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michael dobbs con il cast di house of cards
C.cas. per “Libero Quotidiano”
La furbizia della volpe, la forza vorace del leone, Frank Underwood (Kevin Spacey) ha fatto il suo ritorno nella terza stagione di House of Cards, in onda su Sky Atlantic Hd nella prima serata di ogni mercoledì. Presidente degli Stati Uniti, ha infilato le gambe sotto la scrivania dello Studio Ovale, ma ciò non è bastato ad acquietarne l’animo vendicativo che, mai come in questa stagione, si rivela nella sua grandezza.
HOUSE OF CARDS beau willimon michael dobbs kevin spacey
Una grandezza negativa che pur ha fatto parlare in termini quanto mai positivi la politica americana, quella vera. «House of Cards ha avuto grande risonanza, anche tra i piani alti di Washington. Hanno capito che ogni tanto è stato necessario esasperare le dinamiche per riprodurre l’effetto drammatico», ha spiegato il creatore Beau Willimon, sottolineando come la scelta della produzione «sia stata quella di raccontare una storia fantastica ambientata in terre oscure».
Ci sono state reazioni negative da parte dell’ambiente politico a stelle e strisce? «Certo. Seppur in minima parte, alcuni politici non hanno apprezzato diversi aspetti di House of Cards. Ma credo che questo sia il rischio cui va incontro chiunque decida di fare una serie del genere. Sono però orgoglioso di dire che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è un fan. La persona più autorevole in suolo americano trova il tempo di farci sapere quanto apprezza il nostro lavoro».
Kevin Spacey, a Londra, ha detto che una produzione come House of Cards farebbe bene anche all'Italia e ai suoi «problemini». Concorda? «Se l’Italia producesse una sua versione di House of Cards la guarderei. Più in generale credo che qualsiasi Paese potrebbe avere il suo House of cards, perché i politici assetati di potere sono ovunque».
Una serie come la sua può avere un fine paideutico? «In parte credo di sì. Non è nostra intenzione, né lo è mai stata, prendere spunto dalla realtà o dai giornale. Non ci interessa far sì che il nostro mondo fittizio corra parallelo alla realtà e se succede è per puro caso. House of Cards è stata scritta quattro anni prima che il pubblico cominciasse a conoscerla e apprezzarla».
Guardando la terza stagione di House of Cards si ha l’impressione che la serie non sia più qualcosa di politico, ma qualcosa in grado di riflettere al meglio le dinamiche matrimoniali… «Sì. House of Cards ha come centro focale una coppia che, solo per caso, si muove in uno scenario politico. Underwood è un essere amorale per necessità. Le ideologie rappresentano per lui una forma di codardia, qualcosa che consente di esimersi dal prendere decisioni importanti. E l’arte politica non può certo fondarsi su un presupposto che nega il progresso».
OBAMA TWITTA SU HOUSE OF CARDS
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