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Marco Lillo per âIl Fatto Quotidiano'
L'Autorità Garante della privacy chiede ai giornalisti italiani una sorta di auto-restrizione del loro diritto-dovere di cronaca garantito dall'articolo 21 della Costituzione. Il giro di vite è impresso nel Codice Deontologico in materia di Privacy che sta per essere approvato, chiedendo però prima il consenso all'Ordine dei giornalisti.
La versione vigente del Codice fu approvata nel 1998 sotto la presidenza di Stefano Rodotà e vincola i giornalisti iscritti all'albo ma anche chiunque eserciti di fatto l'attività giornalistica. In caso di violazione, qualsiasi cittadino può ricorrere al Garante che poi segnala il giornalista all'Ordine competente per le sanzioni disciplinari.
Nell'agosto del 2013 l'attuale presidente dell'Autorità Garante, Antonello Soro, già capogruppo del Pd e parlamentare del partito di Bersani fino al 2012, ha avviato le pratiche per "l'adeguamento alle mutate realtà e sensibilità , anche alla luce delle implicazioni che l'evoluzione tecnologica ha sul modo di fare informazione". Il risultato di questo lavoro è una bozza con un articolato che riflette la sensibilità dell'Autorità , più attenta alle esigenze della politica (nemica delle intercettazioni e della memoria giornalistica) piuttosto che ai problemi dell'informazione. Già nell'articolo 1 c'è una modifica poco rassicurante.
Dopo avere ricordato, come nella precedente versione, che "la professione giornalistica si svolge senza autorizzazioni o censure" il âCodice Soro' aggiunge una precisazione: "nei limiti dell'essenzialità dell'informazione" ponendo un limite all'autonomia della professione che già era enunciato nel vecchio codice ma non come recinto dai confini discrezionali alla libertà garantita dall'articolo 21. Nell'articolato le restrizioni più importanti riguardano la pubblicazione del testo letterale delle intercettazioni telefoniche e i limiti al diritto di cronaca per i fatti antichi, coperti secondo il Garante da un indeterminato âdiritto all'oblio'.
La sensazione che si trae dalla lettura della bozza del Codice Deontologico trasmessa all'Ordine dei giornalisti, è che il Garante tenti di convincere i giornalisti a mettersi da soli quel bavaglio che prima il centrosinistra con Clemente Mastella e poi il centrodestra con Angelino Alfano hanno tentato invano di porre sulle loro bocche nell'ultimo decennio. La norma più pericolosa è quella contenuta nel nuovo testo dell'articolo 11.
Prescrive che il giornalista nella pubblicazione dei dati personali contenuti negli atti di un procedimento penale e in particolare nelle intercettazioni: "evita riferimenti a soggetti non interessati ai fatto o al procedimento, salvo che sussista un eccezionale interesse pubblico".
Inoltre "privilegia la pubblicazione del contenuto rispetto alla diffusione delle trascrizioni degli atti in tutti i casi in cui non sia compromesso il diritto di cronaca". Se passasse questa versione del âbavaglio deontologico' sarebbe sconsigliata la pubblicazione del testo integrale delle telefonate e non sarebbero più pubblicabili le conversazioni dei âsoggetti non interessati ai fatti o al procedimento penale'.
Molte volte un'intercettazione che non è rilevante per gli investigatori però contiene una notizia. Per fare qualche esempio, le conversazioni scartate dai carabinieri che indagavano su Calciopoli e che riguardavano squadre diverse dalla Juventus di Luciano Moggi oppure le conversazioni con le raccomandazioni dei politici a favore di attrici e amici, intercettate sull'utenza dell'ex direttore di Rai Fiction Agostino Saccà erano ânon inerenti' al procedimento ma interessanti per il giornalista che le ha pubblicate e per i suoi lettori. L'unica eccezione a questo bavaglio imposto con la scusa della privacy sarebbe un "eccezionale interesse pubblico".
Il problema è che il Garante della Privacy che dovrebbe stabilire se questo interesse è eccezionale non è un giudice davvero indipendente. I suoi 4 membri sono nominati dal Parlamento con logiche di lottizzazione che rasentano talvolta la brutalità . Il presidente dell'Autorità , Antonello Soro, è un dermatologo entrato in politica 30 anni fa. Giovanna Bianchi Clerici (indicata dal centrodestra) è stata deputata della Lega Nord, eletta nel collegio di Gallarate nel 1996. Augusta Iannini almeno ha una competenza familiare, essendo moglie di Bruno Vespa.
L'articolo 4 riguarda la tutela dell'identità e il diritto all'oblio. Il comma 3 impone un divieto di memoria grottesco: "Il giornalista evita di far riferimento, quando ciò non alteri il contenuto della notizia, a particolari relativi al passato". Provate a immaginare la serenità con la quale un giornalista scriverà un articolo sui precedenti lontani di un personaggio politico.
intercettazioniLa base segreta per le intercettazioni a Cipro foto Google Maps intercettazioni ANTONELLO SORO DARIO FRANCESCHINI Clemente Mastella angelino alfano pennarello argento Agostino Sacca Luciano Moggi in aula da corriere it Bruno Vespa e Augusta Iannini
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