IL CIAK FA CRAC - NEL 2012, SPETTATORI IN FUGA (-10%) – IL CINEMISMO D’AUTORE SEGNA -36,23%

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S.N. per "La Stampa"

Cinema, è sempre più crisi. Con le presenze in sala in calo del 10% nel 2012 rispetto all'anno prima e un ulteriore calo del 5% nel primo trimestre del 2013. Mentre incombe il dramma non risolto della pirateria, i contributi pubblici continuano a calare e anche il Tax credit, che pure ha portato soldi e investitori esteri, aspetta ancora di essere rinnovato.

È una fotografia con molte ombre e poche luci quella disegnata dai dati 2012 presentati da Anica e ministero dei beni culturali. Anche se a rischiarare il panorama c'è il decreto appena approvato per le quote tv, da cui arriverà nuovo ossigeno ma dal 2014.

Tant'è, a fare le spese della crisi sembrano essere soprattutto i film italiani, che dopo anni felici vedono le presenze in sala diminuire del 36,23% nel 2012, una percentuale che si conferma anche nel primo trimestre di quest'anno.

Dati che pesano, anche se tutti, dal presidente dell'Anica Tozzi al direttore generale del cinema per il ministero Nicola Borrelli, fanno notare come dietro il drastico calo ci sia il confronto con anni boom come il 2011, quando un solo film, Che bella giornata di Checco Zalone portò al cinema 6,8 milioni di spettatori con un incasso di 43,4 milioni di euro. Tantissimo anche rispetto al top italiano del 2012, Benvenuti al Nord , che ha avuto 4,2 milioni di spettatori ed un incasso di 27,1 milioni di euro.

La produzione comunque tiene, tanto che nel 2012 i film made in Italy sono stati 166, 11 in più rispetto al 2011 (1,07%). E soprattutto aumentano i capitali degli investitori stranieri, passati dai 90,10 mln del 2011 ai 156,39 del 2012. Merito in particolare del Tax credit, che aspetta però di essere rinnovato.

Per il settore è quella l'emergenza più immediata, che andrebbe risolta subito, avverte Tozzi lanciando l'appello al governo in carica. Borrelli rincara: per il mancato rinnovo «si sono già persi almeno due grossi progetti internazionali». E non basta, gli imprenditori del cinema, ricorda Tozzi, aspettano dallo Stato 70 milioni di euro di arretrati di contributi sugli incassi.

Altra emergenza, il fondo unico per lo spettacolo (Fus), che già l'anno scorso ha riservato al settore 76 milioni (di cui solo 25 sulla produzione), che scenderanno a 74 nel 2013. Angelo Barbagallo, presidente dei produttori Anica, allarga le braccia: «più giù non si può andare - avverte- L'anno passato ce l'abbiamo fatta vivendo sull'orlo del precipizio, quest'anno se ci tolgono anche poco nel precipizio ci cadremo». Il problema secondo Tozzi tocca anche la qualità del prodotto: «Così ridotto il Fus non permette più di fare cinema d'autore e opere prime ».

 

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