il divano dei giusti

IL DIVANO DEI GIUSTI/2 - IN CHIARO CHE VEDIAMO? RAI MOVIE PROPONE UNA BELLISSIMA COPIA DI “RIO LOBO”, ULTIMO WESTERN E ULTIMA REGIA DI QUELLO CHE È FORSE IL PIÙ GRANDE DI TUTTI, HOWARD HAWKS –  LA7 D PASSA “TRUTH – IL PREZZO DELLA VERITÀ”, UN BEL VIAGGIO NEL MONDO DEL GIORNALISMO DEMOCRATICO SECONDO LE ANTICHE REGOLE DI HOLLYWOOD E DELLA STAMPA AMERICANA - A NOTTE FONDA C’È SU IRIS UNA VECCHIA COMMEDIA SEXY SPAGNOLA, “DUE RAGAZZI DA MARCIAPIEDE”, DOVE UN BEL GINECOLOGO DI TOLEDO NON TROVA CLIENTELA PERCHÉ I MARITI SONO GELOSI E… VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

due ragazzi da marciapiede 5

E in chiaro che vediamo? Beh. Rai Movie alle 21, 10 propone una bellissima copia di “Rio Lobo”, ultimo western e ultima regia di quello che è forse il più grande di tutti, Howard Hawks, sceneggiato da Leigh Brackett, che riscrisse il copione di Burton Wohl, con John Wayne, Jorge Rivero, Jennifer O'Neill, Chris Mitchum, Jack Elam, Susana Dosamantes. Quando Robert Mitchum andò a trovare il figlio, Christopher, sul set, Hawks gli chiese perché non riprendeva il ruolo che aveva nel loro western precedente, “El Dorado”. Perché mi sto ritirando, rispose. E John Wayne disse: “Mitch si sta ritirando dal primo giorno che l’ho incontrato”.

 

truth – il prezzo della verita 5

In realtà non era un film ricco e Hawks non si poteva permettere due star come Wayne e Mitchum. Prese Jorge Rivero, che era una star in Messico, ma non in America, e Jennifer O’Neill, che non funzionò. Pensava che si preoccupasse più dei suoi capelli che del personaggio che interpretava. Gli preferì Sherry Lansing, da lì a poco fece una incredibile carriera da presidente della Fox nel 1980 e da Ceo della Paramount nel 1992. Alla fine del film Hawks ammise che il film non era buono come gli altri. Cine 34 alle 21, presenta “Una moglie bellissima” diretto e interpretato da Leonardo Pieraccioni con Laura Torrisi, Massimo Ceccherini, Rocco Papaleo, Gabriel Garko. La7 D alle 21, 15 passa “Truth – Il prezzo della verità” opera prima diretta e scritta dal giovane James Vanderbilt, 39 anni, già sceneggiatore del favoloso Zodiac di David Fincher, che aprì con una certa eleganza il Festival di Roma della prima gestione Monda-Detassis.

 

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Un bel viaggio nel mondo del giornalismo democratico secondo le antiche regole di Hollywood e della stampa americana. Cioè copione perfetto, regia grintosa, attori meravigliosi e una verità da raccontare. Protagonisti della storia, ambientata nel 2004, nell’anno cioè della campagna di George W. Bush, al suo secondo mandato, contro John Kerry, sono la produttrice della celebre trasmissione di approfondimento giornalistico della CBS “60 minutes”, Mary Mapes, interpretata da Cate Blanchett, il suo anchor man Dan Rather, pilastro della tv democratica americana, interpretato da un Robert Redford in gran forma, e tutto il loro gruppo di lavoro, composto da Dennis Quaid, Elizabeth Scott e Topher Grace.

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Come Spotlight insegna i gruppi di lavoro sono la vera forza del giornalismo. Mary Mapes ha fra le mani un caso scottante riguardante l’imboscamento di George W. Bush nella Guardia Nazionale negli anni della guerra in Vietnam e il perché non venne mai mandato a combattere. Vista la campagna che i repubblicani stavano facendo sull’impegno bellico del candidato democratico John Kerry, la CBS rispose con un grandioso servizio di Dan Rather, andato in onda l’8 settembre del 2004, sul misterioso caso dell’imboscamento di George W. Bush nella Guardia Nazionale nel 1972. Caso di vigliaccheria personale e di protezione politica a alti livelli niente male. Mary Mapes aveva in mano però solo una fotocopia di una lettera scritta da un ten. Colonnello, Killian, e conservato da un ufficiale, Bill Burkett, interpretato da un vecchio Stacy Keach, che sbugiardava letteralmente Bush.

