DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
DAGO OSPITE DI SERENA BORTONE A CHESARA
L'intervento, corretto e riveduto, di Dago a Chesarà - Rai3
dago ospite di serena bortone a chesara 2
SERENA BORTONE: Che Italia ha raccontato questo Sanremo 2024 coronato da un successo, va detto, straordinario?
DAGO: Un Festival di salami e di salamelecchi, dove tutti hanno fatto a gara nell'abbracciarsi nella mediocrità. A livello musicale, è ben riassunto dal titolo della canzone che ha vinto, ''La noia''. Trenta canzoni, nessuna creatività: tutto trallalà e paraponzipò. Ma il fatto più nuovo e importante è la chiave politica di Sanremo 2024.
AMADEUS E FIORELLO LASCIANO SANREMO IN CARROZZA
Sappiamo che la sagra sanremina è una fatalità che va oltre la musichetta scema, il cantante zampognaro, il presentatore sacrificale, il comico "disturbante", la giuria misteriosa, il vincitore ignoto. E' diventata una specie di Censis canzonettaro, una polaroid che svela lo spirito del tempo, spia lo stato dell'arte del Paese.
marcello ciannamea foto di bacco
Quest'anno, la musica è cambiata. Dopo il "festival comunista" dello scorso anno che fece inferocire i Fratellini d'Italia (dall'incursione all'Ariston di Mattarella in difesa della carta costituzionale, attraverso la perfomance di Roberto Benigni, al bacio omosex Fedez-Rosa Chemical fino a uno scatenato Fedez che straccia la foto del sottosegretario meloniano Bignami vestito da nazista a Carnevale), da Palazzo Chigi è partito l'ordine tassativo a Viale Mazzini di tenere fuori la politica dal festival: non si disturba il manovratore.
Messaggio ricevuto: il direttore dell'intrattenimento Prime Time Rai, Marcello Ciannamea, in duplex con il direttore generale Giampaolo Rossi, ha ''commissariato" il baraccone festivaliero, depurandolo dai satirici sberleffi di comici comunisti: quelle amene sghignazzate, iraconde contumelie, sonore pernacchi a cui ci avevano abituati nel corso del tempo i Grillo e i Crozza, i Chiambretti e i Checco Zalone sul palco dell'Ariston. Elimato il giullare di corte, è rimasto in piedi un Festivalbar di canzonette, una dopo l'altra, una più irrelevante dell'altra.
SANREMO LESIBIZIONE DI MAURIZIO CROZZA jpeg
Nella tradizione sanremese, il "Bravo Presentatore" ha sempre rappresentato l'istituzione da sbertucciare, quindi Mike Bongiorno aveva che Chiambretti che svolazzava pungente come una vespa. Pippo Baudo aveva il Benigni che gli spremeva le palle, poi arrivava Crozza che prendeva per i fondelli Berlusconi, etc. Come nelle corti rinascimentali, il Re si poteva permettere gli sberleffi del giullare: come dire: caro popolo, io sono così potente che mi posso permettere anche di farmi sbertucciare.
la gag di john travolta a sanremo con amadeus e fiorello 4
Aver tolto di mezzo il momento della pernacchia, non accettare un pizziccotto sul culo, azzerare la caricatura di un Lollobrigida, di un La Russa, di un pistolero sbiellato, ha rappresentato un ulteriore segno di debolezza di un governo vittima di un disturbo mentale: diffidente di tutti, vede nemici dappertutto, assillato dall'idea di essere vittima quotidiana di complotti. Si vede ogni giorno la impermabilità meloniana-fazzolara a qualsiasi critica. Unico comandamento dei fratellini d'Italia: chi non è con noi, è contro di noi. Amen.
Quest'anno, a parte Amadeus e Mengoni, stuzzicati in conferenza stampa da Enrico Lucci di "Striscia" che hanno canticchiato "Bella ciao", facendo titolare Mario Sechi su "Libero": "Il festival dell'Unità", e la polemica di Ghali con l'ambasciata israeliana sul "genocidio di Gaza", i camerati de' noantri hanno dornito sonni tranquilli.
In fondo bastava poco, una volta anestesizzata la vis satirica di Fiorello che si è ridotto a dare delle istruzioni sanitarie ("Attenti ai nei! Fate sport!"), fino a toccare il fondo con lo con la gag danzante con Travolta, che una volta vista ha subito messo le mani avanti: "è una gag-ata".
