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SE ISRAELE METTE LE MANI SULLA STRISCIA, IL MILIONE DI PALESTINESI CHE VIVE A GAZA CITY CHE FINE FARA’? – MOLTI NON SE NE VOGLIONO ANDARE: ”E’ LA NOSTRA PATRIA”, “SE TENTERANNO DAVVERO DI OCCUPARE GAZA, SARÀ IL LORO CIMITERO” – LE ACCUSE AD HAMAS: “NON RAPPRESENTA I PALESTINESI, NON PIÙ. DOPO GLI ACCORDI DI OSLO HANNO PERSO L'OCCASIONE PER COSTRUIRE IL NOSTRO STATO. E GUARDA DOVE SIAMO” - UNO DEI PIANI DI TRASFERIMENTO (COATTO) DEGLI ABITANTI DI GAZA, ALLA FINE DEL CONFLITTO TRA ISRAELE E HAMAS, MESSA A PUNTO DA “BOSTON CONSULTING GROUP”, PREVEDE IL TRASLOCO DEI PALESTINESI…IN SOMALIA E SOMALILAND (CHE ‘E UNA REALTÀ SEMI INDIPENDENTE RISPETTO A MOGADISCIO, NON RICONOSCIUTA DALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE, CON UN CONFLITTO CIVILE IN CORSO E ALTI LIVELLI DI POVERTÀ)
1 - LA SFIDA DEI PALESTINESI "È LA NOSTRA PATRIA NON CE NE ANDREMO"
Estratto dell’articolo di Gabriella Colarusso per “la Repubblica”
PIANO PER L OCCUPAZIONE DELLA STRISCIA DI GAZA
L'ha già scampata una volta, Najwan Asdoudi, nel suo personale giro della morte […] Da Shejaiya, nel nord ovest di Gaza City, è stato sfollato «ad Al-Nuseirat, nel centro, poi a Deir al-Balah, Khan Younis» e infine di nuovo in città, nel quartiere di Al-Rimal. «L'unica cosa che mi resta è morire qui. Se anche mi dessero la possibilità di lasciare Gaza, rifiuterei» […] Ha 46 anni, Najwan, faceva l'operaio e adesso è povero, disoccupato e stanco. Non crede più a nulla, a nessuno.
Hamas dice che i gazawi resisteranno ai piani di occupazione dell'esercito israeliano. «Resistenza non è altro che una parola vuota — risponde lui. Non vedo una vera resistenza.
Due giorni fa sono andato a Shejaiya: è stata completamente distrutta. Vorrei che i nostri leader all'estero sentissero la nostra sofferenza, invece di starsene seduti in Qatar o negli Emirati Arabi Uniti a guardare da lontano. Siamo in otto in famiglia e lottiamo costantemente per trovare qualcosa da mangiare e da bere. Non mangiamo da ieri».
bambino di 18 mesi denutrito nella striscia di gaza
Gaza city è lo spettro della città che fu […] Ci vivono, a seconda delle stime, tra 650mila e 1 milione di persone. Tante sono tornate a gennaio, quando l'Idf ha lasciato il corridoio Netzarim. Ma il timore di una nuova escalation, questa volta persino più brutale, ora si scontra con qualcosa che assomiglia a un muro, di sfinimento e rassegnazione.
«La prima volta che ce ne siamo andati ci dissero che il sud aveva zone sicure, in realtà la vita li è stata estremamente dura: non c'erano servizi di base, non avevamo acqua, vivevamo come in un deserto, ammazzati ogni giorno: le zone umanitarie sono una illusione», dice Abu Wadie, 28 anni. […] «Stiamo difendendo la nostra dignità. Se tenteranno davvero di occupare Gaza, sarà il loro cimitero. E anche se venisse distrutta, la ricostruiremo da zero, se non noi i nostri figli. La maggioranza delle persone qui si rifiuta di andarsene perché è già stata ingannata».
