BIANCOFIORE: MACCHÉ RADICALI, GLI SCIACALLI SONO I TIROLESI - L’EDITORE DALAI: DEVO CORREGGERE GNOLI E LA TAMARO - ALE-DANNO PIAZZA VENEZIANI - RADICALI UNICI FESSI CHE AIUTANO IL CAV SENZA FARSI PAGARE - I LOVE QUIRINO CONTI - JOHNNY RIOTTA HA IL CERVELLO OKKUPATO - LE MANI DI SARKÒ SU AIR FRANCE - BASTA TASSE, SOLO TAGLI - IL PIRELLONE DI UNICREDIT - NITTO PALMA SI OCCUPASSE DELLE VITTIME - “PRESA DIRETTA”: BRAVO DAGO, VERGOGNA DAGO…

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Riceviamo e pubblichiamo:

Lettera 1
Caro D'Agostino ,
Condivido con sdegno umano e politico l'articolo concernente i Radicali pubblicato in prima sul Suo sito. Mi permetto pero' di correggerla sui due deputati SVP, maestri di tatticismo parlamentare e della politica dei due forni. I due deputati SVP infatti non solo sono entrati dopo i radicali in aula , ma hanno atteso che la maggioranza avesse la certezza del numero legale e di aver conseguito la fiducia. Solo dopo la suddetta certificazione , alzando il prezzo del loro collaborazionismo indiretto col governo, hanno votato e hanno votato ovviamente contro il governo .

Con questa manovra, come gia' fecero con Prodi , da una parte si sono assicurati nuove cessioni da parte del governo a danno della minoranza italiana dell'Alto Adige e dall'altra hanno garantito al centro sinistra la loro opposizione ferma al governo. Un capolavoro da giocatori delle tre carte napoletani nella colpevole miopia dell'arco parlamentare italiano corredato da un'ulteriore beffa . Oggi i quotidiani italiani dell'Alto Adige , specie la Bibbia Di lingua fresca, il quotidiano Dolomiten ,organo di informazione "unico" degli altoatesini di lingua tedesca, titolavano : " SVP: Questo governo e' una vergogna nazionale,deve andare a casa!"

Chapeau allo sciacallaggio della SVP e pensare che ieri i miei sommi dirigenti politici cercavano i loro numeri sbracciandosi per ringraziarli !!!
Tutto cio' ad onor del vero,caro Dago . Nello scusarmi per l'intromissione, la saluto caramente
Michaela Biancofiore

Lettera 2
Caro Direttore, ho letto le reazioni di Roberto Cerati e di Susanna Tamaro alla mia intervista rilasciata ad Antonio Gnoli.
A Cerati rispondo che ha evidentemente frainteso il mio pensiero. Mi riferivo a "un atteggiamento compiacente" nei confronti di Giulio Einaudi, a "una predisposizione" a favore di un autore piuttosto che di un altro durante i famosi mercoledì della casa editrice. Ricordi che fanno parte della ricca aneddotica editoriale, non intendevo certo addossargli fatti così gravi come la responsabilità di artifici contabili.

Ringrazio invece la Tamaro: per la prima volta mi riconosce il merito del suo successo. Se mi avesse telefonato, le avrei però contestato almeno due gravi inesattezze. Sono costretto a farlo qui per iscritto.

Cara Susanna, la memoria gioca a volte brutti scherzi. Dando per scontata la buona fede del tuo racconto, i contratti e la corrispondenza intercorsa dimostrano un'altra verità.
Con l'arrivo della impareggiabile Esa de Simone come tuo agente, pretendesti di cambiare il contratto per Va' dove ti porta il cuore, riducendo la durata da venti a sette anni, aumentando le royalties e modificando a tuo favore la percentuale sui diritti di traduzione. Richieste che ho accolto con l'evidente intenzione di continuare il nostro rapporto. Dopo la pubblicazione di Anima Mundi, durante un pranzo in Santa Maria in Trastevere, mi hai invece comunicato di avere deciso di cambiare editore e di avere già firmato un contratto con la Rizzoli. Ricordo perfettamente il mio scoramento, ma soprattutto la tua freddezza.

