‘PENSAVO FOSSE UN PORNO INVECE ERA UN DRAMMA VIOLENTO E NOIOSO’ - TINTO BRASS STRONCA ‘’NYMPHOMANIAC’’: ‘UN EROS MALATO, L’UNICA SCENA DI SESSO INTERESSANTE È LA FELLATIO IN TRENO CON UNO SCONOSCIUTO: PECCATO NON SI VEDA NULLA’ – ‘VON TRIER? MEGLIO ROCCO SIFFREDI!’

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Raffaella Serini per ‘Vanity Fair'
«Pensavo fosse un porno invece era un dramma violento». È deluso il maestro dell'eros Tinto Brass al termine della visione di Nymphomaniac, il nuovo film di Lars Von Trier che tanto scalpore ha, ça va sans dire, suscitato. Per quei pochi che ancora non lo sapessero, la pellicola è divisa in due «volumi» - il primo in sala dal 3 aprile, il secondo il 24 - che, in un lungo flashback di quasi 6 ore, raccontano l'epopea sessuale della ninfomane Joe, interpretata dalla modella francese Stacy Martin prima, e da Charlotte Gainsbourg poi.

È cinema porno, che scandalo, ma quanto fa ridere, oddio che schifo, è la solita provocazione di Lars Von Trier: da mesi le opinioni più o meno scioccate/disgustate sul film si sprecano. Noi siamo andati a casa di Tinto Brass per vedere il film assieme e farci dare il parere di un esperto. NB: la pellicola dura in totale più di 5 ore: per ovvie ragioni non l'abbiamo vista per intero, ma siamo andati a scorrimento rapido, analizzando di volta in volta le scene «più succulente».

UN PO'PORNO - Gli avevano detto Vediamo un film porno! e lui tutto contento aveva accettato: «Certo va bene, sono molto felice». Ma le aspettative sono state presto disilluse: «È un film molto serio», intuisce già dopo i primi fotogrammi. A metà del Vol.1 c'è il primo bilancio: «Finora l'unica scena di sesso interessante è quella in treno (la fellatio con lo sconosciuto, ndr): ma non è comunque pornografica, non si vede niente!», obietta il maestro. Stacy Martin è però di suo gradimento. «Questa è bella», dice. Per le scene più spinte hanno usato vere attrici porno come controfigure, faccio notare, mentre sul video scorre una serie incessante di amplessi. «È tutto abbastanza realistico», osserva, «ma di pornografico non ha niente, è soltanto un racconto. Non era necessario neanche censurarlo».

La scena in cui lei si bagna al cospetto del cadavere del padre («Si fa la pipì addosso?» - «Eh, non proprio...») è significativa, però comunque «si vede poco». Su quella delle posate al ristorante (Volume 2: Joe s'infila tutti i cucchiai che può nella vagina, facendoli cadere quando si alza e va via) ride di gusto: «Non lo trovo per niente eccitante, no».

Alcuni questo film lo hanno trovato caricaturale, a tratti persino comico. «Che faccia ridere è un conto ma non era certo nell'intenzione del regista: lui voleva fare un'opera seria». In effetti Nymphomaniac chiude la trilogia di Von Trier sulla depressione. «Si vede che il sesso è sofferto, d'altra parte si parla di una ninfomane che non riesce a godere».

VAGINA E DINTORNI - Durante le riprese le attrici hanno usato vagine finte di silicone, le riconosce? «No, l'inquadratura è così rapida che non si capisce». Brass nei suoi film non vi ha mai fatto ricorso, e ne va fiero: «Vagine mai, ma falli finti sì: sa, tante volte non c'era erezione a sufficienza». Sorge il dubbio: i peni in erezione dei due africani nella famosa scena del «sandwich», sono veri o finti? «Quelli son veri, son veri», assicura. E gli crediamo.

LARS VON TRIER - Ha visto altri film di Lars Von Trier?, domando. «Solo uno, quello senza le pareti, recitato in un teatro (Dogville, ndr) e mi è piaciuto sì, l'ho trovato interessante». Poco dopo però, durante una sodomizzazione a caso sullo schermo, giunge la stroncatura: «Tutti questi movimenti di macchina, avanti e indietro, li trovo fastidiosi. Ma purtroppo è così che li fanno adesso», sentenzia.

IL SESSO SECONDO LARS (E TINTO) - «Credevo ci fossero scene molto più forti, invece è solo un film dove si discute della sessualità femminile» dice. E che cosa emerge? Risatina. «Non lo so, l'unica cosa evidente è che c'è una curiosità per la sessualità femminile, ma non arriva a esprimerla in pieno». Ma il regista secondo lei la conosce la sessualità femminile? «Mah...», tentenna, «può darsi pure, però non la gode», azzarda. «Il sesso non è indagato come avrebbe dovuto. Ci sono situazioni di sesso, anche spinto, una dopo l'altra: ma lasciano molto a desiderare e non trasmettono emozioni».

CONCLUSIONI - «Non c'è innovazione di linguaggio, e il significante è poco significante, poco incisivo: nelle sequenze di sesso avrebbe dovuto essere molto più esplicito visivamente, andare più sul porno, benché d'autore». Guardando il film che cosa si percepisce del rapporto che il regista ha con l'eros? «Che è un eros malato, ha una devianza ed è attratto dalla devianza sessuale». Von Trier è accusato spesso di maschilismo. «Ci sta», replica. E questo è un film più violento che sessuale, quasi cattivo», aggiunge. Noioso? «Assolutamente sì».

CI PENSA ROCCO? - In definitiva, per Brass, Lars Von Trier è rimandato o bocciato? «Bocciato, assolutamente bocciato». Per fare un vero porno d'autore, invece, di che cosa ci sarebbe bisogno? «Di un'attrice e di un regista che abbiano una immaginazione porno, che sia un superamento dell'erotismo. Io oggi se potessi lo farei e chiamerei Rocco Siffredi a lavorar con me. Lui sì che sarebbe adatto». Altro, insomma, che Lars Von Trier.

 

 

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