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Maurizio Di Giangiacomo per LaStampa.it
Per trovare le prove sulle attività di un presunto pedofilo, la magistratura milanese è riuscita, per la prima volta in Italia, ad ottenere che gli archivi centrali di Facebook in California aprissero i loro server e consentissero di prelevare le pagine criptate dell'uomo.
Per arrivare a convincere la sede di Palo Alto a fornire collaborazione ad un'autorità giudiziaria straniera, il gup Andrea Salemme è dovuto ricorrere ad una rogatoria, inoltrata attraverso l'ambasciata Usa di Roma e all'intervento del Fbi che ha prelevato da Facebook una serie di files criptati su cd e li ha poi consegnati ai giudici milanesi.
La vicenda è nata in seguito a una condanna con rito abbreviato a 11 anni e 4 mesi di reclusione dell'allenatore di pallavolo femminile Gianluca Mascherpa, 50 anni, riconosciuto colpevole di pornografia minorile e violenza sessuale per tre adescamenti con altrettante ragazzine.
Secondo l'accusa, l'uomo (che durante l'interrogatorio era arrivato a chiedere per sè la castrazione chimica) avrebbe usato un falso «nick name» su Fb per portare avanti «relazioni sentimentali virtuali« con diverse ragazzine anche minori di 14 anni, inducendole a spogliarsi e compiere atti sessuali davanti alla web cam. E proprio per individuare le diverse ragazzine con cui sarebbe entrato in contatto, i giudici dopo la condanna, hanno deciso di continuare le indagini spulciando tra le sue pagine Facebook.
Operazione che è stata resa possibile, scrive il giudice, «grazie all'imprescindibile collaborazione prestata dagli Usa, sensibilissimi nella lotta comune alla pedofilia».
Oltre 400 i contatti individuati dal perito Loris Calipari - cugino di Nicola Calipari, l'agente del Sismi ucciso in Irak da "fuoco amico" degli americani durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena - che potrebbero rappresentare altrettante bambine vittime del pedofilo.
Nei server centrali di Facebook e di Netlog - altro social network che era stato utilizzato dall'imputato per adescare le sue vittime - sarebbero rimasti le conversazioni perché - come ha evidenziato la perizia - le foto che si sarebbe fatto mandare sarebbero state cancellate dall'uomo. Adesso gli atti, trasmessi dal gup con la sentenza alla Procura, saranno utilizzati per nuove indagini da parte del pool che è coordinato dal procuratore aggiunto Pietro Forno.
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