COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Massimo Arcidiacono per il “Corriere della Sera”
Dall'archivio del Tribunale di Marsala riemerge la voce di Matteo Messina Denaro, il ricercato numero 1 di Cosa Nostra. È impressa in un audio che il Tg1 ieri sera ha mandato in onda. A ritrovarlo, come sorta di archeologi della memoria, l'Associazione Antimafie Rita Atria e la rivista bimestrale Le Siciliane , dopo una ricerca durata un anno. La registrazione risale al 18 marzo 1993 quando il boss testimoniò al processo Accardo+30 sugli omicidi di mafia a Partanna, dove Messina Denaro già spadroneggiava. Il boss si mostra arrogante, infastidito. La pm fa domande sull'omicidio Accardo, chiede se fosse già stato sentito dalla polizia, lui risponde con distacco: «Guardi, io in quel periodo ho subito decine di interrogatori per ogni omicidio che è successo».
È l'ultima volta che metterà piede in un tribunale, ha già partecipato alle stragi di Capaci e via D'Amelio e due mesi dopo si darà alla latitanza. Lo straordinario documento arriva per vie traverse. «Pensavamo - spiega Nadia Furnari dell'Associazione Atria - che la storia di Rita non potesse essere dimenticata. Ci siamo messi al lavoro con l'idea di un libro in cui ricostruire il contesto in cui maturò il suicidio. Cercavamo le dichiarazioni di Rita, non Messina Denaro».
Rita Atria si tolse la vita all'indomani della morte di Borsellino, a cui aveva affidato il suo percorso di ribellione, e le sue testimonianze erano proprio nel processo Accardo. «Abbiamo visionato 60 faldoni - ricostruisce Furnari -. A un certo punto tra i testi è comparso il nome del boss e ci siamo accorte che c'erano delle registrazioni». Vecchi Vhs privati del segnale video dai quali non è stato facile salvare quell'audio.
«Sentire la voce di Messina Denaro - ha detto ieri Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia - è molto importante, acquisire questo tipo di documenti permette di fare confronti». Quei materiali, però, si stanno deteriorando: «Sono in locali umidi, accatastati, servono fondi per salvarli. Lì c'è un pezzo di memoria, la storia della mafia trapanese». Di Messina Denaro e di come è diventato l'inafferrato e spietato erede di Totò Riina.
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