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"BRUCIAMO QUELL'ANZIANO" - A SIRACUSA UN GRUPPO DI RAGAZZI HA TORMENTATO UN FRUTTIVENDOLO AMBULANTE DI 80 ANNI, CON LANCIO DI PIETRE, UOVA, OFFESE E MINACCE - POI “PER GIOCO” LO HANNO PESTATO A SANGUE E GLI HANNO DATO FUOCO DOPO AVERLO COSPARSO DI ALCOL - L’UOMO E’ IN CONDIZIONI DISPERATE

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Alessandra Ziniti per “la Repubblica”

 

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La vecchia telecamera fuori uso che si era fatta regalare da un "robivecchi" non è servita a salvarlo. Don Pippo, così come tutti qui chiamano l' anziano fruttivendolo ambulante di questo grande quartiere alla periferia nord della città, da qualche settimana l' aveva piazzata sul tetto della sua piccola casa che aveva ormai trasformato in una sorta di piccolo bunker, con tanto di grate alle finestre, nel tentativo di sottrarsi alle angherie di quel branco che si divertiva a perseguitarlo: gli tiravano pietre mentre andava in bicicletta, gli lanciavano uova sulle finestre, lo prendevano in giro e gli gridavano minacce di ogni genere sfrecciandogli accanto con i motorini e sfiorandolo per farlo cadere.

 

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Un passatempo crudele, un crescendo di violenza culminato nel "gioco" di sabato scorso quando in quattro sono riusciti ad entrargli in casa, lo hanno prima picchiato a sangue, poi cosparso di alcol e infine gli hanno dato fuoco.

 

Quasi una scommessa dopo due tentativi andati a vuoto nei due giorni precedenti, quando erano già penetrati in casa con liquido infiammabile e accendino: giovedì notte avevano dato fuoco al pavimento, il giorno dopo avevano mirato a lui che se l'era cavata con piccole ustioni e si era presentato alla vicina caserma dei carabinieri per denunciare, sabato notte sono quasi riusciti ad ucciderlo. Senza che nessuno, incredibilmente, sia riuscito a difenderlo.

 

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Ora che questo fragile ottantenne, vegliato dal fratello che non si dà pace, giace in condizioni disperate, con il corpo devastato in un letto al nono piano dell' ospedale Cannizzaro di Catania, davanti al portoncino di ferro di casa sua sul quale spiccano i sigilli apposti dalla Procura della Repubblica, tutti raccontano senza difficoltà di «quei ragazzini che giocavano ad inseguirlo e a terrorizzarlo a bordo degli scooter e che gli tiravano di tutto», ma nessuno in sette giorni (tanti ne sono passati dalla terribile aggressione) ha avuto il coraggio di aiutare gli investigatori della squadra mobile guidata da Rosalba Stramandino a identificare quei giovani ripresi da alcune telecamere della zona e che potrebbero essere gli autori dell' agguato.

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«Non è possibile che nessuno abbia visto e sentito nulla - dice il procuratore Francesco Paolo Giordano - La gente è sempre pronta a chiederci risposte pronte, soprattutto davanti a fatti sconvolgenti come questo che destano grande emozione e allarme sociale, ma poi nessuno fa la sua parte. È evidente che episodi così gravi non possono restare impuniti. Le immagini delle telecamere sono un punto di partenza prezioso per le indagini che, sono sicuro, arriveranno presto a conclusione, ma ora tocca ai cittadini darci una mano».

 

Vicolo Servi di Maria, numero 5. La casetta di Giuseppe Scarso, il vecchio fruttivendolo ambulante che, alla sera, regalava in giro la frutta e la verdura rimasta sul suo banchetto o a cui chi si assentava chiedeva di innaffiare le piante in balcone o ritirare la posta, è a due passi dalla parrocchia di Maria Santissima Addolorata attorno alla quale si è sviluppato, negli anni Settanta, il quartiere Grottasanta, 22 mila abitanti, non certamente una zona residenziale ma neanche un ghetto.

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All' uscita della messa del sabato pomeriggio, sono in tanti tra i parrocchiani di Don Felice ad ammettere di sapere che ormai da tempo Don Pippo era nel mirino di quella che qui definiscono «una banda di ragazzini » che ha spinto il suo folle gioco fino ad ardere vivo quell' anziano fragile e ammalato, con le sue instabilità mentali e le sue crisi epilettiche, a cui tutti ora dicono di volere bene ma che nessuno ha aiutato.

 

«Ultimamente rimaneva barricato in casa, aveva smesso di andare in bicicletta perché aveva paura che lo facessero cadere e andava in giro a piedi con un bastone come arma», raccontano. Aggiunge un vicino di casa: «Sì, sabato notte lo abbiamo sentito urlare, ma lui urlava sempre e così non ci siamo allarmati ». Quando, con le ultime forze residue don Pippo è riuscito a trascinarsi per cinquanta metri fino alla porta di un insegnante di matematica e a chiedere aiuto, il branco era ormai fuggito.

 

Lo splendore di Ortigia da qui è molto più lontano dei cinque chilometri in linea d' aria, ma Grottasanta non è zona di particolare degrado: la parrocchia, il centro di aggregazione "Questa è casa mia" provano ad offrire ai giovani momenti di cultura e sport. Quello che colpisce è l' indifferenza mista alla rassegnazione della gente che fa dire al sindaco Giuseppe Garozzo: «I bulli sono solo dei vigliacchi, vanno isolati e denunciati».