GOLIARDATA MORTALE - RAGAZZO CADUTO DAL QUINTO PIANO DELL’HOTEL, LA PISTA DEL GIOCO FINITO MALE - PER GLI INVESTIGATORI IMPOSSIBILE CHE SIA PRECIPITATO IN MODO ACCIDENTALE - LA MAMMA: ''L’HO AFFIDATO ALLA SCUOLA. L’HANNO LASCIATO MORIRE SOLO”

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1. IMPOSSIBILE CADERE DA QUELLA FINESTRA IN MODO ACCIDENTALE

Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”

DOMENICO MAURANTONIODOMENICO MAURANTONIO

 

Il segreto dei ragazzi della 5 E è di quelli che tolgono il sonno. Aver visto un compagno volare giù per cinque piani, essersene andati senza dare l’allarme, essere rimasti impassibili davanti alla polizia. Con la freddezza di un assassino, senza neppure essere un assassino.

 

Perché tra le ipotesi sulla morte del 19enne Domenico Maurantonio, lo studente padovano in gita a Milano per Expo trovato morto domenica mattina all’Hotel da Vinci di via Senigallia, quella che appare sempre meno probabile è che possa essersi trattato di un omicidio.

 

Ma se è vero che per la Procura di Milano è «assai remoto» pensare che qualcuno abbia volontariamente spinto il liceale fuori dalla finestra, è altrettanto chiaro che il ragazzo non può essere caduto accidentalmente dal quinto piano. 
 

L’apertura nella parete si trova a un metro e dieci centimetri di altezza, in fondo a destra nel corridoio del quinto piano, poco prima dell’uscita sulla scala antincendio. La finestra ha un davanzale largo una quarantina di centimetri.

 

gita scolastica tragedia hotelgita scolastica tragedia hotel

Per gli investigatori è impossibile che il 19enne sia caduto dopo un malore o un giramento di testa. Su quel davanzale deve esserci salito volontariamente, magari aiutato da un amico. Domenico indossava slip, canottiera e un paio di calzini. In un primo momento era stato riferito che le scarpe da ginnastica si trovavano accanto alla finestra, indizio che aveva fatto pensare a un suicidio. In realtà sono state sequestrate insieme al cellulare, agli occhiali e al portafogli nella camera che il liceale condivideva con due compagni. 
 

Ogni giorno che passa, e sempre con maggior convinzione, gli inquirenti sospettano che qualcuno dei compagni di scuola possa conoscere la soluzione del giallo. Qualcuno che era con lui, forse dopo aver bevuto, e che forse ha anche tentato di trattenerlo. In ogni caso la pista del suicidio — ipotesi seccamente rifiutata dai familiari e dagli insegnanti del liceo scientifico Nievo — non è ancora del tutto scartata. Il ragazzo non ha lasciato biglietti d’addio né sono stati scoperti problemi con amici, fidanzata e genitori. 
 

studente morto in gitastudente morto in gita

Mancano ancora i risultati dell’autopsia, soprattutto gli esiti dell’esame tossicologico. Forse Domenico aveva bevuto molto più di quanto raccontato dagli amici («una birra») e forse qualcuno durante la nottata gli ha dato del lassativo per scherzo. E in entrambi i casi significa che i compagni della vittima davanti agli inquirenti, coordinati dal pm Claudio Gittardi, non hanno raccontato (tutta) la verità. Il 19enne ha accusato problemi intestinali in corridoio, forse proprio a causa del lassativo. Le tracce di feci sono state trovate solo sul pavimento e non sulla finestra. 
 

Per gli esiti tossicologici ci vorranno almeno 48 ore, molto di più per i test del Dna eseguiti sui campioni prelevati sui vestiti e sul corpo: in particolare sull’avambraccio destro dove il medico legale ha notato un livido che potrebbe essere stato lasciato da una forte stretta di mano, nell’estremo tentativo di trattenere il ragazzo durante la caduta. I compagni di classe saranno di nuovo interrogati dagli investigatori della squadra mobile. Per ascoltarli tutti ci vorranno almeno altri tre o quattro giorni. Al vaglio anche i filmati delle telecamere. 

