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Carlotta De Leo per il Corriere della Sera
«All' inizio ero disperata, poi tanti amici mi hanno aiutata. La camicia che porto non è mia. Valentino mi ha mandato una serie di abiti con lo strascico: stupendi. Peccato che siano per modelle e io non sia così alta...». L' incidente in aeroporto non ha tolto il sorriso a Paloma Picasso. Arrivata mercoledì a Roma per la mostra alle Scuderie del Quirinale (con un corollario di eventi esclusivi), la figlia del grande Pablo ha scoperto che i suoi bagagli erano stati smarriti lungo la strada.
Incidente risolto?
«Sì, ora (ieri, ndr ) è arrivato tutto in hotel. L' aereo Alitalia da Ginevra era in ritardo, temevo davvero di non farcela. Poi le valigie rimaste chissà dove. Sono andata alla cena a Palazzo Pallavicini con gli abiti che avevo in volo. Meno male che in viaggio mi vesto sempre elegante».
Come ha trovato la mostra romana?
«Mi piace da morire: unisce il periodo finale del cubismo, quello più colorato, con l' interesse per il teatro. Non vado a molte inaugurazioni in giro per il mondo, sarebbe un altro lavoro. Ma a questa curata da Olivier (Berggruen, ndr ) non potevo mancare. E poi il fatto che fosse a Roma è stato determinante: adoro questa città».
Ci è venuta spesso?
«Sì, soprattutto in passato. Ora mancavo da molto da tempo e l' ho trovata piena di entusiasmo e vitalità. Tanti amici, prima di partire, mi parlavano di un luogo cupo e sporco. Non è così: a me sembra addirittura ringiovanita».
Anche suo padre amava Roma. Proprio qui, cent' anni fa, ideò Parade, il sipario esposto a Palazzo Barberini.
«Aveva lo studio in via Margutta: ci sono tornata in incognito, tanto tempo fa . È un posto che mi emoziona, ma in tutta la città sento forte la presenza di mio padre. Un giorno aprendo la finestra all' Hotel de Russie ho ritrovato la stessa veduta su Villa Medici che avevo già visto nei suoi disegni».
Parla un italiano perfetto. Cosa la lega al nostro Paese?
«Quando ero piccola, all' epoca del franchismo, con il mio cognome era difficile andare in Spagna. Preferivo venire in Italia: ho dei ricordi meravigliosi. E poi abbiamo fatto qualche ricerca e sembra che i nostri antenati venissero da Genova. Sono andata a vedere al cimitero e, in effetti, ho trovato tanti Picasso sulle lapidi. A Madrid, invece, ce n' è solamente uno».
Secondo lei, perché l' arte di Picasso è ancora così amata e richiesta dal pubblico?
«Perché è un artista trasversale. I direttori dei più grandi musei al mondo mi dicono che le sue opere sono quelle che attraggono di più i bambini. Gli avrebbe fatto piacere: papà diceva che la sua arte era emozione allo stato puro».
E la qualità che da figlia ricorda di più?
«La sua mente era sempre aperta, tutto per lui era possibile. Si è sempre rimesso in gioco: questo suo atteggiamento era molto rischioso, ma era talmente vitale che aveva bisogno continuamente di nuove sfide».
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