DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
Marco Antonellis per Italia Oggi
Non passa giorno ormai che non vengano sferrati attacchi micidiali all' indirizzo di Palazzo Chigi. Attacchi politici tanto più duri poiché provengono dall' interno della stessa maggioranza di governo, una compagine che sembra sfilacciarsi ogni giorno di più. Per molti però, non è affatto un caso se soltanto ora vengono sferrati colpi tanto micidiali a «Giuseppi» Conte: «la sfida Trump-Biden che continua nel belpaese» spiegano ambienti del deep state.
Washington, si dice, vuole riprendere in mano le sorti del paese, cruciali per gli equilibri europei oltre che per sbarazzarsi dei fantasmi russi e cinesi. In altre parole Joe Biden ha cominciato l' azione di logoramento nei confronti di Giuseppe Conte, ritenuto, dalle parti di Washington troppo amico di Trump.
Insomma, per molti non è affatto una coincidenza che tanti attacchi nei confronti del premier arrivino subito dopo l' elezione di Biden: i veri motivi della possibile crisi di governo, dunque, anziché a Roma sarebbero da ricercarsi oltreoceano.
Così, i soliti bene informati giurano che altri cambiamenti potrebbero arrivare presto dalle grandi aziende di stato, fondamentali anche per gli equilibri geopolitici del paese: Eni e Leonardo su tutte. Questi sono i veri temi (insieme alla Rai) che la faranno da padrone nei colloqui tra i partiti in caso di rimpasto, temi ben più importanti dei posti di ministro o di sottosegretario: molti all' interno della maggioranza (ma anche tra le fila dell' opposizione) vorrebbero un riallineamento filo-Usa.
Intanto i dem, che forse hanno capito di aver portato troppa acqua al mulino di Matteo Renzi, tirano il freno a mano e comincia a filtrare un certo fastidio (eufemismo). «Non ci dimentichiamo che aveva fatto Italia Viva per sbarazzarsi del Pd», si sfoga un alto dirigente del Nazareno. Insomma, «lo stai sereno» di Renzi a Enrico Letta è ancora di casa al Nazareno. La diffidenza verso il Matteo fiorentino è molto alta.
Anche la sicurezza che non si andrà a votare in caso di crisi viene vista come l' ennesima forzatura al Pd.
«Se c' è la crisi si va al voto», ripete Goffredo Bettini, il più ascoltato consigliere (checché ne dica il diretto interessato) di Zingaretti.
Senza dimenticare che il Pd è in buona salute, guadagna consensi, e al Nazareno sono addirittura convinti che in una battaglia elettorale potrebbe diventare il primo partito scavalcando la Lega.
giuseppe conte donald trump by oshotrump Conte
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