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Maria Corbi per “la Stampa”
Figurine bianche camminano veloci e la testa bassa tra le strade della casa della Divina Provvidenza. C’è afa ma tira aria di tempesta qui a Bisceglie. A palazzina delle ancelle-infermiere è vicino alla chiesa. Suore dedicate alla cura dei malati di Alzheimer, agli anziani. Non più giovani neanche loro.
«È tempo di riposarci», dice una che scappa per non parlare. Solidali e mute in nome delle loro consorelle arrestate - suor Marcella (Rita Cesa, prima dei voti), 74 anni, rappresentante legale e suor Consolata (Assunta Puzzello), 72 anni), economa - e le 4 indagate. Suor Stefania e suor Teresa si lasciano sfuggire i nomi e poco altro. «Qui andava tutto bene fino a che non è arrivata la politica. Hanno rovinato tutto». Eh si, perché quando è arrivata la politica le cose che già non andavano granché sono precipitate.
CRAC DELLA CASA DIVINA PROVVIDENZA
La mensa che viene affidata a una società di pulizie, persone assunte solo per fare favori a qualcuno, lavori inutili affidati ad amici. Solo per parlare delle cose «visibili». Insomma un copione già visto in cui le suore si sono trovate protagoniste, consapevoli o invece no, come si difendono loro. «Passava tutto sopra le nostre teste». Spezzoni di frasi che mescolano vergogna e fastidio. «Alla fine vedrai che la colpa sarà nostra».
Quel che dicono le Ancelle delle Divina provvidenza è in fondo quel che dice la gip del tribunale di Trani, Rossella Volp nell’ordinanza di custodia cautelare: «Nel corso degli ultimi decenni la congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza, che gestivano l’ex Psichiatrico di Bisceglie, è stata teatro di una vera e propria guerra di conquista politica, che ha visto avvicendarsi ai vertici della struttura amministratori la cui investitura era di chiara matrice politica».
E le suore conquistatrici o conquistate? Viste le scelte della procura si capisce che la propensione è per la prima ipotesi. Ma loro non ci stanno: «siamo vittime». «Noi curiamo i malati, aiutiamo il prossimo e non abbiamo mai preso parte a nulla».
Ma a leggere le carte, invece, si sarebbero date un gran daffare nella gestione degli affari, e anche per le assunzioni. Tra queste anche quella del nipote di suor Marcella. Ma non solo, le religiose sono attive anche quando iniziano i guai con l’amministrazione straordinaria dell’Ente.
Suor Marcella, nota il gip, «non si perde d’animo, sa che le nomine dei commissari avvengono a livello governativo, e quindi spinge perchè sia interessato «al più presto il solito referente politico della Congregazione, il senatore Azzollini, perché è “lui” che “deve vedere per i nomi, e ciò all’evidente scopo di evitare che l’Ente finisca nelle mani di soggetti avulsi dal grumo di potere che sullo stesso imperversa e che, come più volte ribadito, fa capo al senatore».
Ma dentro la casa delle Ancelle non commentano e dicono solo: «noi non c’entriamo nulla». Come una litania, quasi una preghiera perchè vengano lasciate alla loro vecchia vita, in questo luogo sconfinato, 190mila metri quadrati, dove convivono dolore dei malati di Alzheimer e la mancanza di scrupoli di chi ne ha approfittato.
Difficile convincere i parenti dei malati di tutto questo. Gli angeli bianchi sbattute dalla parte dei cattivi. «Ci sono tante suore che dedicano la vita alla loro missione e ai nostri cari», dice un parente che non vuole arrendersi alle notizie che corrono implacabili.
Mentre ci credono di più i lavoratori, alcuni dei quali hanno parlato con i magistrati e raccontato quel che accadeva. Dal luglio 2009 quando il presidente della Commissione bilancio del Senato, Antonio Azzolini irrompe nella sede della Casa della Divina Provvidenza .«Da oggi comando io. Se no, vi p...in bocca». E le sventurate non risposero.
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