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Jack London (1876-1916), scrittore e giornalista statunitense. Appena sposato con Elizabeth Maddern, matrimonio che durerà cinque anni e da cui nasceranno due figlie, intrattiene un rapporto amoroso ed epistolare con Anna Strunsky, scrittrice e socialista statunitense, che continuerà in parallelo al matrimonio dello scrittore. Dopo il divorzio dalla prima moglie lo scrittore si sposerà però con un’altra donna, Charmian Kittredge, segretaria del suo editore.
Lettera di Jack London a Anna Strunsky ripresa da “il Giornale”
Cara Anna, Ti ho detto che gli esseri umani possono essere ordinati in categorie?
Bene, se l' ho detto, lasciami precisare – non tutti gli esseri umani. Tu mi sfuggi. Non riesco a classificarti, non riesco ad afferrarti. Posso indovinare, nove volte su dieci, a seconda delle circostanze, posso prevedere le loro azioni, quelle nove volte su dieci, dalle loro parole o atti, e posso sentirne il cuore pulsare.
Ma al decimo tentativo, rinuncio. Va al di là di me. Tu sei quel decimo tentativo. Sono mai esistite due anime così assurdamente assortite? Possiamo andare d' accordo – certo, lo facciamo spesso – ma quando non siamo d' accordo, lo sappiamo subito; e subito non ci capiamo più.
Le parole non servono. Siamo estranei. Dio riderà di una tale pantomima. L' unico lampo di sensatezza in tutto questo è che siamo tutti e due generosi, abbastanza generosi per capirci. Perché è vero, spesso ci capiamo, ma lo facciamo in modi vaghi e confusi, per deboli percezioni, come fantasmi che, mentre noi diffidiamo, ci perseguitano con le loro verità. E ancora io, per primo, non oso crederci; perché tu sei sempre quel decimo che io non so prevedere.
Sono incomprensibile ora? Non lo so. Immagino di sì. Non riesco a trovare una lingua comune. Generosità – ecco cos' è. È la cosa che ci tiene uniti. A volte siamo attraversati da un lampo, tu ed io, da qualcosa di universale, e allora siamo un tutt' uno. Eppure siamo così diversi.
Sorrido del tuo entusiasmo? È un sorriso che si può perdonare – anzi, è un sorriso d'invidia. Ho vissuto venticinque anni di repressione. Ho imparato a non essere entusiasta. È una dura lezione da dimenticare. Incomincio ora a dimenticare, ma è dura. Al massimo, prima di morire, posso sperare di aver dimenticato quasi tutto.
Posso esultare, ora che sto imparando, per piccole cose, per altre cose, ma per le mie cose, e per quelle segrete, doppiamente mie, non posso, non posso. Riesco a farmi capire? Riesci a sentire la mia voce? Temo di no. Esistono i poseurs. Io sono il migliore di tutti.
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