1. A BAGNAIA-MARIA SI CONSUMA IL RITO PURIFICATORIO (E MISTIFICATORIO) DEI POTERI MARCI-EDITORI CHE DOPO AVER AFFONDATO LA “CORAZZATA CORRIERE” SI FESTEGGIANO 2. NEPPURE UNO STRACCIO DI GIORNALISTA E’ STATO INVITATO ALLA CONVENTION DI ANDREA CECCHERINI (SNOBBATA DA “LA REPUBBLICA”) PER STRAPPARE LA MASCHERA D’IPOCRISIA INDOSSATA PER L’EVENTO DA ABRAMO BAZOLI E DAI BANCHIERI CHE HANNO FATTO CRAC 3. IL PIO PRESIDENTE DI BANCA INTESASANPAOLO SAREBBE PRONTO A PRESTARE I SOLDI ALL’AZIONISTA RCS, GIUSEPPE ROTELLI, PUR DI OTTENERE IL SUO “SI” ALLA RICAPITALIZZAZIONE-CAPESTRO CONTESTATA (ANCHE IN TRIBUNALE?) DA DELLA VALLE E BENETTON (ALLA FACCIA DEI CONFLITTI D’INTERESSE NON VISTI DALLA CONSOB DI VAGO VEGAS) 4. E A FINE GIUGNO, COMPRATORI O NO, I PERIODICI RCS (DA “A” A ‘’NOVELLA 2000”) CHIUDONO

DAGOREPORT

Nulla di nuovo sotto la pioggia di Bagnaia nell'annuale meeting organizzato dall'"osservatore di carta", Andrea Ceccherini.
Detto ciò, l'ex figlioccio di Giulio Andreotti un merito non da poco l'ha nell'aver allestito quest'ultima due giorni nel borgo toscano dei Monti-Riffeser: far sfilare in passerella a braccetto i volti pallidi dei Poteri marci.

Le maschere ormai impresentabili della finanza che hanno portato alla bancarotta i nostri giornaloni. E chi altri se no?
I debiti accumulati in operazioni spregiudicate non sono figli soltanto del calo delle vendite o della pubblicità. E neppure del fantasma del web che aleggia sulle redazioni non come una prospettiva professionale bensì come un'assurda minaccia.

La crisi dei giornali e la libertà di stampa, di là dai soliti paroloni dei direttori convenuti a Bagnaia (De Bortoli, Calabresi, Napoletano, Morandi), è troppo importante - parafrasando il generale Jack D. Ripper del "Dottor Stranamore" di Stanley Kubrick -, da essere lasciata nelle mani "sporche" degli editori-banchieri.

E' stato allora un bel vedere davvero che al capezzale dell'editoria (malata) si affannassero a discuterne proprio gli apprendisti mediconzoli che con le loro cure sbagliate (per non dire peggio) li hanno portati nella corsia di rianimazione.
E non c'era nemmeno uno straccio di giornalista invitato sul palco a fare da "parte lesa" o a testimoniare sui veri responsabili della mala-editoria italiana (A fine giugno, compratori o no, i periodici Rcs - da "A" a "Novella2000" - chiudono i battenti).

Niente, nemmeno un povero sindacalista "di risulta" è stato invitato sul palco per smascherare (o controbattere) i loro strepitosi insuccessi imprenditoriali.
A farla da protagonista "tra le righe" di carta delle disfatte c'era, ovviamente, il "Corriere della Sera" ormai sull'orlo del fallimento. Con tanto di rischio per i suoi consiglieri di portare le carte in tribunale se Dieguito Della Valle andrà diritto sulla strada di far valere le sue (giuste) ragioni di socio mazziato&bastonato dall'annunciata ricapitalizzazione tutta pro banche.

Resta l'incognita se della partita - ancora tutta da giocare tra le scadenze societarie di fine maggio e giugno -, ci sarà il primo azionista fuori dal "patto", Giuseppe Rotelli.
Il Re delle cliniche lombarde - udite, udite increduli! -, al quale Banca Intesa (debitore e creditore dell'Rcs) sarebbe pronta a "prestare" addirittura i soldi per evitare un suo "no" al progetto. Un diniego già sussurrato all'orecchio dell'inaffondabile Abramo Bazoli.

A Bagnaia-maria, insomma, l'Rcs che edita il quotidiano milanese ha fatto la parte del leone (spelacchiato), che ruggisce alla luna-web (Flebuccio de Bortoli). Ma neppure una lacrimuccia è stata versata sui debiti accumulati dall'azienda protetta e bendetta dalla pia compagnia del San Paolo. Lì raccolta da Abramo Bazoli e dal suo priore delle Acri(me) bancarie, Beppe Guzzetti.

