DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Cristiana Lauro per Dagospia
La mixology è una cosa seria, ben piantata su basi storiche, arte e tecnica, quindi è un processo culturale. Il Bar (maiuscolo) è il concetto che l’accompagna ed è altrettanto serio, mentre le varianti comuni diffuse sono spesso eccentriche e fuorvianti.
Centinaia di bar nei centri storici, in periferia o sulle spiagge somministrano al tramonto migliaia di Spritz e altri mischioni grossolani preparati dal primo di passaggio dietro al bancone. Magari è il più bravo cassiere del mondo o fa dei cappuccini della madonna, ma si rompe i coglioni a pestare i lime della Caipirinha, ha lo sguardo sotto sforzo, la shakerata claudicante e prepara drink penosi.
Oggi l’aperitivo diffuso serve solo a sballare. Ma a botte di drink buttati giù alla svelta, fatti male, con basi alcoliche distillate solo per produrre grandi numeri e forti sbronze - in barba a qualsiasi tradizione e qualità della distillazione - ci incasiniamo la salute e il carattere, roviniamo i rapporti e anche il sesso fatto bene va a ramengo.
Non vedo l’ora che ci saluti per sempre quest’ondata di aperitivi punitivi e che torni la più sana e piacevole abitudine di un buon bicchiere di vino dopo una giornata di lavoro per scambiare due chiacchiere in compagnia o rilassarsi in solitario.
Gustare un buon drink non può essere un gesto inconsapevole a mero scopo di sballo, senza il minimo riguardo per la salute, né il rispetto per la professionalità dei veri bartender.
Quello che chiamo Bar maiuscolo - e ce ne sono, non è che non li troviate - spesso propone una sua rivisitazione dello Spritz. Non di rado le varianti di questo drink di successo planetario - la cui versione più diffusa è nata sotto il segno del marketing - sono assolutamente interessanti. Basta sostituire al liquore aranciato un altro liquore della tradizione italiana per avere un profilo completamente differente. Aggiungere uno splash di un agrume nostrano o una bollicina (soft drink) differente dalla soda sono altre semplici varianti di questo drink nato per caso e che, oggi, ha conquistato tutto il mondo.
Come nasce lo Spritz:
Il nome deriva dall’austriaco e significa spruzzare, la data esatta della nascita dello Spritz non è nota e la ricetta ancestrale si compone semplicemente di:
1/2 di soda o seltz
1/2 vino.
L’usanza di allungare il vino prese piede rapidamente in Italia.
Come per i Grog - nati per mano della marina britannica che aggiunse al rum e all’acqua un elemento citrico per combattere lo scorbuto - anche per lo Spritz (questa volta l’esercito era austriaco) vi fu una necessità di base: aggiungere acqua per rendere più lievi e beverini vini robusti rispetto a quelli prodotti in Austria, cui erano abituati . Allungare con acqua gassata fu una conseguenza quasi scontata. Anche l’aggiunta di una fetta di limone o del succo spremuto accompagnava il gusto austriaco in quanto i vini da quelle parti hanno acidità superiori alle nostre.
Nel 1919 a Padova nacque l’Aperol, per mano di Barbieri, il quale per promuoverne il consumo lo aggiunse alla miscela di vino e acqua di soda nella sua pasticceria/bar.
Successivamente si passò dal vino fermo al Prosecco - sempre per restare in Veneto - per dare la giusta bolla a un drink frizzantino. Il Prosecco sostituì l’utilizzo della soda o delle pistole da seltz.
(Contributi storici degli esperti Riccardo Marinelli e Luigi Benedetti)
proseccocristiana laurocristiana lauro 2prosecco 2
Ultimi Dagoreport
L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA…
DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE…
“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA…