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Maurizio Porro per il “Corriere della Sera”
Al 68° festival del cinema di Locarno, 5-15 agosto, si parlerà molto di donne. Che si amano, si odiano, lasciano la famiglia, litigano coi figli, cantano, lavorano, donne anni 70, le donne giapponesi e un’outsider come Meryl Streep che apre la Piazza Grande col nuovo film di Jonathan Demme Ricky and the flash («Dove eravamo rimasti»).
A Milano il presidente Marco Solari e il direttore Carlo Chatrian hanno presentato la rassegna in cui i milanesi la fanno da «frontalieri»: oltre 230 titoli, scelti su 4000, il più lungo 5 ore e 15’ (il nipponico Happy hour ), il più corto di 4 minuti e un’appendice milanese scelta dal 21 al 28 settembre, a cura dell’Agis, garantita dall’assessore Filippo Del Corno.
Vetrina di opere internazionali, molto sud-est asiatico, molta America (a cominciare dalla ghiotta retrospettiva di Sam Peckinpah), linguaggi popolari e raffinati, originali e seriali, senza paura di temi impopolari come la morte, vista dalla belga Chantal Ackerman che tratta dei suoi rapporti con la madre ( No home movie ).
Per la prima volta senza Pardi nei poster, una dozzina i manifesti con volti umani leopardizzati (ciascuno ha dentro il suo pardo ruggente), soddisfatto del budget alzato a 13 milioni di franchi, contento degli sponsor generosi, il Festival annuncia ospiti di rilievo, con molte signore in lungo: Sabine Azema, Maria Grazia Cucinotta, Bulle Ogier, Cecile de France, Marthe Keller, Carmen Maura, Senta Berger, Isabel Vega oltre ai tre pezzi forti, il regista Michael Cimino che fece fallire la United Artists coi Cancelli del cielo (proiezione in piazza), Andy Garcia e Edward Norton, fresco del successo di Birdman . Un ospite d’eccezione sarà Marco Bellocchio che viene dopo 50 anni sempre con i Pugni in tasca , ex Pardo d’oro, restaurato e ripremiato (e col prossimo film quasi certo a Venezia).
Stavolta gli italiani ci sono quasi in massa: in concorso, casertano fantasy, Bella e perduta del talentoso Pietro Marcello, cui si aggiungono un documentario sulla Fabbrica del Duomo di D’Anolfi e Parenti, uno di Alberto Fasulo con genitori di figli disabili chiusi in una stanza, Romeo e Giulietta in un campo rom diretto da Massimo Coppola con Valerio Mastandrea.
Oltre a un ritratto sul magnifico 89enne doppiatore, attore e imitatore: Elio Pandolfi, che frequentava sia Visconti sia Garinei e Giovannini. E poi Martone con un filmato di 19’ sul Salento girato per Expo. Promessa anche molta sociologia e attesa per il greco Chevalier della Tsangari, storia di un gruppo di uomini che giocano su uno yacht.
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