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    ''EUROGRUPPO DELUDENTE, SERVE LA CONDIVISIONE DEL RISCHIO''. NON SONO SOVRANISTI SPENDACCIONI, MA LE BANCHE D'AFFARI. MEDIOBANCA: ''LA NATURA E LE MISURE ADOTTATE NON BASTANO''. CITIGROUP: ''I VARI SCHEMI CONCORDATI NON COSTITUISCONO UN SIGNIFICATIVO MIGLIORAMENTO DELLA CAPACITÀ DEI PAESI EUROPEI DI ASSORBIRE I COSTI DELLO SHUTDOWN''. E SUL MES AGGIUNGE: ''IL SUO UTILIZZO SI PORTA DIETRO UNO STIGMA. E RESTANO DUBBI SE QUESTO NUOVO DEBITO RENDA SUBORDINATO IL PREGRESSO DEBITO NAZIONALE''. MA NON DITELO AL PD E AI RENZIANI


     
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    Alessandro Graziani per www.ilsole24ore.com

     

    C’è chi lo ha chiamato «il debito degli innocenti». È il debito pubblico, non attribuibile alla volontà di nessuno, che tutti gli Stati europei dovranno fare per superare la crisi sanitaria ed economica indotta dalla imprevedibile pandemia del Coronavirus. Una crisi che trova i singoli Paesi europei divisi. E l'assenza di vera solidarietà preoccupa gli investitori internazionali, che detengono una parte significativa dei debiti sovrani europei e intravedono crepe che potrebbero portare alla crisi finale dell'Eurozona.

    la morte nera all eurogruppo la morte nera all eurogruppo

     

    «L'esito dell'Eurogruppo è stato deludente per la natura e per la dimensione delle misure adottate», scrivono gli analisti di Mediobanca Secutiries nella nota inviata agli investitori. «Non pensiamo che i vari schemi concordati dall'Eurogruppo costituiscano un significativo miglioramento della capacità dei Paesi europei di assorbire i costi dello shutdown», scrivono da Citigroup.

     

    Sono solo alcuni dei commenti unitariamente critici dei grandi investitori che, in un inconsueto coro, evidenziano «i rischi di un'escalation della crisi dell’Eurozona, che per essere evitata richiederebbe qualche forma di condivisione dei rischi».

     

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    Come si vede, si tratta di giudizi ben diversi da quelli di soddisfazione espressi dalla gran parte dei Governi europei soddisfatti per l'unione dimostrata nel varo dei prestiti “sanitari” dell'Esm, dei finanziamenti Bei e del piano Sure della Ue. Ma quelli degli analisti sono giudizi ben diversi anche da quelli dei vari partiti populisti europei, che gli investitori temono per le pulsioni sovraniste ed anti-euro.

     

    La battaglia politica in questi giorni è tutta sull'eventuale utilizzo per motivi sanitari dell'Esm. Non solo in Italia ma anche in Spagna, che a sua volta ha già escluso di volerlo utilizzare. È davvero un finanziamento utile per i singoli Paesi? »Il suo utilizzo manitiene attaccato uno stigma - commentano da Citi - e restano dubbi se questo nuovo debito renda subordinato il pregresso debito nazionale».

     

    Le speranze degli investitori che l'Europa batta un colpo unitario e solidale sono ormai affidate al prossimo Consiglio Europeo del 23 aprile, scadenza che nei prossimi giorni verrà caricata di forse eccessive aspettative. In quella data i capi di Governo europei esamineranno il progetto di un Fondo per la Ricostruzione (Ricovery Fund) solo delineato dai ministri economici dell'Eurogruppo. «L'ambiguo linguaggio utilizzato per l'eventuale finanziamento del Recovery Fund riflette il persistente disaccordo europeo sulla questione dell'emissione di debito comune europeo», commentano da Citi.

     

    Se anche i leader europei dovessero arrivare a una dichiarazione di intenti, e non è' affatto scontato, le risorse del Fondo andrebbero definite a fine anno nell'ambito del futuro bilancio pluriennale della Ue (su cui non c'è accordo dopo la necessità di redistribuire i contributi dopo l'uscita degli UK a seguito di Brexit). Politicamente sarebbe un successo per l'Europa, ma pochi credono che avverrà. E in ogni caso l'efficacia del fondo sarebbe dal 2021.

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    «L'idea di un mini-accordo che consenta ai leader di comprare tempo ci sembra troppo ottimistica, il tempo non lavora a favore dell'Europa», commentano da Mediobanca Securities ricordando che mentre l'Europa esita “le previsioni di collasso delle economie nel 2020 oscillano tra -5 e -15%» e avvicinano la resa dei conti sulla sostenibilità di molti debiti pubblici. «Il tempo della verità potrebbe non essere troppo lontano - osservano con preoccupazione da Mediobanca - e saranno i mercati a valutare quando la sabbia sarà finita tutta nella bussola che misura il tempo».

     

    La sensazione, a sentire le opinioni dei vari analisti, è che politicamente i tempi di una vera Intesa comune europea non siano ancora maturi. «Prima di andare meglio, purtroppo dovrà andare peggio», sentenzia lo strategist di una banca d'affari. In generale, l'idea è che i Governi nazionali abbiano bisogno di tempo per far accettare alle variegate opinioni pubbliche interne, divise ovunque e non solo in Italia, il varo di un vero debito comune europeo.

     

    Chi può dare il tempo che ancora serve all'Europa? A detta di tutti, c'è solo la Bce. Il suo massiccio intervento ha finora tenuto sotto controllo i tassi d'interesse in ogni Paese europeo e ha inondato le banche e il mercato di liquidità.

     

    «Se ipotizziamo che un piano europeo sia possibile, ma non possa essere annunciato per evitare proteste nazionali ed elettorali interne ai singoli Paesi, il tempo che serve - commentano da Mediobanca - potrà essere garantito dalla Bce attivando la potenza di acquisti illimitati previsti dalla Omt (outright, monetary transactions)». Un vero e proprio bazooka, pensato per difendere l'integrità dell'area euro, che permette a Francoforte di procedere ad acquisti illimitati di titoli di Stato.

     

    christine lagarde jens weidmann christine lagarde jens weidmann

    Facile a dirsi, meno a realizzarsi. Come osservano gli stessi analisti, infatti, «la condizione per attivare l'Omt è che un Paese richieda e accetti di finire sotto il programma Esm con le annesse condizionalità. E su questo restano i dubbi». Aggiungono da Citi: «Anche se dovesse essere adottata senza o con modeste condizionalità, il semplice fatto di menzionare l'Omt avrebbe contraccolpi politici. Crediamo che in questa fase sarebbe bene evitare addirittura di parlare di Omt».

     

    Se è vero che il tempo sta per scadere prima che i mercati si convincano che una nuova crisi dell'euro è possibile, è anche vero che Bce può garantire ancora qualche mese di tregua e ha ancora altre risorse da utilizzare. Volendo, potrà farlo dato che le sue decisioni vengono prese a maggioranza e non richiedono l'unanimità.

     

    Qualche Governo si dissocierà pubblicamente per motivi di politica interna, ma quello non pare un problema. Come non dovrebbe esserlo, a meno di sorprese, la decisione sul nuovo Qe di Bce che dovrà prendere il prossimo 5 maggio la Corte Costituzionale tedesca. Data che comunque è segnata nell'agenda dei grandi investitori globali.

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