Ti ho sempre difeso dai ripetuti attacchi dopo la pubblicazione di Anima Mundi. La storia del nostro rapporto rimane custodita nell'archivio della casa editrice.
Un autore è libero di cambiare le proprie idee politiche. La mia casa editrice è aperta a tutte le sollecitazioni sia di sinistra che di destra ( abbiamo in catalogo da anni il grande libro di Von Salomon, I Proscritti). Ma quale editore sarebbe così sciocco da decidere di non pubblicare più uno scrittore - da lui scoperto - che ha venduto otto milioni di copie e che è tradotto in tutto il mondo?
Alessandro Dalai

Lettera 3
Caro Dago, e ti pareva che il sindaco Alemanno non trovasse il modo di far fare qualcosa al suo amico Marcello Veneziani, intellettuale d'area, nel quadro del Festival del cinema di Roma? L'iniziativa più inutile e campata per aria della sesta edizione si chiama "Decamerone Italiano". Sottotitolo: "Viaggio realista e surrealista in dieci tappe nell'identità italiana al cinema".

Si parte con "La grande guerra" di Mario Monicelli e si finisce con "Pummarò" di Michele Placido passando per "Il papà di Giovanna" di Pupi Avati, "Francesco" di Liliana Cavani e altri sei titoli. La mirata scelta si deve, appunto, a Veneziani, peraltro non citato nel materiale stampa. Che sia lui, l'anno prossimo, l'uomo da usare per ripensare il Festival capitolino? Saluti
Michele Anselmi

Lettera 4
I Radicali sono gli unici fessi che in Parlamento aiutano il Cavaliere senza farsi pagare.
Viper

Lettera 5
Mi è molto piaciuto l'articolo di Quirino Conti sulla Gabanelli e i pervestiti. Come sempre coraggioso e fuori dal coro. Sono certa che l'autore di un saggio documentatissimo come "Mai il mondo saprà" (un vero cult per noi fashion-maniaci e considerato da molti, Aspesi in testa, il più bel libro mai scritto sulla moda) non confonderebbe mai una frase di Wally Simpson con un'affermazione di Mademoiselle Chanel.

E infatti Mademoiselle non avrebbe mai pronunciato parole tanto volgari come quelle della Simpson: "Never too thin, never too rich". Chi (come il Maestro Conti) ama la moda e il genio di Coco Chanel non può non conoscere quella meravigliosa pagina di Paul Morand in cui Mademoiselle afferma: "Nel 1914, non c'erano vestiti sportivi.

Le donne assistevano agli sport come le dame dal cappello a cono assistevano ai tornei... Siccome mangiavano troppo, erano robuste, e siccome erano robuste e non volevano esserlo, si comprimevano...Inventando il jersey, liberai il corpo... mi raffiguravo una sagoma nuova: per uniformarvisi, con l'aiuto della guerra, tutte le mie clienti divennero magre, "magra come Coco". Le donne venvano a comprare da me la snellezza".

E' un documento che sancisce una rivoluzione. Stupisce che il lettore di Dagospia Orazio De Filippis Delfico, che peraltro sembra sensibile all'argomento, lo ignori e lo confonda con tutt'altra affermazione. Ma forse è anche per questo che a Delfico è tanto piaciuto "l'impeccabile abitino" della Gabanelli. O sbaglio?
Anna Maria Corsini

Lettera 6
Caro Dago, il ritrovato Jhonny Riotta conclude così il suo mirabile compitino su Zuccotti Park (La Stampa): "dopotutto anche io sto nel 99% no?" Ovvero, lui, starebbe con il 99 per cento della gente impoverita dall'1% di Wall Street. Se i manifestanti di Zuccotti Park conoscessero la storia di Jhonny e la liquidazione che gli ha consegnato il Sole-24 Ore pur di disfarsi del peggiore direttore mai transitato da quelle parti lo prenderebbero di peso e gli direbbero in belle maniere di girare al largo.

Ma con quale faccia il nostro avido Jhonny si presenta? In Italia ha finito di prendere per i fondelli lettori e colleghi giornalisti. A New York, purtroppo, lo conoscono ancora poco.
Pietro

Lettera 7
Caro Dago, leggo che il sindaco di Verona Flavio Tosi, durante una battuta di caccia, ha impallinato un giovane della sua stessa squadra di caccia. Sarà una prova per preparare la secessione della Lega dall'Italia, od un allenamento per il regolamento dei conti all'interno del suo partito. Una specie di tiro al cerchio...magico.
serpico48

Lettera 8
Il bue che dice cornuto all'asino è sempre patetico e pietoso come tutti i miserrimi profili bovini militanti. Il bove inconsapevole e stizzoso fa pensare a Gianfranco Fini, che, dovendosi per dignità ed onestà intellettuale dimettersi da una poltrona che gli ha dato Berlusconi, chiede, invece, ad altri, ad esempio, al ministro Romano di lasciare il suo incarico.
Giancarlo Lehner, P.T.

