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Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
«Sicuro? Certo. Ero diventato blu. Per fortuna è intervenuto il mio compagno e il prof mi ha tolto le mani dal collo». All’avvocato conferma tutto il quattordicenne di Perugia che ha denunciato di essere stato picchiato e insultato con frasi omofobe dall’insegnante, durante la lezione.
Mentre il docente insiste nel gridare la sua innocenza: «Non sono né omofobo, né picchiatore. Ho insegnato nelle carceri, ho un master nei disturbi dell’attenzione, sono stimato e amato dai miei vecchi alunni. E ora, dopo 13 anni di insegnamento in prova, a un anno dal diventare professore di ruolo, mi sarei messo a insultare e a menare un ragazzino di 14 anni. E che so’ impazzito?».
Oggi, nell’istituto professionale di Assisi, dove 6 giorni fa la lezione di Accoglienza alberghiera si è conclusa con una denuncia penale per lesioni, arriveranno gli ispettori del ministero, per interrogare l’insegnante, e il viceministro dell’istruzione, Davide Faraone, per un colloquio privato con il ragazzo.
Ma la mamma di Cristian, il nome è di fantasia, lancia un appello: «Mio figlio ha bisogno di tranquillità e di serenità. Ieri le telecamere lo hanno rincorso fuori dalla scuola. È un bambino di 14 anni, non può avere questa pressione addosso». Ha paura Cristian, spiega la mamma attraverso il suo avvocato, Massimo Rolla. Ieri è tornato a scuola ed è stato accolto bene dai compagni e dai professori dell’altra sezione dove è stato spostato in attesa che la situazione venga chiarita.
Ma teme di diventare bersaglio di scherno. «Non è gay. Anche se non ha nulla contro gli omosessuali. Ma il motivo principale per cui abbiamo voluto denunciare non sono quelle frasi, ma il fatto che sia stato picchiato all’interno di una classe, durante l’orario scolastico. Qualsiasi cosa abbia detto o fatto, non poteva essere mandato dal preside o buttato fuori dalla classe? Perché quell’ematoma?» .
Il referto del pronto soccorso dell’Ospedale di Perugia non lascia spazio a simulazioni: «Contusione sulla gamba destra», «5 giorni di prognosi». «Lui non voleva neanche dirlo, ma l’ho visto che zoppicava, ho insistito e alla fine è scoppiato a piangere e mi ha raccontato tutto. Non ho motivo di credere che non dica la verità», assicura la madre di Cristian. «Stavano svolgendo un esercizio in classe — aggiunge l’avvocato Rolla — lui era rimasto indietro e ha chiesto aiuto al compagno di banco. A quel punto il ragazzo riferisce che il professore, seccato perché si distraeva, gli ha detto quelle frasi (“essere gay è una brutta malattia. Tu ne sai qualcosa?”, ndr ).
Il ragazzo ha risposto a tono (”sì, da quando conosco lei”, ndr ). E il docente gli ha dato due pugni forti sulla spalla, due calci alla gamba e poi gli ha stretto per un attimo le mani attorno al collo, tanto che il compagno di banco del ragazzo è intervenuto dicendo: “Ma così lo strozza”. Sono stati proprio i ragazzi a spingerlo a denunciare. Non vorrei che venissero fuori altri episodi».
«Ma per l’amor del cielo. Posso alzare la voce, per farmi sentire da chi è distratto, ma mani al collo proprio no. So che il ragazzo ha un ematoma. Non so come se lo sia fatto. Io non sono stato», assicura il professore sotto accusa, che valuta controquerele.
Lui la racconta così: «Stavo illustrando come si compila la scheda del portiere d’albergo e spiegavo l’importanza di tutelare la privacy dicendo che in una stanza di hotel ci possono venire persone di ogni genere.
Uno studente, per fare lo spiritoso, mi ha chiesto: “Ma ci vengono anche i gay?”. Io ho risposto: “Questo non ti deve interessare perché essere gay non è mica una brutta malattia”. Siccome il ragazzo continuava a chiacchierare l’ho chiamato e gli ho detto: “A te non interessa?”. Lui mi ha dato del gay. Io ho poggiato la mano sulla sua spalla e l’ho scosso leggermente dicendogli di finirla e di mettere la gamba sotto il tavolo. Chissà che cavolo ha capito. La classe mi ha espresso solidarietà».
Sarà la magistratura ad accertare i dettagli di questa vicenda. Oltre ad alcuni compagni di classe del ragazzo, la polizia giudiziaria avrebbe sentito anche il tecnico del laboratorio. Resta il monito del ministro Stefania Giannini: «Se accertato, sarebbe un fatto gravissimo».
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