DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
Riceviamo e pubblichiamo:
Gentile Selvaggia Lucarelli,
ho letto svariate volte il suo articolo su Il Fatto sugli episodi di bullismo al Collegio San Carlo, ma, al netto di un contenitore che conferma la sua bravura dialettica, mi sfugge il contenuto.
Qual è la notizia e quale il messaggio?
La notizia è che c’è stato un gravissimo episodio di bullismo e in più sessista in una scuola di Milano? Temo, tristemente, che questa possa dirsi una non-notizia visto che è un fenomeno ormai angosciosamente comune e trasversale - episodi di bullismo accadono tutti i giorni in tutte le scuole, in qualunque quartiere e a qualunque latitudine – ma, se lo si vuole, come giusto, sottolineare, allora diciamo questo: parliamo dell’episodio, parliamo dell’incidenza del fenomeno, facciamo proposte.
L’accento deve essere sul fatto e sui fatti, questo è giornalismo. Non sulla scuola dove il fatto è accaduto, sulla sua patina o la sua retta, questo si chiama pettegolezzo. Di basso livello. E non mi dica che la notizia è che il bullismo esiste anche nelle scuole private e confessionali, perché offenderebbe l’intelligenza di tutti.
Sono una mamma di quella scuola, di una seconda elementare per di più: so benissimo di chi e cosa si sta parlando e no, non sono serena a scrivere qui dal mio pc e pensare che la mia bambina non è in un ambiente sicuro perché forse la mia bambina è in una scuola che non è – certamente non è stato – in grado di proteggere i suoi piccoli. Questa scuola, come tante, troppe scuole ogni giorno.
Avrei colto l’occasione per parlare di società, di numeri, di inadeguatezza del sistema, non per sbeffeggiare un istituto, che, tutto sommato, dopo essersi macchiato di una - gravissima - deficienza di vigilanza (e forse anche di comunicazione, ma questo è un altro discorso e comunque più lieve) ha adottato una serie di provvedimenti sanzionatori, organizzativi ed educativi che altre scuole non so se avrebbero intrapreso. Forse sì, ma intanto in questa scuola è un fatto . Non li scrivo qui per riservatezza, ma la invito a informarsi con la sua fonte.
E quindi non capisco la sua aggressività e la sua acrimonia? Quale è il tema? È, in buona sostanza, che non è stata usata la parola BULLISMO. Ma per piacere, c’è un limite anche alla pretestuosità e alle ridicolaggini. La lettera del pro-Rettore - che lei evidentemente ha senza esserne destinataria e ha pubblicato senza autorizzazione – dice, come lei saprà, a chiare lettere di cosa si sta parlando e, oltre a menzionare la struttura dedicata del Fatebenefratelli, menziona anche espressamene l’Associazione Cuore e Parole, la cui home-page ha in prima linea la lotta al BULLISMO. E le dirò di più. Il Collegio qualche mese fa ha circolato a tutti i giorni un invito a gruppi di confronto titolati “BULLISMO”. C’era proprio scritto a chiare lettere, pensi un po’. Di nuovo, chieda conferma alla sua fonte interna se crede.
Quindi, insomma, mi sento di rassicurarla che la scuola e la comunità scolastica intera conoscono la parola e non hanno timore di usarla. Se poi, il suo fare giornalismo rimane attaccarsi ad una questione semantica, anziché riferire di un fatto e guardare alla gestione concreta e operativa delle sue conseguenze, mi congratulo per l’autocompiacimento che i suoi like le devono dare, ma mi rattrista.
Cordialmente
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