Lettera 9
Mi fa sorridere la linea del Corriere versione cattolico senza macchia. Per anni ha ridicolizzato il mondo cattolico con campagne pro procreazione assistita, grancassa sulla pedofilia nel mondo della Chiesa, articoli pieni di laicismo e ora... per riempire un vuoto in attesa del voto: ecco la combriccola di Todi! Ma non ci si casca!
Filiberto il filosofo

Lettera 10

Caro Roberto, a chi finge di non sapere : i parlamentari radicali devono il loro seggio in Parlamento al Partito Democratico. Il minimo che potevano fare in un'occasione così importante era seguire le indicazioni del partito che li ha ospitati nelle liste e il ricorrere alla matematica non è il modo corretto per giustificarli .
Margherita - Venezia

Lettera 11
Caro Dago, lo statista finiano, Italo Bocchino, fotografato con un trans, come un "M'arrazzo" e un Sircana qualsiasi. La sussiegosa "tricoteuse", Anna Finocchiaro, che postula al governatore della Sicilia, Lombardo, un appaltone al marito...Trattandosi di specchiati giustizialisti e moralisti anti-Cav., per il quotidiano di "Barbapapà" Scalfari e per i media progressisti, si tratta, ca va sans dire, di una subdola macchinazione dell' "infame macchina del fango" berlusconiana.....E, pertanto, sono innocenti, a prescindere, avrebbe detto il principe de Curtis, in arte Totò. Un cordiale saluto
Pietro Mancini

Lettera 12
Letto l'articolo del Messaggero sulle nuove nomine alla Air France, mi metto io fare il giornalista ed "aggiungo" che "Monsier de Juniac" è da sempre il "consigliere" economico preferito dal Presidente Sarkozy. Forse, cosi', si capisce meglio "il siluro" !!!!
a mandolfo (StC)

Lettera 13
Caro Dago, ho letto l'articolo di Marco Giusti che per sollevarsi tra l'altro anche dalle rotture di coglioni dategli dai radicali( Marco Pannella forever!) si è sganasciato dal ridere allo show di Checco Zalone, quello che obnubila con la sua comicità moderna Fiorello, Crozza e, voglio esagerare, pure i fratelli Marx.

Certo Checco Zalone ridere fa ridere, ma francamente a me sembra che la sua comicità sia ben diversa, più disincantata, più furba di quella di un Bombolo fatta di semplicità ed ingenuità, tanto che l'uno si rappresenta sempre come un vincente e l'altro è il perdente per antonomasia. Marco Giusti si è divertito tanto, buon per lui, di questi tempi è cosa buona, ma secondo me si divertirà e molto anche con il prossimo spettacolo di Fiorello ed anche con quello di Crozza, altro che metterli in soffitta!
Ciao Daniela

Lettera 14
Egregio Direttore, D'Alema ha chiarito: puntare a sinistra al 60%, senza Montezemolo e parte del centro! Chi ha detto che la matematica non è un'opinione? Mi sembra che facendo fino in fondo studi scientifici, qualcuno avrebbe appreso un concetto lapalissiano: portando il totale di percentuale a 150 e non fermandosi a 100, il 60% di D'Alema ci starebbe bello bello!

A sinistra facciano allora una proposta di legge al riguardo: risolvono il problema e fanno contento D'Alema. 60& alla sinistra, 70% al centrodestra, 15% a Casini ed il resto ...mancia. Effettivamente anche dando loro la mancia (5%) non sarebbe sufficiente, non resta allora che tornare al totalitarismo, una bella rivoluzione e vai: compagni, abbiamo il 100% siamo forti ed il popolo è con noi! Ma mi facci il piacere, mi facci ( Totò o Fracchia ottimi autori)! Grazie per l'attenzione e buon lavoro
L. C. G. - Montepagano (Te)

Lettera 15
Ricordo agli "esperti" che parlano continuamente tramite i vari mezzi di comunicazione, proponendo e giustificando l'aumento di tasse che gli italiani hanno già uno dei più alti livelli di tassazione non assolutamente corrispondenti ai servizi che riceve.

Il 12/10/2011 alle ore 12.25 circa su "Radio24" hanno detto che lo stato spende per beni e servizi 120 miliardi di € l'anno e 70 miliardi di € l'anno per lavori pubblici.
Dividendo le cifre sopra per il numero di lavoratori italiani, circa 23 milioni, significa che le spese sopra influiscono rispettivamente per 5.217€ e 3.043€ l'anno per ogni lavoratore. Si aggiunga che i dipendenti pubblici sono 3,6 milioni circa per un costo ? approssimiamo a circa 5.900 € per ogni lavoratore italiano. La somma di queste spese e non sono tutte raggiunge e supera lo stesso stipendio netto della maggioranza dei lavoratori.