Grandi assenti in locandina, invece, quel che resta degli altri grandi editori (impuri): da Carlo De Benedetti (Repubblica-Espresso) alla famiglia Caltagirone (Messaggero).
Mentre a far da contorno all'asse Corriere-la Stampa (destinate a sposarsi in futuro per volere di Yaki Elkann) c'erano i proprietari de "il Sole24Ore" (Confindustria) e del "Quotidiano nazionale" della casa, i Monti-Riffeser sponsor dell'evento.

Nello squadrone messo in campo a Bagnaia da via Solferino non potevano mancare neppure il notaio d'antan con il duale incorporato (Mediobanca&Rcs), Piergaetano Marchetti, e l'amministratore delegato, Pietro Scott Jovane, alle prese con un "rosso" di bilancio (reale) del gruppo che supera il miliardo di euro.

Come a dire? dalla liquidazione Micro-soft al Maxi-debito soltanto il bonus (incassato in soli sei mesi) da Scott Jovane continua a essere hard.
Così, il titolo più appropriato (e d'attualità) per quest'ottava edizione della manifestazione che vedeva tra i suoi protagonisti eccellenti il Gotha delle banche italiane anch'esse finite in default (Profumo, Cucchiani, Bazoli, Guzzetti, Ghizzoni), avrebbe dovuto essere "Morire tra le righe" anziché quell'improponibile "Crescere tra le righe".

O, meglio ancora: "Suicidio tra le righe", dato che la cura proposta da alcuni editori (Rcs-Corriere della Sera) sembra essere peggiore della malattia contratta nella giungla, avvelenata dagli agi politico-economici (incassati dai suoi azionisti di riferimento) e dai suoi endemici conflitti d'interesse (tollerati dalla Consob).

Una crisi "rischio coma", denunciata dagli stessi editori (impuri). Ma sfruttata, ancora una volta, solo per "rottamare" le redazioni. E spingere verso un modello indefinito di giornale. Quale? Ah saperlo!

Senza mai trovare nemmeno una spiegazione decente e plausibile per i disastri di bilancio provocati nelle loro aziende, grazie a sprechi, megalomanie e maneggi contabili vari.
Basta scorrere gli ultimi bollettini sulle vendite delle copie (ennesimo crollo in edicola), le stime sul calo verticale della pubblicità e il ricorso massiccio alla cassa integrazione, per trovarne conferma.

A Bagnaia-maria, però, sul "grande malato" italiano (l'editoria) e soprattutto sulla perdita di credibilità e autorevolezza dei giornaloni si è preferito invece sorvolare o divagare. Lasciando la parola ai colleghi di lingua inglese.

Del resto, sosteneva il saggista Jean-Francois Revel, le prime di tutte le forze che governano il mondo (stampa inclusa) è la menzogna. Tant'è, che l'autorevolezza e la credibilità dei nostri media è scesa agli ultimi posti nelle classifiche mondiali. E una ragione ci sarà pure se il fenomeno non si ferma. Anzi si allarga a macchia d'olio.

Fino all'altro giorno, mentre a Bagnaia si celebrava il rito purificatore e assolutorio dei Poteri marci (impenitenti), avevamo sperato che il ritrovamento dell'agenda rossa del giudice Paolo Borsellino - a distanza di oltre vent'anni dalla sua uccisione -, non fosse l'ultima "bufala" giornalistica prodotta dal circuito mediatico-giudiziario che opera in Sicilia e altrove.

Anche per rispetto dei familiari del magistrato, che tuttavia dovrebbero commentare con maggiore prudenza le notizie (spesso fasulle) che accompagnano le vicende giudiziarie dell'attentato in "stile narcos".

Invece, atrocemente, si è tratto dell'ultimo colpo di (para)sole (tale era la "prova regina" scambiata per l'agenda di Borsellino) di una stampa a dir poco cialtrona e alla ricerca del sensazionalistico a tutti i costi.

Che cosa resta allora dei paginoni dei giornali, con in testa "la Repubblica" di Ezio Mauro e "il Fatto" di Padellaro-Travaglio, che gridavano nuovamente allo scandalo, ai depistaggi di Stato? che certa merce avvelenata e avariata propinata quotidianamente ai lettori è la negazione di una corretta informazione. E, di sicuro, questo tipo giornalismo taroccato non è destinato a sopravvivere né su carta né su Internet.

 

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