERE ALTRI ROMPICOGLIONI FUORI DAL NOSTRO SISTEMA SOLARE! SCOPERTE POSSIBILI TRACCE DI VITA A 124 ANNI LUCE DALLA TERRA, NELLA COSTELLAZIONE DEL LEONE - L’ANNUNCIO DEGLI SCIENZIATI DI CAMBRIDGE: È STATA RILEVATA NELL’ATMOSFERA DEL PIANETA K2-18B LA PRESENZA DI DUE GAS (IL DIMETIL SOLFURO E IL DIMETIL DISOLFURO) CHE SULLA TERRA SONO PRODOTTI ESCLUSIVAMENTE DA ORGANISMI VIVENTI, IN PARTICOLARE DALLE ALGHE. I DUBBI DEGLI ALTRI RICERCATORI: “DATI AFFASCINANTI MA SONO NECESSARI ALTRI STUDI…”

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Alessio Sgherza per repubblica.it

IL PIANETA K2-18B

 

In quella che, se confermata, potrebbe diventare una scoperta storica, un gruppo di scienziati dell’università di Cambridge ha annunciato in una conferenza stampa di aver individuato i segni chimici più convincenti mai osservati di una possibile forma di vita oltre il nostro sistema solare.

 

 

Utilizzando il telescopio spaziale James Webb, è stata rilevata nell’atmosfera del pianeta K2-18b la presenza di due gas – il dimetil solfuro (DMS) e il dimetil disolfuro (DMDS) – che sulla Terra sono prodotti esclusivamente da organismi viventi. Una forma di respiro insomma, o quanto meno indizi del possibile respiro di alghe marine e altri microrganismi.

 

Gli autori dello studio, pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, hanno chiarito di non aver scoperto organismi viventi, bensì di aver individuato una possibile biofirma, ovvero un indicatore di attività biologica, e che i risultati devono essere valutati con cautela, poiché sono necessarie ulteriori osservazioni.

 

Il pianeta K2-18b è noto agli esperti di esopianeti perché già indiziato di tracce di organismi biologici. Otto volte e mezzo più massiccio della Terra e con un diametro di 2,6 volte più grande, si trova a 124 anni luce da noi, nella costellazione del Leone, e orbita nella cosiddetta zona abitabile di una stella nana rossa. 

IL PIANETA K2-18B

 

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Secondo alcuni studi, l’interno di K2-18b è formato, probabilmente, da uno spesso mantello di ghiaccio ad alta pressione, come su Nettuno. È “un sub-nettuniano che profuma di mare”, come scriveva l’Inaf, perché l’abbondanza di metano e anidride carbonica e la carenza di ammoniaca suggeriscono invece che in superficie – al di sotto d’una sottile atmosfera ricca d’idrogeno – possa esserci un oceano.

 

Dal 1990 sono stati scoperti circa 5.800 esopianeti, ovvero pianeti al di fuori del nostro sistema solare. Non tutti sono candidati ad essere abitabili: al momento sono alcune decine potrebbero esserlo.

 

Ma gli scienziati di Cambridge, guidati dall’astrofisico Nikku Madhusudhan, non si sono arresi e hanno continuato le osservazioni, convincendosi che invece si tratta proprio di quei composti. «Quello che osserviamo a questo stadio sono indizi di una possibile attività biologica al di fuori del sistema solare«, ha dichiarato Madhusudhan, che invita comunque alla cautela. «Penso che questo sia il caso più vicino a una caratteristica che possiamo attribuire alla vita», anche se sono necessarie ulteriori osservazioni.

 

Infatti, sebbene i segnali rilevati siano più chiari rispetto alle misurazioni precedenti, non raggiungono ancora la soglia statistica necessaria per essere considerati una scoperta confermata. Secondo Madhusudhan, basterebbero da 16 a 24 ore di osservazione aggiuntiva con il telescopio James Webb per confermare – o smentire – la presenza di solfuro di dimetile. Un obiettivo che potrebbe essere raggiunto nei prossimi anni.

IL PIANETA K2-18B

 

 

Altri ricercatori, non coinvolti nello studio, invitano alla prudenza perché in passato tracce di Dmds sono state trovate anche su una cometa, il che suggerisce che questa sostanza possa essere prodotta anche da processi ancora sconosciuti non legati alla vita. Inoltre, la concentrazione rilevata su K2-18b è migliaia di volte superiore a quella osservata sulla Terra, il che potrebbe indicare un'origine completamente diversa.

 

«I dati di K2-18 b sono affascinanti», ha detto Christopher Glein, scienziato del Southwest Research Institute in Texas. «Questi nuovi risultati sono un importante contributo, ma dobbiamo testarli il più a fondo possibile. Attendo con interesse ulteriori analisi indipendenti».

IL PIANETA K2-18B