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KITSCH BUSSA ALLA NOSTRA PORTA? – LA MOTOSEGA DI MUSK, I SALUTI ROMANI DI BANNON, IL BALLO DI TRUMP…
1. DAGO DOMANDA, VIPERETTA RISPONDE
- Thohir ha dato incarico ai suoi avvocati di querelarti per razzismo….
Viperetta: ‘Sti cazzi!
- Ti vuole portare in tribunale per razzismo…
Viperetta: Che vuole? Non diciamo cose inesatte. Filippino, indonesiano: me so’ sbagliato…Thohir è un uomo molto intelligente, non ha bisogno di queste cose. Io guardo il giardino di casa mia. Voglio parlare solo di calcio. Anzi, no: da oggi sono in silenzio stampa”
2. THOHIR FURIOSO CON FERRERO: ORA STUDIA LA QUERELA PER RAZZISMO
Da “repubblica.it”
Benvenuto in Italia, mister Thohir, e benvenuto all’Inter, il club con l'elmetto perché intorno infuria sempre la battaglia. Ci mancava anche il popolare Viperetta a increspare le giornate dell’indonesiano, dopo una settimana che già era stata indimenticabile di suo: prima i conti in rosso porpora con oltre 100 milioni di passivo, poi le dimissioni di Moratti e conseguenti maremoti interni, infine le polemiche con la Juve e in mezzo il futuro di Mazzarri che rimane incerto e legato ai risultati, com’è ovvio dopo un inizio di stagione col singhiozzo.
Per sovrappiù, ecco l’uscita sgangherata del presidente della Sampdoria Ferrero, con quel "l’ho detto a Moratti, caccia er filippino" che sulle prime avrà pure fatto ridere qualcuno, ma su cui pare che Thohir non abbia intenzione di passar sopra, anche se proprio domani è in programma a San Siro Inter-Samp. Dicono che il presidente nerazzurro si sia fatto spiegare bene l’uscita del suo collega doriano e abbia deciso che il club debba fare qualcosa per tutelare la propria immagine. La questione verrà analizzata nei prossimi giorni, ma in Corso Vittorio Emanuele l’ipotesi di una querela o di un esposto alla Procura federale è stata valutata.
La querela, per diffamazione o addirittura per frasi di discriminazione razziale, è la strada più impervia ma al tempo stesso la più clamorosa. Trattandosi di una questione tra tesserati, la querela violerebbe la clausola compromissoria e bisognerebbe chiedere alla Figc il permesso di andare in tribunale: ma su una vicenda che chiama in causa il razzismo potrebbe anche darsi che la Federcalcio, ustionata dalla storia di Optì Pobà, conceda all’Inter la facoltà di rivolgersi a un tribunale. Ma per ora si valuta la strada sportiva con un esposto alla Procura federale, oppure si attende che la Procura stessa apra un’inchiesta sulle frasi di Ferrero. Ne sapremo di più a giorni, intanto all’Inter non sono disposti a lasciar cadere la cosa.
Probabilmente, a cominciare dal comunicato piuttosto duro nei confronti della Juve dopo l’uscita di Andrea Agnelli, c’è il caso che Thohir abbia deciso di passare all’attacco e di alzare la voce in tutte le direzioni. Ieri ha anche smentito sue frasi circolate domenica che mettevano sulla graticola Mazzarri, del tipo "decisive le prossime due partite" (assai strano, proprio dopo la prima vittoria in trasferta in campionato), diffuse a mezzanotte da un sedicente sito di news che ha infilato in Google traduttore il testo di un portale indonesiano che riportava frasi di Thohir pronunciate a Jakarta.
Un gran pasticcio, o comunque un’altra grana che l’indonesiano ha provato ad attenuare con un comunicato: "Parole mal interpretate: è ovvio che i risultati sono importanti ma non stiamo a contare le partite a nessuno. Speriamo di dare continuità alla vittoria di Cesena, dove la squadra ha giocato col cuore".
l esultanza di ferrero dopo il pareggio con la roma 6
Poi è sotto gli occhi di tutti che l’Inter giochi male e non entusiasmi nessuno, e si sa che se la situazione precipitasse il club sarebbe costretto a esonerare Mazzarri. Però finora non c’è un vero piano B: Mancini e Spalletti sono fuori portata (economica) e altre soluzioni non convincono, quindi il club spera di non dover correre ai ripari. Per la stagione 2015-2016, posto che sarà difficile continuare con Mazzarri, a Thohir piace moltissimo Roberto Martinez, allenatore spagnolo dell’Everton, ex Swansea e Wigan.
3. UNA GRANA CHIAMATA VIPERETTA - PER LE TV TIMORATE DELLA FIGC ADESSO IL PRESIDENTE DELLA SAMPDORIA È DIVENTATO UN PROBLEMA
Malcom Pagani per “Il Fatto Quotidiano”
Pensavano di dominarlo, contenerlo, avvilupparlo nelle setose trame del dopo gara. Un ospite inatteso che con il corroborante ritorno del folklore anni 70 e la sincerità urticante di chi parlando sa sempre cosa restituire a pane e vino, arieggiasse il chiacchiericcio inutile, la lamentela in doppio petto del presidente x, la stagnante morta gora del pallone domenicale trasmesso alla nazione a reti unificate.