BASTA PARLARE DI TASSE la parola d'ordine è RIDURRE I COSTI dello stato: SUBITO! Parola esternata da tutti, compresa se non per prima l'opposizione, che però poi non ha seguito (nel 2006 il Ministro Bersani con il Governo Prodi aumentò le tasse a tutti). Stefano Furlan

Lettera 16
Caro DAGO, in questi giorni è stato dato risalto, qui a Milano, all'ultimazione nello sviluppo verticale del grattacielo piu' alto d'Italia, quello ahimè dell'UNICREDIT.
Lasciamo perdere la patetica querelle se ce l'a piu' lungo (il grattacielo) la Regione (Formigoni) o la banca.

Questione di metri, per la serie chissenefrega. Invece mi è venuto da fare un triste paragone fra gli anni della ricostruzione, quando fu costruito il grattacielo Pirelli (tutt'ora record mondiale per altezza di costruzione in cemento armato), simbolo di una Milano che s'industriava, lavorava, produceva, inventava, e questi tempi mercantili, in cui gli unici che possono permettersi tali opere sono gli enti pubblici e le banche (cosa non si fa di bello coi soldi degli altri...), non la grande industria, finita con i grandi industriali.

Qui si dice che le dinastie vanno su tre generazioni: la prima fa i soldi, la seconda li conta, la terza manda tutto in vacca. Temo che questi due grattacieli siano il simbolo del nostro declino. Con stima
BLUE NOTE

Lettera 17
Gent.mo Dago, cosa pensi del rimborso scandaloso dei bond irlandesi - 1 centesimo ogni mille euro !! oltre al fatto che non sarebbero dovuti finire nelle mani dei risparmiatori ma solo in quelle di investitori istituzionali. Hanno responsabilità le banche italiane di questo passaggio ? Il bello è che parlano di "haircut" (il sole di venerdìì). Non pensi sia più corretto dire che hanno fatto lo scalpo ai risparmiatori ? altro che taglio di capelli !
Ma chi è il banchiere che sembrerebbe ne sia stato coinvolto ? Buona serata
Luca

Lettera 18
Che signora questa Bindi,con tutti gli stronzi che si ritrova in bocca .Ha solo un vantaggio ,a differenza di altri ( altro) nessun giornale straniero la citerà perchè non la conosce nessuno ,oltre Siena e Toscana è il niente del niente. Saluti
Sebastiano

Lettera 19
Caro Dago, da Dagospia del 15 settembre leggo:
3. NITTO PALMA TRASLOCA IN PRIGIONE...
A fine luglio, divenuto ministro della Giustizia, Nitto Francesco Palma ha rifiutato i lavori che avrebbero «messo in sicurezza» la sua abitazione privata. Il guardasigilli ha ritenuto eccessivo il costo, circa 350 mila euro, e ha preferito traslocare in un appartamento contiguo alla prigione romana di Regina Coeli.

«Da lì» dice Palma «spesso la notte ascolto le voci dei detenuti che dialogano coi familiari, a distanza. Sono grida quasi sempre strazianti. Una sera c'era un bambino che chiamava "papà" e da allora continuo a domandarmi quale sia la situazione di quell'uomo, se sia un condannato o no. E visto che più del 40 per cento dei 67.500 detenuti è in attesa di giudizio, e che ogni anno passano nelle carceri 90 mila persone senza sentenza (e in 38 mila ci stanno da tre a 30 giorni), credo sia giusto pensare a una riforma della custodia cautelare, trovando sistemi alternativi». (M.T.)

Il Ministro Palma il 29 settembre ( data da lui scelta) avrebbe dovuto partecipare al primo incontro tra familiari delle Vittime di omicidio stradale e Istituzioni, svoltosi alla Camera nella Sala del Mappamondo. Un mezzo miracolo che ha visto deputati e senatori Idv,Pd,Pdl insieme, ad ascoltare le testimonianze e a cercare risposte concrete e bipartisan.

I familiari delle Vittime ( di qualsiasi tipo di omicidio), come quel bambino che chiamava "papà" ascoltato dal Ministro, gridano ogni giorno e ogni notte invano il nome dei loro figli, dei loro padri, dei loro mariti o delle loro mogli. Ma mentre quel papà a casa potrà tornare, i cari di queste persone non torneranno mai più. Sono morti e si trovano in una prigione buia, fredda, stretta e definitiva: una bara. E questo a causa della scelta - più o meno ragionata non importa - di qualcun altro.

