COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”
«Vorrei fare un appello al mondo del cinema. A Venezia guardatemi senza pregiudizi. Anzi, guardatelo».
Simona Ventura debutta alla Mostra come regista del docu-film Le 7 giornate di Bergamo . È il racconto della settimana che c'è voluta per costruire, a tempi di record durante il lockdown, l'ospedale da campo con 142 posti letto anti Covid. Una gara di solidarietà di cui sono stati protagonisti gli artigiani, i volontari, due spazzacamini e soprattutto gli alpini: al loro responsabile sanitario Sergio Rizzini si deve l'idea del documentario.
le 7 giornate di bergamo di simona ventura
Simona, quale chiave avete scelto e come avete arginato il rischio della retorica?
«Il rischio era proprio quello, ma abbiamo voluto togliere ogni ombra di negatività. Allo stesso tempo dovevamo dare un messaggio di speranza e di unione davanti a un nemico invisibile e crudele. Quando ero giornalista sportiva mi piaceva raccontare per immagini, il montaggio».
Chi l'ha colpita nelle interviste del documentario?
«Proprio Rizzini e la sua caparbietà. Scrisse una lettera ai familiari durante il miracolo della costruzione dell'ospedale. Con i numeri di quei contagi, non sapeva se sarebbe tornato. Gli alpini sono bravi, ci capiamo, mio padre ha fatto una carriera militare».
Lei in platea è mai andata a un Festival di cinema?
«A Venezia due volte, ricordo un'apertura con Il cigno nero . Ora per me è una soddisfazione enorme, al di là dei grandi autori, quest' apertura a un cinema diverso. È la realizzazione di un sogno. Vorrei incontrare Almodóvar, amavo il suo sarcasmo quando in pochi lo capivano».
Ci sarà chi arriccerà il naso sul suo debutto
«Lo so bene, a un premio Ciak a Taormina chi veniva dalla tv fu carino con me, altri molto meno. Sono barriere che devono cadere, dovremmo essere più trasversali, aprire la mente come in America, ora che ci sono le piattaforme. Io non sono snob né classista, tutti devono avere rispetto e dignità. Se girerei un film di fiction? Mai dire mai, per ora non sono in grado. Ho il progetto di un documentario sulle carceri».
Il film della sua vita?
«Ne ho due. Gente Comune e Blade Runner , chi immaginava che ci saremmo avvicinati a quello scenario? Da ragazza in camera avevo il poster di Richard Gere in American Gigolò» .
Lei ha fatto l'attrice .
«Fratelli coltelli di Maurizio Ponzi e La fidanzata di papà accanto a Massimo Boldi, dove interpreto una nonna: spero di diventarlo il più tardi possibile, anche se non voglio diventare una Miss a 56 anni. Quei due film fanno parte del mio percorso, sono sempre stata aperta al nuovo».
C'è stato un periodo in cui era Supersimo, tutti i giorni in tv. Poi alti e bassi come per chiunque.
«Il momento più duro è stato quando ho preso il Covid e ho dovuto rinunciare alla serata finale dell'ultimo Sanremo con Amadeus e Fiorello. Polmonite bilaterale curata con tante medicine. Ho avuto successi e fallimenti. C'è chi ha creduto in me e chi voleva la mia testa. Perché? Non sono gestibile, sono un cane sciolto. Sono una diretta che non ha peli sulla lingua. Sul lavoro sono un uomo».
Depardieu della sua amica Deneuve dice: è l'uomo che avrei voluto essere.
Ride: «Mi ci ritrovo. Ma nel privato sono molto donna. Col tempo ho acquistato morbidezza... In tutti i sensi».
A proposito di sincerità, ha detto che tra Barbara D'Urso e Mara Venier...
«Scelgo la pizza. Era una battuta. Però odio l'ipocrisia e racchiude il mio pensiero. Le donne in tv sono state le mie migliori amiche e le mie peggiori nemiche. Le cadute mi hanno aiutato a rialzarmi».
Sta per tornare in video.
«Mi aspetta da settembre, Citofonare Rai2 : 30 domeniche di intrattenimento con Paola Perego che stimo e alla quale voglio bene, dalle 11 alle 13, per ritrovare l'allegria».
La tv è maschilista?
«No. Lo erano i programmi sul calcio. La polemica di Galeazzi che accusa di invadenza Paola Ferrari? Penso che lei è stata brava ad avere spazio, a sgomitare e a tenere duro».
Simona, gli alpini le hanno regalato il cappello con la piuma?
«Sì, e a Venezia, sul tappeto rosso, sfilerò con 400 alpini e metterò il capello».
Piuma e tacco dodici .
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«Non vedo l'ora».
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