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VENDESI PALAZZO “MALEDETTO” – A VENEZIA C’E’ UN EDIFICIO IN VENDITA (A 18 MILIONI) CHE IN MOLTI CREDONO PORTI SFORTUNA. SI CHIAMA CA’ DARIO E SI AFFACCIA SUL CANAL GRANDE E L’ULTIMO PROPRIETARIO FU RAUL GARDINI, MORTO SUICIDA A MILANO NEL 1993 – LE DICERIE (“NON C’E’ NESSUNA MALEDIZIONE”) INIZIANO NEGLI ANNI SETTANTA, RACCONTA LO STORICO “IL PRIMO AD ESSERE AMMAZZATO FU IL CONTE FILIPPO GIORDANO DELLE LANZE, UCCISO DAL SUO AMANTE GAY, CHE A SUA VOLTE VIENE FATTO FUORI. IL PALAZZO LO ACQUISTA KIT LAMBERT. ERA SEMPRE FATTO E MORIRÀ CADENDO DALLA SCALE DELLA CASA DI SUA MADRE…”
Estratto dell’articolo di Vera Mantegoli per www.repubblica.it
Costa 18 milioni, ma il vero ostacolo per acquistare Ca’ Dario non sono solo i soldi, ma soprattutto il peso della sua fama maledetta. In questi giorni è riapparsa nelle cronache la storia di uno dei palazzi più affascinanti affacciati sul Canal Grande, decorato con ben 18 tipi di marmo diversi e da tempo in attesa di un nuovo acquirente.
Da Raul Gardini, ultimo proprietario morto suicida a Milano nel 1993, Ca’ Dario non lo vuole più nessuno perché si dice che porti sfortuna a chi ci entra. Troppe, secondo la vulgata, sarebbero le morti sospette che hanno colpito chi ha osato acquistarlo e abitare nei quattro piani del palazzo vicino al Ponte dell’Accademia, dotato di una delle altane più panoramiche della città.
Eppure, per lo storico Pieralvise Zorzi, tra i più prolifici autori della biografia della città, la fama di palazzo stregato è falsa: «Sono tutte bufale costruite ad hoc dopo la morte di Gardini da chi a posteriori ha enfatizzato dei fatti di cronaca per dare un’aurea misteriosa al palazzo» spiega lo scrittore. «Venezia stregata ha sempre fatto colpo e a rimetterci in questo caso è stato uno degli edifici più affascinanti che abbiamo con una storia che non ha nulla a che fare con le maledizioni».
Il sortilegio per Zorzi è soltanto frutto di un capriccio contemporaneo rispetto ai secoli di storie avventurose che Ca’ Dario custodisce, a partire dal suo fondatore, Giovanni Dario, che fece realizzare da Pietro Lombardo nel Cinquecento il palazzo grazie a un eccellente premio in denaro consegnatogli dalla Serenissima per un’eroica impresa, quella del Trattato di Pace del 1479 con Maometto II.
La sua firma si vede nella facciata del palazzo dove in grande c’è scritto Urbis Genio Joannes Darius (Giovanni Dario, al genio della città), in omaggio a Venezia. «Sua figlia, Marietta, muore a 32 anni e non viene assassinata come si narra» spiega Zorzi.
«Nemmeno suo marito, Vincenzo Barbaro, fa una brutta fine. Lo mandano via dal Maggior Consiglio perché ha un brutto carattere». Solo uno dei loro tre figli - Gasparo, Giacomo e Giovanni – muore per mano dei Turchi durante l’assedio di Sittia. «Insomma, niente di sovrannaturale mi sembra» commenta Zorzi «Quello che si può dire è che chi ci ha abitato ha sempre speso così tanti soldi per restaurarlo e renderlo ancora più bello che poi, per rientrare nelle spese, ha dovuto venderlo».
Dalle immagini e dai video diffuse da Romolini, agenzia immobiliare affiliata per conto della proprietaria Christie’s International, Ca’ Dario – 1000 metri quadrati di interno e 170 di giardino esterno – si sviluppa su quattro piani di pareti rivestite in gran parte dei tessuti pregiati Bevilacqua con soffitti a cassettoni di legno intagliato, balconcini sul Canale Grande, fontana in stile moresco e l’intera atmosfera orientale che caratterizzò i continui rapporti che Giovanni Dario ebbe con l’Oriente. […]
«È negli anni Settanta del Novecento che la storia di Ca’ Dario inizia a tingersi di nero, ma di sicuro non perdere il carattere eccentrico che l’ha caratterizzata nei secoli» spiega Zorzi. «Il primo a morire ammazzato è stato il conte Filippo Giordano Delle Lanze, ucciso dal suo amante gay che a sua volte viene fatto fuori».
A questo punto cominciano una serie di fatti di cronaca che riguardano gli ultimi decenni. «In seguito, il palazzo lo acquista Kit Lambert, manager del gruppo The Who che si fa chiamare Barone Lamberti: «Era sempre fatto di droga e di alcol e morirà cadendo dalla scale della casa di sua madre» prosegue Zorzi che sostiene che Kit Lambert avesse una storia con la vicina di casa, la collezionatrice d’arte Peggy Guggenheim che abitava dove oggi sorge il museo.
«Direi che forse porta sfortuna andare a trovare la propria madre in stato alcolico e poi il palazzo lo aveva già venduto al finanziere Fabrizio Ferrari che vi organizzava abitualmente party di cocaina» racconta lo storico che, pur di sfatare il mito della sfiga del palazzo, ha ricostruito per filo e per segno la catena di proprietari. In questo periodo risalgono le visite di Giulio Andreotti ed Henry Kissinger. «Ferrari non muore, ma va in galera. Dopo di lui c’è la nota storia di Raul Gardini».
Per Zorzi le ultime vicende hanno gettato un ingiusto alone noir su Ca’ Dario tanto che chi sostiene che la maledizione esiste davvero ha perfino anagrammato la scritta in onore della città trovandoci un Sub Ruina Insidiosa Genero, ovvero «Io (sottinteso spirito che dimoro qui) ti manderò in rovina». Oggi, quindi, Ca’ Dario è ancora vuota, in attesa di essere acquistata. Riuscirà il futuro acquirente a non farsi suggestionare? Per ora il palazzo attende.
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