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Giuseppina Manin per il "Corriere della Sera"
Applausi tanti, ma anche tanti buu. E tante urla di dissenso a sovrastare i «brava!». Rientro contrastato per Cecilia Bartoli alla Scala. Ieri sera, concerto d'apertura della stagione della Filarmonica, serata di gala in odore di gran festa. Sul podio Daniel Barenboim, mentre l'ugola è quella della divina Bartoli, pop star della classica, da 19 anni assente dalla sala del Piermarini, a lungo invocata e quindi attesissima.
E difatti l'accoglienza è trionfale al suo ingresso, strizzata in un abito verde smeraldo, e così pure grandi applausi riscuote alla fine della prima parte, dedicata al repertorio barocco, Haendel in testa, di cui Bartoli è regina indiscussa, seguito dall'Exultate, jubilate di Mozart. Ma è dopo l'intervallo, dopo i commenti soddisfatti del pubblico nel foyer, che l'astro di Cecilia inizia a vacillare. Fatali le sono i due brani di Rossini, dall'Otello e dalla Cenerentola.
E lì che dal loggione iniziano a piovere i buu. Prima deboli, poi più forti, quindi fortissimi. Assordanti. E arrivano anche alcune grida di dissenso: «Torna a casa!»; «Povero Rossini!»; «Vergogna, in tempi di crisi...», probabile allusione al cachet ben poco morigerato che la mezzosoprano pare abbia preteso per il suo ritorno scaligero.
La bagarre travalica a tal punto da far pensare quasi a un agguato. A uno scontro tra due claque contrapposte: quella dei pazzi per Cecilia e quella di chi gliel'ha giurata. E anche il teatro, quasi si fosse allo stadio, si divide in due: chi continua ad applaudire e chi insiste nel vociare contro. Naturalmente i secondi fanno più rumore.
Visibilmente seccato, Daniel Barenboim si volta di botto verso la platea, e stendendo le mani impone il silenzio. «Siamo a un concerto - ricorda secco il maestro -. Adesso state tutti zitti». Magicamente il pubblico si quieta. E Bartoli, che nel frattempo ha continuato a uscire imperturbabile a ringraziare i suoi fans, eroicamente accetta di concedere un bis. Di nuovo Cenerentola. E di nuovo sono buu e applausi.
Quando alla fine la cantante esce di scena definitivamente, Barenboim ricompare per dirigere l'ultimo brano sinfonico del programma. Ma la meravigliosa Sinfonia n.40 di Mozart non basta a rasserenarlo. E nemmeno gli applausi scroscianti.
Il maestro esce a ringraziare, prima rivolto solo agli orchestrali, scambiando una serie di battute. Poi, senza salire sul podio, si rivolge anche al pubblico. Ma dal suo volto si capisce che la festa non c'è più. Quanto a Cecilia Bartoli, pur se uscita da grande professionista qual è a testa alta e con il sorriso stampato sulle labbra, è lecito supporre che una simile accoglienza non l'avesse certo prevista. E che ci vorranno anni prima che si decida a rimettere piede alla Scala.
BARENBOIM DIRIGE CECILIA BARTOLI CECILIA BARTOLI BARENBOIMTEATRO ALLA SCALA LISSNER
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