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    RE GIORGIO? IO LO CONOSCEVO BENE – GIULIANO AMATO, NEL SUO INTERVENTO AI FUNERALI LAICI DI NAPOLITANO, HA RICORDATO: “QUANDO EBBE UN PERIODO DI DEBOLEZZA DI CUORE E CLIO LO ACCOMPAGNÒ TUTTE LE SETTIMANE, LI INCONTRAVO NEI CORRIDOI DEL PARLAMENTO EUROPEO, LUI CHE NON VOLEVA RINUNCIARE AL SUO LAVORO IN EUROPA E LEI CHE GLI STAVA ACCANTO PERCHÉ NON SI FIDAVA…” – VIDEO 


     
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    Estratto dell’articolo di Ni.Ba. per “Il Sole 24 Ore”

     

    GIULIANO AMATO RICORDA GIORGIO NAPOLITANO GIULIANO AMATO RICORDA GIORGIO NAPOLITANO

    «Davvero tarderà molto a nascere, se nascerà, un italiano con le sue qualità messe al servizio di una politica vissuta come il luogo fondamentale in cui interagire con gli altri». Giuliano Amato, nell'intervento ai funerali laici dell'ex capo dello Stato, percorre il filo dell'intera vita di Giorgio Napolitano cogliendone il senso più profondo in «una delle citazioni più belle» nei suoi discorsi. «Quella di un giovane condannato a morte della Resistenza che scrive alla madre: “Ci hanno fatto credere - scriveva - che la politica è sporcizia e lavoro da specialisti. Invece la politica e la cosa pubblica siamo noi stessi”. Napolitano lo ha insegnato a tutti noi».

     

    Una vicenda umana lunghissima, ricostruita dai primi passi di una giovinezza di letture (mai interrotte) con aspirazioni diverse dalla politica quali l'arte, la recitazione, il cinema. «Si racconta che il suo debutto avvenne a sedici anni in classe, con una declamazione della Pioggia nel Pineto accolta dall'applauso di studenti e professori. E i suoi amici di gioventù, quando pensavano di darsi al cinema, erano Francesco Rosi, Raffaele La Capria, Giuseppe Patroni Griffi, Antonio Ghirelli».

    GIORGIO NAPOLITANO E GIULIANO AMATO GIORGIO NAPOLITANO E GIULIANO AMATO

     

    Furono poi la condizione disastrata di Napoli, le ragioni della Resistenza a spingere Napolitano verso la causa del Partito comunista, «ben più del marxismo e ancor più del leninismo, che lui leggeva con le lenti di Croce» secondo l'ex presidente emerito della Corte costituzionale.

     

    «[…] Grande per questo fu il suo tormento interiore davanti alla tragedia di Budapest del 1956 e a quella di Praga del 1968, che portarono altri a lasciare il partito, lui a dedicarsi alla difficile impresa di far prevalere nello stesso partito altre fondamenta ed altre ragioni comuni, che c'erano. Occorreva a tal fine un lungo lavoro di radicamento nella democrazia, in Europa, in Occidente e di questo lavoro fu lui protagonista».

    giuliano amato anna finocchiaro paolo gentiloni ai funerali di giorgio napolitano giuliano amato anna finocchiaro paolo gentiloni ai funerali di giorgio napolitano

     

    Amato, voluto dai familiari insieme agli altri per la commemorazione solenne, ricorre anche alla sfera personale per rimarcare uno dei nuclei dell'impegno di Napolitano mai abbandonati, neanche nei momenti più difficili. «Dell'Europa ha fatto una missione per sé e per l'Italia. Quando ebbe un periodo di debolezza di cuore e Clio lo accompagnò tutte le settimane, li incontravo nei corridoi del Parlamento europeo, lui che non voleva rinunciare al suo lavoro in Europa e lei che gli stava accanto perché non si fidava a lasciarlo da solo». […]

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