IL BUSTO? TE LO STAMPO IN 3D! LA NOSTRA “STATUA” DA METTERE IN GIARDINO A LONDRA COSTA “SOLO” 99 STERLINE

Claudio Gallo per La Stampa

In questi anni di corsa non si fa tempo ad annunciare una rivoluzione che subito ne incalza un'altra ancora più epocale, una specie di gara a chi prende il pesce più grosso. Adesso è il turno delle stampanti 3D, quelle che promettono di trasformare ognuno di noi in piccoli manifatturieri, come si diceva nell'800.

Londra è naturalmente al vertice della rivoluzione: mentre da Selfridges è possibile con «sole» 99 sterline farsi stampare un busto di plastica perfettamente uguale a noi (un «MiniMe» in onore del cattivissimo e tenero clone del Dr Male in Austin Powers), al Victoria&Albert Museum stanno cercando di esporre la Liberator Gun, la pistola fai da te, la wiki-arma progettata dallo studente di legge americano Cody Wilson in modo che ognuno possa stamparsela a casa da solo (in realtà, bisogna poi aggiungere un percussore di metallo perché funzioni).

Kieran Long, uno dei curatori delle mostre del V&A, ha detto entusiasticamente al «Guardian»: «Finora la gente si è concentrata sulla possibilità di stampare oggetti, specialmente giocattoli, ma la pistola apre scenari completamente differenti. È la disseminazione dei mezzi di produzione, ognuno diventa un potenziale produttore».

Il museo ha comprato da Wilson due pistole, una montata e una disassemblata. Il progetto di esporre l'arma, un blocco di plastica bianca che sembra un aggeggio per bagnare le piante, sta però diventando per il museo un incubo legale. Il progettista ha una licenza per produrla che per ora vale solo in Texas: non sa come spedirla e non vuole portarla di persona a Londra per timore di essere accusato di porto abusivo di arma.

È ovvio che il museo ha pensato di stamparne una copia in Inghilterra, ma non è così facile. Una società londinese che stampa in 3D si è detta riluttante a produrre la Liberator non sapendo come fare con la licenza per le armi.

Molto più semplice andare nel grande magazzino di lusso Selfridges, in Oxford Street, a farsi stampare una statuetta a propria immagine, fatta di una materia plastica che sembra ceramica. La fotografia tridimensionale da cui trarre lo stampo è presa in una cabina da 40 fotocamere digitali.

Sylvain Preumont, il boss della iMakr, l'azienda che fornisce il macchinario, sostiene che i limiti della stampa 3D sono imposti dalla fantasia, non dalla tecnologia. L'americano Terry Wohlers, uno dei massimi esperti del settore, non è così sicuro: «Si prendono troppe scorciatoie. Per ora non vedo un grande futuro per l'uso privato. La svolta sarà nei servizi e nel campo dell'educazione».

 

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