Ma l'idea del "Ballo del qua qua" è sua, ideata da lui, provata da lui, poi, data una occhiata ai social dove la presa per il culo era massacrante, lui che non ha mai sopportato critiche non ci sta al "Ballo del Quaquaraquà", si trasforma al volo in Aldo Grasso e subito trilla che fa schifo.
Eppure sembrava che studiasse per diventare un Arbore del Terzo Millenio: a Sanremo sembrava appassito dal Fiorello piccante di "Viva Rai2", così tromboneggiante le consuete presentazioni generosamente generiche e retoriche, che temiamo. Siate buoni, se potete. Vogliatevi bene. E state attenti alla salute, giacché ci siamo.
Poco poteva fare il suo compare di palcoscenico: un Amadeus sempre più in modalità imbonitore di aste & tappeti, però con l'aria e il gesticolare di chi è felice perché mamma ha fatto gli gnocchi. All'inizio della prima puntata, si è visto Ama al suo top: aperto il sipario eccolo farsi il segno della croce per poi correre subito a baciare la moglie e il figlio. Dio, patria e famiglia. (La patria è arrivata poi con la banda dei carabinieri).
MARCUZZI FIORELLO ANGELINA MANGO
Se dal punto di vista politico la destra era ben presente a Sanremo, va detto che la sinistra era in modalità Elly Schlein, del tutto assente. A partire dai cantanti. Bastava leggere i testi delle trenta canzoni: un Paese scartocciato a forma di bacioperugina, ripieno di miagolii gorgheggiati, ritornelli ciabattoni, sospiri zuccherini dove qualsiasi San Valentino corre il rischio di una crisi diabetica; un piagnisteo sentimentale da inquinamento acustico, di una inutilità a dir poco sfrenata. Per fortuna che questi personaggini alla canta che ti passa non sono quasi mai antipatici, perché quasi sempre sono ridicoli. Quella peggio gioventù che non ha un libro sul comodino e non va al di là del martellare un telefonino .
marcello ciannamea roberto sergio fiorello foto di bacco
Dicono: sono solo canzonette. Ma la musica pop-rock è stato il veicolo che ha prefigurato la rivoluzione giovanile con i smottamenti pelvici di Elvis Presley, negli anni '50 La nascita di un nuovo soggetto sociale, il Giovane, arriva con le note dei Beatles, Rolling Stones, Doors, Zappa, etc. è arrivata la controcultura, un altro mondo, altri valori. Oggi i chitarrosi sanremini sanno veicolare solo il Nulla: non hanno né idee, né ideologie, né ideali. Viva la pappa del zum-pa-pà. E la destra ha squadernato il suo primo Festival-Atrejus.
giorgia meloni vertice italia africa 1
Vista l'inerzia e l'apatia trasmessa dai nostri eroi sul palco dell'Ariston, vien voglia di parafrasare la celebre frase di Nanni Moretti: "Ve la meritate Giorgia Meloni!". Amadeus che aveva invitato in conferenza stampa gli agricoltori in lotta contro il governo, visto che non avevano trovato l'accordo con la Ducetta, gli hanno fatto legge un documento che pareva scritto da Lollobrigida sotto la dettatura della Coldiretti.
C'è un altro aspetto inquietante: con il caso Geolier, che ha visto stampa e radio del nord cancellare il televoto napoletano che lo aveva proclamato vincitore, il festival ha dimostrato che questo paese non ha il senso dello Stato. L'unità d'Italia è ancora Capuleti contro Montecchi, Bartali contro Coppi, Siena contro tutti.
Eppure la vincitrice, Angelina Mango, è nativa di Maratea, Lucania, ancor più a sud di Napoli, però canta in italiano. E la lingua è la nostra identità. Ciccio Geolier canta invece in un'altra lingua, il napoletano, quindi non è riconosciuto al di là del Golfo partenopeo.
Non si tratta di èlite contro il popolo, ma di nun'Italia che si ribella a una napolitanità, che non riconosce quello che c'è al di fuori della Campania. Per Napoli esiste solo Napoli: canzonette napoletane, teatro napoletano, cinema napoletano, cibo napolitano, radio napolitane, etc..
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Io ho avuto a che fare per tanti anni con Luciano De Crescenzo: lui parlava continuamente di Napoli, e un giorno gli domandai: "Perché vivi a Roma? Perché non torni a Napoli? E lui soave mi rispose? ''Perché io amo vivere in provincia...''.
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