david foster wallace BREVI INTERVISTE CON UOMINI SCHIFOSI
Da Corriere del Ticino
Sesso esplicito sul palco, praticato da attori dell’industria erotica: a Zurigo questo fine settimana a teatro è andata in scena la pornografia, «specchio della nostra società», secondo la regista Yana Ross.
La 48enne americana ha tradotto in linguaggio scenico «Brevi interviste con uomini schifosi», una raccolta di racconti dello scrittore statunitense David Foster Wallace (1962-2008). Protagonisti della pièce - allestita nello Schiffbau, ex edificio industriale diventato uno dei palcoscenici dello Schauspielhaus, con la prima sabato sera - sono stati la 48enne Katie Pears e il 57enne Conny Dachs, attori pornografici che hanno copulato in varie posizioni.
yana ross BREVI INTERVISTE CON UOMINI SCHIFOSI
La regista si difende dalla possibile accusa di voler suscitare l’attenzione puntando sullo scandalo. «Se si trattasse solo di questo, lo spettacolo sarebbe finito in dieci minuti», afferma in un’intervista pubblicata oggi dal Blick. «Ho dovuto lavorare molto duramente per creare significati, stratificazioni e associazioni per il pubblico di fronte al sesso, per permettere di inserirsi in un certo stato d’animo, per ricevere la potenza della provocazione intellettuale letteraria di Wallace».
«Il sesso è poca cosa rispetto alle parole di Wallace», continua l’artista. «E questo è in parte il senso di una tale performance. Non trovo così interessante lo scandalo nell’arte, ma affrontare il tema del tabù è ancora molto importante e necessario».
zurigo Brevi interviste con uomini schifosi
«Personalmente rinuncio volontariamente a guardare porno gratuiti, perché il lavoro professionale dovrebbe essere compensato», argomenta Ross. «Vedo la pornografia come un genere pop che stabilisce un mondo di fantasia del consumatore. È uno specchio della nostra società, può essere studiato come un fenomeno culturale, insieme alla sua influenza (nei due sensi) sulla musica pop, sulla moda e sulle trasmissioni televisive».
Secondo la professionista di origine lettone con studi di arte drammatica all’università Yale (Usa) quanto si vede in teatro è molto diverso da un filmato pornografico guardato a casa propria. «Sussiste una differenza fondamentale quando si prende una distanza orientativa dallo schermo e si mostra qualcosa che è già accaduto e quindi è già stato rappresentato, rispetto all’atto che avviene dal vivo, che ti colpisce qui e ora, nonché anche come parte del gruppo», spiega. Gli atti in questione sono a suo avviso uno strumento per comunicare in modo artistico. «Uno strumento potente e inquietante: ma li usiamo senza provocazioni, non vogliamo scioccare o respingere il pubblico, siamo tutti adulti. Non è ammesso nessuno sotto i 18 anni e chiunque può andarsene in qualsiasi momento».
BREVI INTERVISTE CON UOMINI SCHIFOSI
Ma guardare sesso dal vivo - chiede l’intervistatrice - è proprio quello che vuole chi va al Schauspielhaus? «Non posso rispondere per il pubblico, ho il mandato artistico di mettere in scena il più brillante scrittore del 20esimo secolo», risponde Ross. «La sua opera è molto legata a un certo tipo di solitudine umana che viene dall’incapacità di formare relazioni, da spaventose relazioni genitori-figli, e che crea una vita di sofferenza per chi non può essere intimo con un partner o trovare l’amore».
CONNY DACHS
Uomini «schifosi», quindi? «Penso che le relazioni tra le persone siano spesso piuttosto terribili e che non vi siano differenze fra i sessi. Ma ciò che è importante è che Wallace mostra dove si trovano le radici dei problemi della cattiva comunicazione e come la mascolinità tossica possa essere sfidata, guarita e trasformata. Sta parlando a un pubblico femminile e il suo punto di vista coraggioso è che non osa parlare per una donna, non scrive da una prospettiva femminile».
Per la regista il teatro può essere una sorta di terapia. «Si può cominciare a pensare ai propri errori nelle relazioni e si è spinti a guardare al prossimo con più empatia e rispetto, con più leggerezza e cordialità, nonché, si spera, anche con più piacere!», conclude.
KATIE PEARS 4