Estratto dell’articolo di Marta Serafini per il “Corriere della Sera”
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«Se a novembre gli F-16 fossero stati nostri, a quest’ora probabilmente i russi avrebbero già perso». Artiom, 38 anni, non è un esperto militare ma vive alla periferia di Kherson e non se n’è mai andato, nemmeno quando i soldati di Mosca sono arrivati e si sono installati a 500 metri da casa sua.
«I cecchini giocavano a prendere di mira mia moglie quando usciva in giardino», racconta. Poi, quando ha visto arrivare i militari ucraini, Artiom ha pensato: «È fatta, siamo salvi». Non sapeva che i bombardamenti sarebbero continuati ancora. L’ultimo, proprio ieri. «Ci siamo di nuovo nascosti in cantina coi bambini. Ora chissà che accadrà».
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Dopo la caduta di Bakhmut, in molti si chiedono se davvero Kiev sia in grado di lanciare la tanto annunciata controffensiva di primavera, ormai ribattezzata dai giornali controffensiva d’estate. Domenica, in un’intervista alla tv giapponese, il capo dell’intelligence di Kiev Kyrylo Budanov ha spiegato come le forze armate ucraine abbiano «già un minimo di armi» per la controffensiva.
E ha specificato come questa «inizierà presto». Budanov ha però anche aggiunto che le operazioni potrebbero durare a lungo e che dunque «è necessaria una scorta significativa di armi». Tradotto, ancora non ci siamo. Ma non manca molto.
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Tra i piani di attacco più probabili, c’è quello che mira a rompere il cosiddetto «ponte terreste» tra la Russia continentale e la Crimea occupata: se Kiev dovesse riuscire nell’impresa, verrebbero interrotte le linee di rifornimento cruciali per le truppe russe nella regione di Zaporizhzhia e le basi russe nella penisola finirebbero isolate.
[…] Kiev potrebbe anche attaccare la stessa Crimea, con operazioni navali e forse anche sbarchi sulla spiaggia, si spingono a dire gli analisti. Le immagini satellitari mostrano però vaste trincee che le forze russe hanno scavato in preparazione dell’assalto. Si tratta di fossati anticarro, file di cavalli di Frisia e campi minati.
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E soprattutto, nei mesi scorsi, ha fatto la sua comparsa il dente di drago. Costruito in ferro e calcestruzzo, con una forma triangolare particolarmente efficace per arrestare l’avanzata di carri armati, questa barriera viene usata a partire dalla Seconda guerra mondiale. L’area più fortificata si trova proprio nella provincia meridionale di Zaporizhzhia, dove le forze russe hanno creato una difesa «multistrato» composta da trincee a zig-zag che corrono da Armyansk a nord a Dzhankoi a nord-ovest, hub di trasporto cruciali per la Crimea. […]
Oltre al sostegno aereo (promesso dalla coalizione degli F-16) e al potenziamento della contraerea («non basta il nome Patriot a difendere la nostra gente», aveva dichiarato Zelensky a inizio del mese), l’Ucraina sta anche chiedendo più armi a lungo raggio.
I partner di Kiev hanno da tempo espresso il timore che possano essere utilizzate per colpire in Russia, provocando un’escalation del conflitto. Ma, secondo i vertici ucraini, è proprio la mancanza di queste armi a mettere l’Ucraina in una posizione di svantaggio. […]
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