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TRIPOLI E TRIBOLI - PER IL PENTAGONO LA LIBIA STA DIVENTANDO LA BASE DELL’ISIS IN AFRICA SETTENTRIONALE DA CUI ATTACCARE L’EUROPA - IL CALIFFATO HA INVIATO SOLDI, ADDESTRATORI E MILITANTI PER RINFORZARE LA SUA PRESENZA NEL PAESE

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Paolo Mastrolilli e Francesco Semprini per “la Stampa”

 

L’Isis sta cercando di trasformare la Libia nella sua base in Africa settentrionale, da cui eventualmente attaccare l’Europa. Lo sostengono fonti militari americane citate dal «Wall Street Journal», e fonti della regione sentite da La Stampa.

 

Isis - libiaIsis - libia

Finora l’Isis aveva operato soprattutto in Siria e Iraq, dove sono concentrate la sua leadership e le sue risorse economiche e militari. Le operazioni avvenute fuori dai confini del Califfato erano state condotte da gruppi che si erano affiliati all’Isis, ma avevano agito in autonomia, senza ricevere ordini o assistenza dalla centrale. Ora le cose stanno cambiando. Fonti militari americane lanciano l’allarme, dicendo che l’Isis vuole sfruttare i recenti successi per fare della Libia il suo «hub» africano. Quindi ha inviato soldi, addestratori e militanti, per costruire una vera presenza nel Paese, che sarebbe già operativa.

 

AGLI ORDINI DI AL BAGHDADI

Isis - libiaIsis - libia

Queste cellule potranno poi condurre azioni terroristiche, organizzare attacchi verso l’Europa, o anche approfittare del caos in Libia per prendere il controllo del territorio, come è avvenuto in Iraq e in Siria. Di tali minacce si era discusso durante una conferenza del «Quint» avvenuta a fine marzo. In quella occasione l’ex generale americano Allen, che guida la coalizione anti Isis, aveva detto che gli alleati, inclusi gli Stati Uniti, dovevano essere pronti ad aiutare militarmente gli amici come l’Italia che «hanno questo pericolo davanti alle coste». Il Pentagono però è incerto su come procedere, e come estendere i raid alla Libia.

 

Isis - libiaIsis - libia

La minaccia viene confermata a «La Stampa» anche da Abou Zalah, responsabile dei «Serragli della resistenza» di Beirut, tra i massimi rappresentanti dell’intelligence di Hezbollah. «La Libia è una ramificazione del grande piano dell’Isis che muove i suoi passi tra Siria e Iraq». Un progetto che ha come obiettivo strategico quello di creare una «cabina di regia» distaccata proprio in territorio libico, e per il quale lo Stato islamico «sta investendo parte dei nove miliardi di dollari rubati dai forzieri iracheni».

 

RINFORZI DA SAHEL E NIGERIA

«Certo - ribadisce - c’è un piano per spostare jihad e jihadisti in Nord Africa, con la mobilitazione di denaro, armi e “foreign fighters”, in particolare di ritorno verso il Maghreb». E in questo la Libia è una pedina fondamentale per lo scacchiere del Califfato: «È un ambiente accogliente, per buona parte è governato dai movimenti integralisti».

libia truppe in strada libia truppe in strada

 

Ed è un ponte verso Europa e Italia che le rende obiettivi vicini, «specie se si pensa agli arsenali su cui tali formazioni possono contare». «L’asse Ansar-Isis ha a disposizione stinger, scud, kornet, razzi e missili di fabbricazione cinese e coreana, oltre a grandi quantità di C-4 - avverte lo 007 del Partito di dio -. Per non parlare dell’arsenale umano con le infiltrazioni tra i migranti in fuga».

 

libia nuovi scontri libia nuovi scontri

E in attesa del grande afflusso, «gli jihadisti presenti già in Libia si stanno preparando arroccandosi sulle montagne, in attesa di rinforzi, anche dal sud con i Boko Haram e dalle formazioni del Sahel». Ma la Libia non è l’obiettivo finale: «Il prossimo sfondamento terroristico sarà in Egitto perché è il Paese con le Forze armate più forti di tutta la regione, e quindi un ostacolo da abbattere».

 

libia di nuovo militarizzata libia di nuovo militarizzata