 

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Solo che, appena uscito il servizio, la ABC lanciò un controservizio sulla possibile falsità di quella fotocopia e di tutto il servizio. Dove sono gli originali? Ahi! Tv2000 alle 21, 15 passa un biblico “Abramo” diretto da Joseph Sargent con un cast di grandi attori, Richard Harris, Barbara Hershey, Maximilian Schell, Vittorio Gassman. Mai visto. Su Rai5 alle 21, 15 troviamo l’ottimo “Una separazione”, mélo diretto dall’iraniano Asghar Farhadi, super premiato al Festival di Berlino del 2011 (miglior film, migliori interpretazioni maschili e femminili!) Il film di Farhadi è un piccolo miracolo. Una specie di Divorzio all’iraniana ambientato e girato nella Teheran di oggi, città repressa ma vivissima, dove attraverso la costruzione dei personaggi, soprattutto femminili, e i loro rapporti con le istituzioni, la religione, il codice etico, ma anche con la quotidianità, abbiamo un quadro preciso della realtà iraniana, del come si vive.

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Il tutto senza toccare la politica e sfuggendo miracolosamente alla censura. Come nei grandi film della nostra commedia, anche se l’Italia democristiana degli anni ’60 non era certo paragonabile all’Iran di oggi, l’analisi dolceamara delle crisi delle coppie borghesi, dei rapporti tra classi e tra cittadini e istituzioni, ci rivelano spesso la verità di un paese più che i film manifesti troppo aggressivi e aperti. C’è Simin, una moglie, Leila Hatami, molto occidentalizzata, che vuole il divorzio non perché non ama il marito, anzi, ma perché vuole portare la sua famiglia all’estero. Il marito Nader, Peyman Moadi, tranquillo borghese, non vuole lasciare solo il vecchio padre malato di Alzheimer. La loro figlia undicenne Termeh, Sarina Farhadi, nella separazione, decide di vivere con padre per cercare di ricucire lo strappo della madre, sapendo che lei non partirà mai da sola. Su questa situazione di base si inserisce il dramma di un’altra famiglia, più povera e molto più bigotta.

 

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Una moglie, Razieh, cioè Sareh Bayat, in attesa di un secondo figlio, che viene presa come badante del vecchio quando Simin molla Nader, ma che non lo ha voluto dire al marito Hodjat, Shahan Hosseini, violento, isterico e pieno di debiti. Nel crescere della vicenda e nella confusione dei rapporti, Simin caccia malamente la donna incinta, che perde il bambino, e si scatena una guerra fra classi diverse e contemporaneamente fra mogli e mariti sotto gli occhi di un buffo giudice, Babak Karimi, già montatore e attore per molti film italiani (era anche uno dei re magi degli spot del panettone Balocco…). Iris alle 21, 15 propone “Ocean’s 13”, ultimo film della trilogia diretta da Steven Soderbergh con George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon, Ellen Barkin, Elliott Gould e Al Pacino come cattivo. Italia 1 alle 21, 20 propone “Captain America: Civil War” di Captain America: Civil War”, diretto dai Fratelli Anthony e Joe Russo con Chris Evans, Robert Downey jr., Scarlett Johansson, Sebastian Stan, Anthony Mackie.

 

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Non bastavano Batman e Superman, no?, scrivevo quando uscì il film nel 2016, che ormai sembra un secolo fa. Ora anche tutti i supereroi della Marvel si gonfiano di botte. Una caciara. C’è chi sta con Captain America e chi con Iron Man, chi è ancora indeciso e chi non ha capito molto, come Spiderman, che non c’entrava nulla, ma spara ragnatele lo stesso. E chi diventa piccolo piccolo e entra nella tuta di Iron Man, come Ant Man, per poi diventare gigantesco. Detto questo, i critici americani impazzirono per questo Captain America: Civil War e ci spiegarono che ciò che rende perfetto il film è proprio aver saputo manovrare il gran numero dei supereroi offrendo a tutti il loro momento calibrando contemporaneamente azione, dramma e commedia. E citano la grande scena nell’aeroporto tedesco di Leipzig che vede tutte le star coinvolte nel film che si gonfiano di botte come la parte più forte e spettacolare del film. Pensa rifarla a Fiumicino…

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Cielo alle 21, 20 parte con il sentimentale “Il profumo del mosto selvatico” diretto da Alfonso Arau con Keanu Reeves, Aitana Sanchez Gijon, Giancarlo Giannini, Anthony Quinn. Mi vedrei volentieri, Rai4 alle 21, 20, il violento “La furia di un uomo - Wrath of Man” di Guy Ritchie con Jason Statham, Holt McCallany, Jeffrey Donovan, Josh Hartnett, Andy Garcia. Passiamo alla seconda serata col bellissimo western “Fango, sudore e polvere da sparo” diretto da Dick Richards con Gary Grimes, Billy "Green" Bush, Luke Askew, Bo Hopkins. Era una storia di formazione di un gruppo di giovani che diventano cowboy e affrontano cattivi di ogni tipo. Un po’ alla Peckinpah, è vero, ma aveva una sua incredibile cifra sia come fotografia, Ralph Woolsey, che come scenografia. Meglio die tanti film coi ragazzini che affrontano prove che li renderanno uomini che si facevano negli anni ’70.

