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"HO SBAGLIATO E ADESSO NON SO DOVE SBATTERE LA TESTA" - L'OPERAIO 36ENNE ANDREA CHERUBINI È STATO CONDANNATO A 4 ANNI PER AVER ACCOLTELLATO UN COLLEGA, IL 41ENNE ETIOPE OSMAEL MOHAMED, DURANTE UNA LITE - I DUE AVREBBERO LITIGATO PERCHÉ LA VITTIMA "SI ERA RIVOLTA IN MODO SGARBATO E ARROGANTE NEI CONFRONTI DI UN ALTRO COLLEGA". LA DISCUSSIONE È PROSEGUITA NELLO SPOGLIATOIO E POI...
Estratto dell'articolo di Silvia Pollice per "il Messaggero"
«Sono tre giorni che piango e non dormo, ho una famiglia che mi aspetta e ho deciso di cambiare vita con questo nuovo lavoro. Ho sbagliato e adesso non so dove sbattere la testa». Queste sono le parole di Andrea Cherubini, un operaio di 36 anni condannato dal gup del tribunale di Roma a 4 anni di reclusione con l'accusa di tentato omicidio nei confronti di Osmael Mohamed, un collega etiope di 41 anni accoltellato durante il turno di notte del 21 maggio scorso al mattatoio di via Palmiro Togliatti, quartiere Prenestino.
LA LITE
Tutto era scaturito da una banale lite - nata perché la vittima «si era rivolta in modo sgarbato e arrogante nei confronti di un altro collega» si legge nel capo di imputazione. […] Dopo che i toni si erano fatti più accesi, i due avevano continuato a discutere nello spogliatoio riservato ai dipendenti, dove Cherubini aveva estratto un coltellino dall'armadietto e aveva colpito Mohamed con cinque fendenti su braccia e gambe.
Per poi sferrare l'ultimo, con cui gli aveva perforato il polmone sinistro e incrinato una costola. Dimesso dal nosocomio una settimana dopo, ancora oggi il 41enne non ha ripreso a lavorare. All'arrivo delle forze dell'ordine il 36enne non solo aveva subito confessato quello che aveva fatto, ma aveva anche fatto «ritrovare l'arma utilizzata per commettere il delitto contestato» recitano le carte.
[…] L'avvocato di parte civile, Marco Gaetano Malara, ha dichiarato di essere «contento di come è andata». E la difesa (rappresentata dal penalista Cesare Placanica) l'ha ritenuta «una sentenza equilibrata, perché il mio assistito ha avuto il minimo della pena, che sconterà ai domiciliari, per aver ammesso subito la responsabilità del gesto e dimostrato la volontà di risarcire il danno».
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