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“CHECCO ZALONE È LO SPECCHIO IN CUI NON VOGLIAMO SPECCHIARCI” – ALDO GRASSO SOTTOLINEA IL GRANDE EQUIVOCO SULLA COMICITÀ SCORRETTA DI LUCA MEDICI: “OGNUNO SI SENTE GRATIFICATO DALLE BATTUTE DI ZALONE, COME SE FOSSERO RIVOLTE AD ALTRI. RIDIAMO PERCHÉ CI SENTIAMO IMMUNI, NOI CHE NON CI FACCIAMO PROBLEMI CON GLI IMMIGRATI, CON GLI OMOSESSUALI, CON GLI SVANTAGGIATI DI OGNI TIPO. RIDIAMO PERCHÉ CI SFUGGE LA COSA PRINCIPALE: QUELLE BATTUTE SONO RIVOLTE ANCHE A NOI” – VIDEO
Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
CHECCO ZALONE AL TEATRO BRANCACCIO
In teatro dev’essere un’altra cosa. In tv manca quel rapporto empatico (si dirà così?) tra palcoscenico e platea e quindi si fa fatica a capire cosa pensi veramente Checco Zalone dei suoi spettatori: quando si rivolge loro insultandoli, quando finge di adularli, quando li asseconda. Canale 5 ha proposto «Amore + Iva» la performance teatrale scritta da Luca Medici, Sergio Maria Rubino, Antonio Iammarino […]
L’aspetto più avvincente della comicità di Checco è che ognuno si sente gratificato dalle sue battute, come se fossero rivolte ad altri. Ridiamo perché ci sentiamo immuni, noi che non ci facciamo problemi con gli immigrati, con gli omosessuali, con gli svantaggiati di ogni tipo. Ridiamo perché riteniamo imbecilli quelli che non capiscono gli accenni al catcalling, al body shaming, al gender. Ridiamo perché ci sfugge la cosa principale: quelle battute sono rivolte anche a noi.
checco zalone spettacolo amore + iva
Checco è lo specchio in cui non vogliamo specchiarci. Lo si capisce subito, da quando un finto Tg5 condotto da Cesara Buonamici, ora opinionista al «GF», lo intervista «in esclusiva»: il problema è che quel tg non ha nulla di finto, è quello che ci sorbiamo ogni sera, su tutte le reti.
[…] Fra i cosiddetti comici, Checco è il più politico di tutti: dietro la parvenza della scorrettezza c’è un raffinato intellettuale che regala con generosità perle ai porci (i porci siamo noi, quando ridiamo facendo finta di afferrare), che ama rivolgersi più alla testa che alla pancia.
A cominciare dall’imitazione di Putin, sul palco si susseguono personaggi del suo mostrificio: il rapper Ragady (il nome chiarisce il problema da cui è afflitto), il maestro Riccardo Muti («nato a Molfetta, città a cui ho dato i natali»), Vasco Rossi invecchiato e pieno di paturnie, Andrea Bocelli, e il problema dell’ascella della cantante che lo accompagna (si chiama Alice Grasso, è molto brava ma non è parente). Le imitazioni sono la parte più debole, ma va bene così.
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CHECCO ZALONE NEI PANNI DI RICCARDO MUTI AL TEATRO BRANCACCIO DI ROMA
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