
FLASH – DONALD TRUMP CANTA VITTORIA SUI DAZI ALL’EUROPA OSTENTANDO OTTIMISMO (“ANDRÀ TUTTO BENE CON…
Da http://mammi.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/01/17/la-grande-bellezza-dellesercizio-critico/
Offro il petto al plotone d'esecuzione e ammetto che la prima volta che ho visto "la Grande Bellezza" ne sono uscita proprio irritata. E allora sono andata al cinema una seconda volta, pensando che magari fossi io ad aver visto storto. E invece sono uscita irritata lo stesso.
Quel disprezzo della contemporaneità . Quella Marina Abramovic finta che prende a testate i muri classici. Quella bambina che impastrocchia dripping giocando al piccolo Pollock. Quei collezionisti cafoni e quegli pseudo galleristi internazionali scemi che assistono al tristo spettacolino dell'enfant prodige. Quelle feste cafonal coi romani vestiti davvero male. E quei cliché che esaltano invece la Bellezza con un B monumentale, sublimandola nella Fornarina che non è neanche la cosa più importante di Raffaello.
Se posso essere sincera anche il titolo "Grande Bellezza" mi ha irritato. Sarà perché alla scuola di Giulio Carlo Argan ci insegnarono a diffidare della bellezza, l'ultima cosa a cui dovevamo pensare. Altrimenti perché preferire le picassiane storture delle Demoiselles d'Avignon alla perfezione accademica di un bel quadro pompier?
La storia dell'arte è fatta di quadri giusti e non di quadri belli (ci dissero). E per dare corpo a quel giusto bisognava sudare e intrecciare moltissime cose: storia, iconografia. iconologia, estetica ,biografia dell'artista, tecniche....Capire, imparare a guardare con la testa e non solo con gli occhi o peggio col Gusto. Insomma per questo sono uscita irritata vedendo per l'ennesima volta l'arte (che è materia complessa) usata al cinema come elemento d'arredo.
Eppure l'idea che un film italiano fosse apprezzato e riconosciuto oltre Oceano ( magari proprio per quelli che io individuo come limiti), l'ipotesi di un Oscar e la soddisfazione di vederlo in cinquina mi aveva molto rallegrato. Finchè non è arrivato l'ostracismo e la messa al bando di chiunque osasse un "se" o un "ma" alla parola capolavoro.E di conseguenza le minacciose accuse di disfattismo, invidia, vilipendio della bandiera, ignoranza
E allora no. Persino nel paese di Coppi/Bartali e Callas /Tebaldi, il film di Sorrentino può non piacere, può irritare ,può lasciare perplessi. E dall'altra parte può commuovore ed entusiasmare. Ma non è un testo sacro. Non è vero che se Cannes non l'ha premiato è per puro sciovinismo.
Se un critico lo ha stroncato è rosicone o lo fa per farsi notare.
Incrociamo le dita e speriamo che vinca. Tifiamo con la maglia della nazionale, e con tutti gli amuleti che abbiamo ma non per questo si può rinunciare a pensare. E lei, signor Servillo che sicuramente è il più grande attore che abbiamo, " vaffanculo" a un giornalista che fa una domanda ci prometta che non lo dice più.
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