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"UN PAZIENTE MI HA STRANGOLATO, POI HA CERCATO DI DARMI FUOCO. PER FORTUNA L’ACCENDINO SI È INCEPPATO, ALTRIMENTI SAREI MORTA" - IL RACCONTO DI UN’OPERATRICE DEL SERVIZIO PSICHIATRICO DI FIRENZE. SOLO UNO DEI TANTI EPISODI DI VIOLENZA REGISTRATI NEGLI OSPEDALI ITALIANI: SONO STATI 34 MILA LE AGGRESSIONI AL PERSONALE SANITARIO (+38% NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI) - UNA PSICHIATRA RACCONTA CHE UN PAZIENTE "HA TIRATO FUORI UN CACCIAVITE E UN COLTELLO E MI HA SEQUESTRATA 40 MINUTI. SERVONO VERI E PROPRI PRESÌDI DI POLIZIA"

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Estratto dell’articolo di Jacopo Storni per www.corriere.it

 

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«Prima mi ha strangolato, poi ha cercato di darmi fuoco. Per fortuna l’accendino si è inceppato, altrimenti sarei morta». Stefania Poli, operatrice sociosanitaria del servizio psichiatrico di Firenze, ricorda ancora quanto accaduto pochi mesi fa, mentre era in servizio in ospedale. E’ viva per miracolo e oggi racconta l’aggressione subìta.

 

«Sono stati secondi terribili, in quei secondi non potevo chiedere aiuto perché il paziente mi stava afferrando per il collo e non riuscivo a parlare». Ancora oggi, Stefania riporta danni permanenti: danni al rachide cervicale e abbassamento dell’udito da un orecchio. Se oggi ha deciso di raccontare, e di metterci la faccia, è perché spera che episodi come questo non accadano più negli ospedali. E invece accadono sempre più spesso.

 

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Medici, infermieri e Oss le vittime. Strangolati, picchiati, strattonati, spintonati. Sembra quasi un bollettino di guerra: secondo l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie, sono stati 16 mila gli episodi di aggressione al personale sanitario e sociosanitario nel 2023 e 18 mila gli operatori e le operatrici coinvolti.

 

Secondo Associazione medici di origine straniera in Italia, Unione medica euromediterranea e Movimento internazionale Uniti per Unire, negli ultimi 5 anni le aggressioni complessive sono aumentate del 38%. Tra i motivi principali, la carenza di professionisti della sanità, i lunghi tempi delle liste d’attesa e l’aumento del disagio sociale nel Paese.

 

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Tantissimi gli operatori sanitari aggrediti. Tra loro c’è Maria Elvira Cecere, oss all’ospedale San Giuseppe di Empoli. Ancora vivido nei suoi occhi quel turno notturno di qualche mese fa: «Una paziente ha chiesto una terapia perché non riusciva a riposare, è andata in crisi di agitazione, una mia collega è accorsa, è stata aggredita, buttata per terra, afferrata per i capelli e trascinata, poi la paziente si è scagliata verso di me, mi ha buttata per terra, afferrata per i capelli, poi ha cercato di mordermi».

 

[…] Tra le persone aggredite anche Tina (nome di fantasia), psichiatra fiorentina: «Un paziente a noi conosciuto, affetto da disturbo di personalità antisociale, si è presentato improvvisamente nel mio studio e ha tirato fuori un cacciavite e un coltello, ho cercato di alzarmi per uscire dalla stanza ma lui mi ha intimato di mettermi a sedere. È iniziato così un verso e proprio sequestro che è durato almeno quaranta minuti, alla fine il paziente è stato convinto ad utilizzare una terapia».

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Da quel giorno però, Tina lavora con più ansia. E chiede una cosa sola: «Non bastano gli agenti per la sicurezza nei pronto soccorso degli ospedali, servono veri e propri presìdi di polizia, capaci di intercettare le aggressioni ai sanitari». Una richiesta che arriva da più parti per tutelare medici, infermieri e oss.

 

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Secondo la Funzione Pubblica della Cgil, la professione più colpita è quella infermieristica, seguita dai medici e dagli operatori sociosanitari. Due terzi delle persone aggredite sono donne. Gli ambienti più rischiosi risultano essere i Pronto Soccorso, le Aree di Degenza, i servizi psichiatrici e gli ambulatori.

 

I principali aggressori sono i pazienti (69%) contro il 28% di parenti. Il 68% delle aggressioni è di tipo verbale, il 26% fisico e il 6% contro beni di proprietà. […]

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