 

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Occhio poi a Geoffrey Lewis, che diventò un caratterista di prima grandezza. Cine 34 alle 23, 20 passa il primo film di Pieraccioni, “I laureati”, diretto da Leonardo Pieraccioni con Leonardo Pieraccioni, Rocco Papaleo, Gianmarco Tognazzi, Maria Grazia Cucinotta, Massimo Ceccherini, prodotto da Rita Rusic e Vittorio Cecchi Gori. Iris alle 23, 40 passa un grande film della New Hollywood, “Nick mano fredda”, carcerario violento e libertario diretto da Stuart Rosenberg con Paul Newman in uno dei suoi ruoli migliori, George Kennedy, che vinse l’unico Oscar del film, Strother Martin,  J.D. Cannon, Harry Dean Stanton, Robert Drivas, Jo Van Fleet, Luke Askew, Dennis Hopper. Celebe la scena superhot della ragazza, Joy Harmon, che lava la macchina in bikini e fa impazzire i carcerati. Ottimo anche Harry Dean Stanton quando canta. Sembra che Bruce Connor, su invito del suo amico Dennis Hopper, venne invitato sul set e fece una sorta di film dietro le quinte in super8 intitolato “Luke”.

 

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In un primo tempo il protagonista doveva essere Jack Lemmon, che era anche produttore. Ma non era per nulla giusto per il ruolo. Rete 4 alle 0, 50 passa l’interessante “Studio illegale” di Umberto Carteni con Fabio Volo, Zoé Félix, Ennio Fantastichini, Nicola Nocella, Pino Micol. Volo esagera coi baffetti da avvocato in carriera che viene da Gallarate e i dolcevita bianchi. Il suo boss, il volgarissimo titolare dello studio di avvocati milanesi dove lavora, Ennio Fantastichini, a un certo punto lo esorta così verso la bellissima francese Zoé Félix, che lavora per un altro studio: “Questa me la devi trombare prima dell’inizio delle trattative”. Peccato però, perché il film, già nel cast ci offre dei buoni recuperi, visto che la famiglia di Volo è composto da due fantastiche star dello scorso secolo come l’Isa Barzizza già prima donna di Totò e l’Erika Blanc regina dell’horror anni ’60, mentre l’industriale farmaceutico che ha deciso di vendere la sua azienda a un losco sceicco è interpretato da Pino Micol, sposato addirittura con Luisella Boni, una delle poche attrici italiane che possa vantarsi di aver recitato per Howard Hawks.

 

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E se Volo, nei panni del giovane avvocato che studia da squalo, ma già soffre l’aria fetida degli studi legali (un suo collega si uccide nella prima scena del film), e Zoé Félix, già star del “Giù al Nord” originale, come la sua collega della controparte, sono una bella e inedita coppia di attori brillanti, sono davvero ottimi anche Nicola Nocella come nuovo partner del giovane avvocato e Marina Rocco come segretaria dello studio. Ed è notevolissima la scelta di almeno due canzoni, “Woman” di James Brown e, soprattutto, “Dio come ti amo” di Domenico Modugno, usata come motivo portante della scena d’amore dei due protagonisti.

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Anzi, l’attacco di “Dio ti amo” mentre Volo toglie le mutande a Zoé Félix è il grande momento stracult di tutto il film. Chiudo con una vecchia commedia sexy spagnola, “Due ragazzi da marciapiede”/” No desearás al vecino del quinto” diretto nel 1970 da Ramón Fernández con Jean Sorel, Alfredo Landa, Ira Fürstenberg, Annabella Incontrera, Isabel Farcés, Margot Cottens, Franco Balducci, Malisa Longo, dove un bel ginecologo di Toledo, Sorel, non trova clientela perché i mariti sono gelosi e non lasciano che le mogli vadano da lui a farsi visitare. Scopre però, grazie al vicino sarto del quinto piano, Alfredo Landa, che se si facesse passare per gay, le cose cambierebbero… Lo trovate su Iris alle 5, 30.

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