 

Ieri è arrivato il nullaosta del magistrato ai funerali. I genitori del 19enne saranno oggi a Milano per riaccompagnare la salma verso casa. Le esequie venerdì mattina alle 10.45 nel quartiere Altichiero di Padova. Ci saranno tutti i ragazzi del liceo Nievo. 

 

MAMMA DOMENICO MAURANTONIO POSTMAMMA DOMENICO MAURANTONIO POST

2. L’HO AFFIDATO ALLA SCUOLA TORNA CADAVERE

A.ga. per il “Corriere della Sera”


Gliel’hanno ucciso. Antonia Comin, la mamma di Domenico Maurantonio, è un’insegnante. Italiano e latino. Sempre in un liceo scientifico, come quello dell’unico figlio. Antonia, sposata con Bruno, che lavora in banca, conosce il linguaggio dei ragazzi. Sa come raggiungerli. In queste ore, nella villetta a due piani nel tranquillo e periferico quartiere di Altichiero, la mamma si sta affidando al social network Facebook. Una frase dopo l’altra. Sono frasi precise. Circostanziate. Per pretendere la verità. Per chiedere risposte. Per trovare eventuali responsabili. 
 

domenico maurantonio 2domenico maurantonio 2

«Ho affidato il mio unico figlio, sano e in buona salute, all’Istituzione Scolastica». Lo scrive così, con le iniziali maiuscole. Di lei dicono sia un’ottima professoressa. Preparata e attenta. Con una particolare abilità nell’ascoltare i giovani. Nel mettersi a disposizione. «L’ho affidato per un’uscita con pernottamento. Mi verrà consegnato, cadavere tra alcuni giorni». Oggi i genitori potranno riavere il corpo. Aveva 19 anni, Domenico Maurantonio.

 

Vent’anni, contando il tempo della gravidanza, punto saldo nell’angosciante, orgoglioso conteggio della mamma. «Ho trascorso questi ultimi vent’anni amandolo, curandolo, ascoltandolo, condividendo con lui le sue conquiste, le sue gioie, i suoi insuccessi; sostenendolo e costruendo con lui ogni momento, perché acquisisse solide radici ma anche valide ali per volare».

 

domenico maurantonio 1domenico maurantonio 1

 Da Milano, non è ancora tornato. La caduta dal quinto piano dell’hotel. L’autopsia. «L’hanno lasciato morire, solo e nell’indifferenza generale. Non ci sono lacrime né parole che possano esprimere il vuoto, la privazione, l’assurdità di tutto, il silenzio innaturale, il dolore». Antonia Comin l’aveva detto da subito: «Il mio Domenico non si è tolto la vita. Era sereno, felice. Aveva mille passioni».

 

Non crede, non vuol credere al suicidio. L’aveva detto e l’ha ripetuto mentre tutt’intorno, a cominciare dal liceo scientifico Ippolito Nievo, dalla quinta E frequentata dal figlio, ha visto e sentito la gente allontanarsi. I compagni di classe del ragazzo. I loro genitori. Il corpo docenti. 
 

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Non è rimasto più nessuno, tolte le cerimonie quotidiane di ricordo nell’istituto. «Grazie a voi tutti. Se fosse rimasto a casa, sarebbe vivo. Avremmo chiamato l’ambulanza…». Tre puntini di sospensione. Se Domenico non ha deciso di uccidersi, se Domenico ha quei segni sulle braccia lasciati da qualcuno che l’ha afferrato, ha perso la presa, è fuggito e non ha dato l’allarme, allora c’è chi mente. Anna aspetta. O forse no. «Io attendo di poter raccogliere dei pietosi resti. È meglio che non trovi parole» .