Con un occhio cinico agli ascolti e l’altro da anni abituato per ragioni di sponsor e di baracca a ratificare senza opposizione il compiaciuto autoscatto del patron di turno, i dirigenti televisivi si illudevano di aver trovato in Massimo Ferrero, neo capo tribù della Sampdoria, un’altra perfetta figurina del teatrino.
Funzionale allo scopo, meno usurata della passione ormai svanita di Aurelio De Laurentiis o dei funambolismi dialettici di Lotito e più vicina, che è quel che conta, alla necessaria scossa di stampo squisitamente cabarettistico che in altre epoche da Lecce e da Pisa, da Catania a Perugia, Franco Jurlano, Romeo Anconetani, Angelo Massimino o Luciano Gaucci, seppero come dare.
A giudicare dalle apparenze, il costante survoltaggio ha assassinato l’operazione simpatia e al morso viperesco di Ferrero, i conduttori recentemente costretti a confrontarsi con lui, non hanno saputo contrapporre antidoti. Televisivamente sono minuti di non sense quasi sempre straordinari. Ferrero è senza filtro.
Dice quel che gli passa per la testa, esagera, inventa rime, canzoni per la turbatissima Ilaria D’Amico, nazionalità. Ieri, accodandosi a una nobile tradizione che spazia dal De Sica ampezzano del primo Vacanze di Natale: “Asuncion, dichialale il secondo” alle quartine in tema dei fratelli Vanzina: “O Gesù fammi bel dono di una serva filippina/ o Gesù tu che sei buono dammi un cottage a Cortina/ sarò brava, onesta e retta/ farò doni al terzo mondo/ ma tu dammi una villetta/ Dio, Gesù, a Porto Rotondo” Ferrero è apparso nel giulivo salotto di Enrico Varriale per impartire una lezione di determinismo geografico.
Interrogato sulla sofferta dipartita di Moratti e sui giudizi di Erick Thohir, lievemente confuso sui rapporti di forza in seno all’Inter, Massimone ha dato retta al cuore, ascoltato la sua parte sciovinista e si è lasciato andare: “Gliel’ho detto a Moratti, caccia via quer filippino no, che l’ha preso a ‘ffà?”.
A quel punto Varriale, uno che nella sua vita aveva subito rispondendo a tono i paragoni canini di Cesare Maldini: “bassottino, non ti faccio più venire”, l’eloquente: “Si chieda chi l’ha messa lì e perché ce la fanno stare” di Walter Zenga e il “non mi faccio impartire lezioni da lei” di Enrico Preziosi, ha iniziato a sorridere nervosamente, a sibilare un flebile “attenzione presidente, Thohir è indonesiano”, e alla fine, non prima di aver ricevuto risposta in tema:
l esultanza di ferrero dopo il pareggio con la roma 6
“Doveva difenderlo Moratti, scusa... che vieni dall’Indonesia a insultà un emblema del calcio italiano? Si ero Moratti gli avevo dato due pizzicotti sulle recchie” ha battuto in ritirata. Il problema è comune. La risorsa Ferrero (che si è scusato ed è tutto tranne che razzista) cresciuta proporzionalmente al ritmo dei sorprendenti risultati ottenuti da Mihajlovic, è diventata un’angustia.
Ora che Mr. Jekill e il signor Hyde si scambiano i ruoli con troppa frequenza e Caron dimonio, con grigio golfino socialesotto la giacca, ha mostrato il suo volto tranciando battute e brutali giudizi a getto continuo, chi dovrebbe offrirgli la platea non sa più come prenderlo né dire con certezza fino a dove si spingerà.
l esultanza di ferrero dopo il pareggio con la roma 5
Per un mondo che fa del formalismo la sua bandiera, si indigna solo in coincidenza di un dramma, ma tollera ampiamente da decenni le battute di Moggi sul nome di Kakà, le freddure di Lotito sullo strabismo di Marotta o gli ululati da branco selvaggio, il cavalcare anarchico di Ferrero nelle praterie di genere è una nèmesi sacrosanta. Niccolò Carosio, è vero, fu estromesso dai palinsesti per un “negraccio” mai pronunciato.
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Ma i tempi sono cambiati, l’indignazione popolare ha ricalibrato i suoi parametri e nel Paese in cui un assessore all’Urbanistica della Regione Lombardia, Viviana Beccalossi, con elegantissimo calembour, consiglia a Rosario Crocetta di rasserenarsi in diretta: “Frocetta, prendi il Valium”, nessuno può sentirsi veramente offeso, ferito o soprattutto stupito dalla fedele riproduzione in forma pallonara del circo nazionale. Ferrero ingolosiva e come nella tradizione, andando verso il lardo, i custodi dello spettacolo mediatico ci hanno rimesso zampino, presunto decoro e tranquillità. Ferrero gli è scappato.
l esultanza di ferrero dopo il pareggio con la roma 2
Scomparso dal radar, dai braccialetti elettronici e dalle previsioni ottimistiche, ora viaggia per conto suo. Riprenderlo è una preoccupazione superflua. L’anestesia è totale, l’assuefazione assoluta, il Quinto potere, legge. Ferrero piace, ma non è Peter Finch. Nessuno cercherà di imitarlo: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più” né di farlo tacere. Tavecchio presiede e molto altro da dire non c’è.
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