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    GEOFFREY HINTON, "IL PADRINO (PENTITO) DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE" - CHI È LO SCIENZIATO BRITANNICO-CANADESE A CUI IERI È STATO ASSEGNATO IL NOBEL PER LA FISICA (INSIEME A JOHN HOPFIELD): NEL MAGGIO DEL 2023 AVEVA ABBANDONATO GOOGLE, DOVE DIRIGEVA PROGETTI RELATIVI ALL’IA - DISSE: "È DIFFICILE CAPIRE COME POTREMMO IMPEDIRE AI MALINTENZIONATI DI USARLA PER SCOPI NEGATIVI" - IERI, DOPO L'ASSEGNAZIONE DEL NOBEL, HA TUONATO: "NON POSSIAMO ESCLUDERE LA POSSIBILITÀ CHE SFUGGA AL NOSTRO CONTROLLO" (ME COJONI...)


     
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    Estratto dell’articolo di Maurizio Crippa per “Il Foglio”

     

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    Scegliere di scomparire nel nulla su un traghetto in mezzo al Tirreno per il rifiuto morale e preventivo di partecipare al progetto della Bomba, come Ettore Majorana, sarebbe stato senza dubbio un azzardo eccessivo.

     

    In primo luogo perché nessuno, malgrado tutte le interrogazioni oggi possibili a computer quantistici e reti neuronali, è ancora in grado di dire se l’intelligenza artificiale sia la Nuova Bomba, anzi ancora più devastante per l’umanità, o se sia invece la nuova pietra filosofale di ogni progresso felice.

     

    […] Molto meglio acconciarsi, come lo scienziato britannico-canadese Geoffrey Hinton, al sorriso da cerimonia e farsi comminare il premio Nobel per la Fisica – ieri assieme allo statunitense John Hopfield – in virtù delle ricerche di tutta una vita per le quali è oggi considerato “The Godfather of AI”. […]

     

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    Nel maggio dello scorso anno Hinton – di formazione psicologo e informatico, pioniere delle ricerche sulle “reti neuronali” – aveva abbandonato Google, di cui era vicepresidente e dove dirigeva i progetti relativi all’intelligenza artificiale. Non si nascose nella Certosa di San Bruno in Calabria, come immagina Sciascia per Majorana, ma decise di “poter parlare liberamente dei pericoli dell’intelligenza artificiale”.

     

    Non che ce l’avesse con la creatura in sé, del resto nessuno dei fisici nucleari che poi lavorarono al Progetto Manhattan avevano troppi dubbi sui loro studi e su quel che ne avrebbero generato mentre, negli anni Trenta del Novecento, studiavano la fissione dell’atomo.

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    Disse però Hinton al New York Times: “È difficile capire come potremmo impedire ai malintenzionati di usarla per scopi negativi”. E ancora ieri, a Nobel assegnato: “Non possiamo escludere la possibilità che sfugga al nostro controllo”. Che abbiano dato il nobel a un pentito di una scienza potenzialmente anti umana e proprio per aver contribuito al suo progresso – assieme a Hopfield che nella sua lunga vita a Princeton ha studiato come immagazzinare nella memoria delle macchine immagini e altri dati – contiene un filo di ironia filosofica. […] L’alone del dubbio, o incubo, etico aleggia su questa edizione nel Nobel. […]

     

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    Persino Barack Obama disse: “Chi distinguerà tra me e un mio avatar creato dall’ia?”, e oggi sembra una profezia della campagna presidenziale in corso. Persino Elon Musk si fece promotore della lettera aperta “Pause Giant AI Experiments”, per una moratoria sulla AI, firmata anche dal ceo di Apple, Steve Wozniak e dal filosofo Yuval Noah Harari.

     

    Del resto già nel 2019 Sam Altman, fondatore di Openai, combatteva con i dubbi: “Sto facendo qualcosa di buono? O qualcosa di molto cattivo?”. Si direbbe che ora Altman li abbia risolti, i dubbi. […]

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