NEPOTISMO SENZA LIMITISMO ALLA SAPIENZA - LO STRANO CASO DEL DOTTORATO VINTO DAL FIGLIO DEL RETTORE GAUDIO: AL CONCORSO HA USATO IL BIANCHETTO, ANDAVA ESCLUSO DALLA PROVA

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Emiliano Fittipaldi per “l’Espresso

 

EUGENIO GAUDIO EUGENIO GAUDIO

I figli, per italica tradizione, “so’ piezz’ e’ core”. Ma all’Università “La Sapienza” il titolo del film di Mario Merola è diventato legge accademica, così l’ateneo più grande d’Europa è diventato nel tempo icona del nepotismo più estremo.

 

Tra raccomandazioni e favoritismi di ogni tipo, è stata l’epopea dell’ex rettore Luigi Frati a stuzzicare più di altre i giornali e la procura della Repubblica di Roma: sua moglie, sua figlia e suo figlio sono stati infatti assunti alla Sapienza durante il suo lungo regno. Se Frati ha sempre ripetuto che i suoi familiari «se lo meritano», i pm l’hanno indagato per abuso d’ufficio insieme al figlio Giacomo, primario a 36 anni e piazzato - secondo l’accusa - a guidare una struttura di ricerca creata apposta per lui.

 

Con l’elezione del nuovo Magnifico, avvenuta due mesi fa, in molti speravano in un’inversione di rotta. Ma anche Eugenio Gaudio, anatomopatologo di Cosenza diventato rettore dopo essere stato per anni preside di Medicina, ha già i suoi primi denigratori. «Suo figlio Domenico», racconta un professore a “l’Espresso” «lo scorso gennaio ha vinto un dottorato in Ingegneria. Peccato che andava escluso subito: nel compito scritto ha infatti usato il bianchetto per fare alcune correzioni, violando le regole del bando e il principio dell’anonimato».

 

Eugenio 
Gaudio 
Eugenio Gaudio

È un fatto che il rampollo di Gaudio, laureato con lode, tra settembre e ottobre 2013 ha partecipato al concorso che metteva in palio una borsa in ingegneria strutturale e geotecnica. In genere i risultati vengono pubblicati dopo una settimana, ma stavolta i vincitori vengono annunciati due mesi dopo. Il tempo necessario ai legali dell’ateneo per chiedere un parere sull’eventuale esclusione di Gaudio all’Avvocatura Generale dello Stato.

 

L’organismo consultivo risponde a inizio 2014, attraverso un fax inviato a Luigi Frati. «Secondo la giurisprudenza prevalente», scrive l’Avvocatura, «non deve essere presente nell’elaborato alcun segno che sia “in astratto” ed “oggettivamente” suscettibile di riconoscibilità... Nel caso in specie è certo che l’uso del bianchetto non potesse essere consentito poiché in astratto considerato un segno di riconoscimento».

 

LUIGI FRATI LUIGI FRATI

Epperò, nonostante le norme, per evitare ricorsi «dall’esito incerto», l’Avvocatura suggerisce all’ateneo di perdonare il candidato. Grazie a un’attenuante: prima di cominciare lo scritto la commissione d’esame non avrebbe infatti letto ai candidati l’articolo 8 del bando, quello che - pena l’esclusione dal concorso - obbliga a usare solo «la penna ad inchiostro nero». Il giovane ingegnere, alla fine, è arrivato quinto e ha ottenuto la borsa.

 

Sentito al telefono, Domenico ammette di aver usato il bianchetto, ma dice di non saper nulla della richiesta fatta all’Avvocatura. L’Ufficio stampa della Sapienza nega raccomandazioni di sorta. «Alcune commissioni hanno segnalato errori meramente formali. Riscontrato che le commissioni non avevano letto le disposizioni e avuto peraltro assicurazione che la correzione dei compiti era avvenuta senza individuazione-correlazione compito candidato, ma esclusivamente su base di merito, l’ufficio legale ha comunque richiesto il parere dell’Avvocatura di Stato», spiega l’ateneo. Che non specifica però quale siano le altre vicende, a parte quella del giovane ingegnere, su cui si sono mossi i legali della Sapienza.

Università La Sapienza RomaUniversità La Sapienza Roma

 

Per la cronaca, il Magnifico Gaudio è uno dei fedelissimi di Frati, e gli intrecci familiari tra i due amici non si contano: entrambi presidi a Medicina, l’ex rettore aveva affidato il figliolo ora indagato al dipartimento del fratello di Gaudio, il cardiologo Carlo. Mentre a Eugenio, suo successore, ha dato in custodia la figlia Paola, diventata ordinaria di Medicina legale con una laurea in Giurisprudenza. Un evento raro, ma alla Sapienza può accadere.