Marco Giusti per Dagospia
chiara mastroianni in marcello mio
Ci libereremo mai del glorioso cinema del passato? Non ne possiamo più. Gran parte dei film da festival che vediamo sono costruiti sul passato del cinema, soprattutto il nostro, Fellini, Bertolucci, Bunuel, con tanto di "Marcello come here" e bagno rituale nella Fontana di Trevi.
Come se non avessimo idee per costruire qualcosa di nuovo. Il Bertolucci di Giuseppe Poggi, e non di Yvan Attal come ho scritto (e c'è giustamente chi mi bacchetta), che ho visto ieri nel modesto e prevedibile "Maria" di Jessica Padul, era un ragazzotto ridicolo.
marcello mio
Meglio allora richiamare il Guido Caprino del "Mio Godard" terribile di Hazanavicious, anche se un po' troppo macho. Bertolucci non era così, era un intellettuale, per nulla macho, era elegante e avvolgente.
Ma non era un molestatore, ti conquistava, voleva conquistarti. Forse non si ha idea di cosa potesse essere per lui dirigere Marlon Brando. E gli operatori del film ricordano bene che la scena del burro era stata provata e riprovata co la Schneider. Me lo ricordava stamattina Piero Spila, colonna di Cinema e Film.
marcello mio.
E mi ricordava che già nel film c'era risposta alla violenza. Ma ancora peggio del finto Bertolucci, era il finto Bunuel nello stesso film che dirige una Schneider troppo drogata. Un vecchio pelato che potrebbe essere al massimo il mio vecchio amico Guido Zurli.
Ma come si fa? Quello è Bunuel... Almeno Sorrentino per fare John Cheever chiama Gary Oldman e per fare la Loren chiama Luisa Ranieri. Anche se temo che il ruolo di Biagio Izzo faccia Dudu La Capria. Ma certo Sorrentino non è così sprovveduto nel trattare i propri miti.
chiara mastroianni in marcello mio
Tutto questo per dire che stamane ho visto "Marcello mio" di Christophe Honore', uscito contemporaneamente anche in sala in Francia e in Italia, con Chiara Mastroianni che per trovare l'identità che il peso dei genitori le ha in gran parte distrutto, si mette la parrucca gli occhiali neri il cappello il vestito nero perfino i baffi e dice di essere Marcello. Mah... meglio così che sentirsi dire sul set ti voglio più Mastroianni che Deneuve dalla regista Nicole Garcia.
marcello mio
Dopo un terribile effetto cringe, roba da coprirsi gli occhi dall'imbarazzo, raddoppiata dal vederla così truccata recitare con la mamma Catherine Deneuve con un ottimo Fabrice Luchini, Benjamin Biolay, Melvil Poupad, solo cogliendo una voce che molto ricorda quella del padre, ma anche una camminata, un modo di ridere di fumare, ci ha fatto molta tenerezza questa ragazza ormai cinquantenne sinceramente ancora alla ricerca del padre o di allontanare i propri fantasmi. Certo, per lei non deve essere stato facile con due mostri del genere, come non deve essere stato digerire un padre che ha un'altra famiglia a Roma, e proprio pochi anni fa, nel 2018, è morta Barbara, la figlia Italiana.
chiara mastroianni in marcello mio
Gli attori, racconta Luchini in un momento magistrale di un film sbilenco ma simpatico, dovrebbero essere come il suo mentore Michel Bouquet, senza identità, in modo da poter interpretare qualsiasi personaggio. Se hai troppo carattere sei limitato. Viene fuori te stesso. Nessuno sa veramente come siamo nella realtà, afferma qualche istante dopo Catherine Deneuve. Di certo Chiara Mastroianni ha qui l'occasione di mettersi totalmente a nudo grazie proprio alla maschera paterna.
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Nella parte finale del film va perfino a Roma per un assurdo numero in un talk show alla Dear, chi si ricorda più che lì si faceva cinema un tempo..., dove incontra Stefania Sandrelli. E la Sandrelli le dice quello che tutti vediamo, che i suoi genitori l'hanno schiacciata. L'apparizione anche qui della Sandrelli, partner di Marcello in "Adulterio all'italiana" di Pietro Germi, fa scopa col finale di "Parthenope", dove è la versione da grande, cinematografica, della protagonista, Celeste Dalla Porta.
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In una sorta di circolo vizioso perché in "Marcello mio" rivediamo la Sandrelli giovane al suo esordio importante da protagonista nel cinema con Mastroianni. Insomma. Per quanto ci si voglia liberare dal nostro passato, e quello del cinema italiano è ingombrante e molto frequentato e rifrequentato, ci ritorna sempre addosso.
chiara mastroianni in marcello mio