strage al varco di Zikim nella striscia di gaza
[…] La vera resistenza ora è quella civica, restare a Gaza City è resistere, ma è anche non farsi fregare, dice Saed, 28 anni: «Io al sud ci sono stato e molti di noi sono morti lì». Hamas? «Non rappresenta i palestinesi, non più. Dopo gli accordi di Oslo hanno perso l'occasione per costruire il nostro Stato. E guarda dove siamo. Guarda la Cisgiordania, guarda Gaza e rispondimi: cos'è successo dove governa Hamas?». […]
2 - I PIANI DI DEPORTAZIONE DELL’ULTRADESTRA SOMALILAND LA NUOVA META PRESCELTA
Estratto dell’articolo di Francesco Semprini per “la Stampa”
Un posto al sole nel Corno d'Africa per i gazawi in fuga dalla Striscia. È questa uno dei piani di trasferimento (coatto) degli abitanti di Gaza, alla fine del conflitto tra Israele e Hamas, messa a punto da Boston Consulting Group (Bcg). Secondo quanto riportato dal Financial Times, il colosso americano della consulenza strategica avrebbe elaborato un progetto destinato alla "nuova collocazione" dei palestinesi in Somalia e Somaliland.
Si tratta di un "foglio di calcolo" creato per conto di imprenditori israeliani interessati a investire in piani di riqualificazione postbellica della Striscia. Alcune ipotesi alla base del modello, non divulgate in passato, prevedono anche il coinvolgimento di Paesi arabi in cui le centinaia di migliaia di abitanti di Gaza, inclini al trasferimento, si potrebbero insediare.
STRAGE A UN INTERNET CAFFE NELLA STRISCIA DI GAZA
Nell'elenco degli Stati ospitanti compaiono Emirati Arabi Uniti, Egitto e Giordania, accanto a Somalia e Somaliland. La "Terra dei Somali", è una realtà semi indipendente rispetto a Mogadiscio, pur senza nessun riconoscimento della comunità internazionale.
Le ipotesi seguono i resoconti risalenti a marzo, quando è stato creato il modello, secondo cui i governi di Stati Uniti e Israele avevano preso contatti con i Paesi dell'Africa orientale per sondare la loro disponibilità ad accogliere rifugiati palestinesi, nonostante il conflitto civile e gli alti livelli di povertà nella regione.
bombardamenti israeliani sulla striscia di gaza il giorno di pasqua
I funzionari di Washington avevano tenuto colloqui preliminari con la provincia separatista del Somaliland su un accordo più ampio che avrebbe incluso anche l'istituzione di una base militare statunitense nel territorio in cambio del riconoscimento della sovranità. Donald Trump aveva precedentemente dichiarato di essere in trattative con i leader di Egitto e Giordania per accogliere i palestinesi, dopo aver lanciato l'idea di sgomberare Gaza dall'intera popolazione di 2,1 milioni di persone per creare la "Riviera del Medio Oriente". L'Egitto e altri Stati arabi si sono opposti con forza all'accoglienza di un gran numero di abitanti di Gaza.
benjamin netanyahu nella striscia di gaza
Boston Consulting Group ha previsto una varietà di scenari e stime di costo di quello che è stato descritto un «programma di ricollocazione temporaneo». Il 25 per cento dei cittadini di Gaza avrebbe deciso di trasferirsi al di fuori dell'enclave e che la maggior parte di questi non sarebbe tornata. Erano stati stimati inoltre 4,7 miliardi di dollari di benefici per i Paesi ospitanti nei primi quattro anni. Al contempo per Gaza sono state anche individuate stime sui costi di rimozione di detriti e munizioni inesplose, costruzione di infrastrutture […]
bombardamenti israeliani sulla striscia di gaza il giorno di pasqua
Il coinvolgimento di Bcg nel progetto di "rinascita" si inquadrava nel reclutamento della società di consulenza da parte di Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), il programma di distribuzione di aiuti sostenuto da Israele e Stati Uniti. Sulla Ong, che opera dal 26 maggio sul terreno una volta regno di Hamas, sono stati sollevati dubbi e critiche. L'accusa principale che viene formalizzata alla no-profit, creata nel febbraio 2025, con doppia sede in Delaware e Ginevra, è di utilizzare gli aiuti come strumento di controllo e pressione dei civili a Gaza, nell'ambito di una "più ambiziosa iniziativa congiunta" tra Usa e Israele. Bcg ha interrotto tale attività a maggio, a causa delle critiche alla fondazione. […]
bombardamenti israeliani sulla striscia di gaza il giorno di pasqua
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