DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Irene Soave per il "Corriere della Sera"
Il giusto vestiario - non troppo modaiolo, non troppo trasgressivo o studiato, ma nemmeno troppo basico - è da sempre la leggendaria condizione per entrare in molti club berlinesi; ciascuno ha il suo dress code, spesso imperscrutabile, che fornisce aneddoti e spunti di discussione ai clubber da tutta Europa. Prima della pandemia non valeva altra legge; oggi, in più, serve il certificato vaccinale. I locali notturni di Berlino, che è come dire le pizzerie a Napoli o le rovine ad Atene, hanno riaperto dopo 18 mesi; un tribunale amministrativo ha rigettato l'ordinanza cittadina che ne prevedeva la chiusura, dopo il ricorso del titolare di una discoteca del Kurfürstendamm.
Il Senato di Berlino - un Land a sé stante - ha dunque disposto la riapertura. Le nuove regole: per entrare serve il certificato di vaccinazione completa, oppure quello di guarigione (non più vecchio di sei mesi); niente mascherine, né restrizioni d'orario, né distanziamento sociale. L'amministrazione cittadina aveva applicato alla ripresa del settore, strategico per l'economia e soprattutto la cultura cittadina, un approccio più cauto: uno studio su duemila clubber, mandati in sei locali aperti per prova lungo un fine settimana, e poi tracciati.
Un esperimento rischioso. I primi focolai del 2020, a Berlino, erano da ricondursi in gran parte a notti in pista. E nei Paesi Bassi, dove a giugno le discoteche sono state riaperte, un focolaio di mille casi risaliva proprio a un club (e il governo li ha richiusi). I risultati dello studio, comunque, non sono ancora usciti; la sentenza del tribunale amministrativo sì. Il tema, del resto, era caldissimo. Il ministro della Salute Jens Spahn era andato, il 28 agosto, al techno club Ritter Butzke - in giacca blu e camicia, non una mise da dancefloor - a incontrare gli imprenditori del settore, «dopo 18 mesi molto duri».
Non tutti i locali di Berlino, comunque, sono pronti. Si è ballato al KitKat e al Salon zur wilden Renate, porte chiuse invece per altre insegne famosissime in Europa come il Berghain o il Tresor: non tutti sono riusciti per tempo a trovare personale, e molti hanno usato la chiusura per ristrutturazioni a lungo rimandate. E con i casi di variante Delta che non cessano di moltiplicarsi in Germania, non tutti credono che questa, per restare aperti, sia la volta buona.
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