Il Ministro quel giorno non si è presentato. Aveva altro di più importante da fare. Così tanto importante da non permettergli neppure di inviare due righe di scuse e di vicinanza a chi si trova nel carcere perenne del dolore più grande, ingiustamente condannato dagli uomini alla pena eterna; dalla società che rifiuta il dolore all'emarginazione; dagli apparati dello Stato, troppo spesso, all'ingiustizia.

Mi piacerebbe tanto che il Ministro venisse con me al cimitero insieme ai familiari delle Vittime a trovare i loro cari, o a prendere con loro un caffè in quelle case che parlano di una gioia passata, di un presente ovattato, confuso, spaccato e di un futuro che solo i colpevoli possono ancora immaginare.
BB

Lettera 20
Ormai è acclarato che Bersani vuole l'accordo con i catto-centristi, perciò vuole rottamare i Radicali e non solo, per favore ci risparmi il suo moralismo e non ci prenda per il culatello.
Pirata Radicale - Fabio Giuseppe Moretto - Rosà (VI)

Lettera 21
Il Male di Vauro e Vincino, come era facilmente prevedibile, non è neanche lontanamente paraganabile all'originale degli anni '70. Certe cose riescono una volta sola, sono magie non replicabili, dovute all'incrocio improvviso di talenti e situazioni in contesti irripetibili. A meno che non capiti come al Male originario, nato sulle ceneri di un'idea di Pino Zac, Il Sale, poi diventato I quaderni del Sale (senza però mai decollare) e con infine l'intervento risolutivo di un giovane Vincino che ancora disegnava (alla grande!) e non scarabocchiava, e di Vincenzo Sparagna con una squadra di giovani eccezionale che si chiamavano Andrea Pazienza, Cagni, Jacopo Fo, Perini, Sferra ai quali poi si è aggiunto Angese.

Non so se li ho citati tutti, ma so che in effetti quella rivista rilevata e ribattezzata appunto Il Male, risultò poi una straordinaria fucina di idee con un linguaggio innovativo e unico che avrebbe segnato un'intera generazione. Adesso, in questa un pò patetica riesumazione, ritroviamo anche alcuni di quei nomi, ma con il piccolo particolare che hanno 30 anni in più e più niente di innovativo da dire.

C'è qualche nome nuovo, ma di cose interessanti non ce ne sono molte. Qualche vignetta qua e là, ma poca cosa. A meno che, appunto dicevo, non capiti come a suo tempo. Cioè che una banda di giovani telentuosi prenda in mano la situazione e faccia una rivista di adesso, col linguaggio di adesso e tanta adrenalina creativa. Su internet gira molta roba anche interessante, chissà. Ma forse ormai è anche la carta stampata irrimediabilmente invecchiata.
Aldo Petrocchi

Lettera 22
un grande D'Agostino, sto guardando adesso presa diretta e spero ardentemente che tu ed altri come te possano continuare a vitalizzare l'informazione libera. Io sono stato clamorosamente truffato da unicredit e quando ho cercato di renderlo pubblico hanno licenziato l'AD di corporate a milano subito dopo il fallimento dellla mia società, con 180 persone impiegate attivamente, hanno fatto sparire il dossier processuale dalla cancelleria di milano.
E' tutto uno schifo e più guardo la televisione più ogni volta spero che persone come te e questi giornalisti che rischiano così tanto riescano a prendere più spazio possibile!
michele spagna

Lettera 23
Mi spiace che questo sito sia caduto così in basso e pensare che in un tempo ormai lontano Roberto D'agostino mi faceva ridere o forse era solo perché c'era il grande Renzo Arbore che dirigeva l'orchestra. Come ho sentito ieri in Presa Diretta qui si parla bene solo di chi sgancia la grana e paga per mettere la pubblicità cioè i potenti di turno, mafiosi, piduisti e golpisti e si prendono in giro le persone per bene. Vergogna!Vergogna!Vergogna!

 

MICHAELA BIANCOFIORE PANNELLA CONTESTATO DAGLI INDIGNADOSLA PROTESTA DEI RADICALI SUSANNA TAMARO fer15 editore alessandro dalai tiziana ferrarioGIANNI ALEMANNO MARCELLO VENEZIANIQuirino Conti by FalsiniGianni RiottaFLAVIO TOSIBocchino sudatissimo ALEXANDRE DE JUNIACchecco zalone IN TOUR Federico Ghizzoni ROBERTO NICASTRO DIETER RAMPL UNICREDIT ROSI BINDI NITTO PALMAPIERLUIGI BERSANI VAURO SENISE VINCINO VINCENZO GALLO DAGO ALLA CONSOLLE