DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
1 - Ã SNEIJDER CHE FA LA DIFFERENZA
Mario Sconcerti per il "Corriere della Sera"
Bene entrambi, Inter e Napoli. L'Inter fa la sua partita ordinata che però sembra un piccolo sogno rispetto a sabato scorso. à la partita della squadra più forte su un campo di periferia, come ai vecchi tempi. Qualcosa di Ranieri incide, è chiaro. Trova degli anticorpi nel ventre antico della squadra, ma ottiene anche risultati. Non c'è niente di risolutivo se non i tre punti che portano l'Inter in testa al girone. Nessuno si aspettava niente di più. à un Inter che resiste e un po' rilancia.
Qualcosa forse sta cambiando negli equilibri europei. Gli anni scorsi soffrivamo di più queste partite di mezzo. Oggi il risultato va subito dove è normale. In sostanza tira un vento cattivo dovunque e il semplice rientro di Sneijder e Motta diventa una proposta di futuro. Il risultato di Lille conferma che Ranieri ha in mano la fragilità della squadra. L'Inter conferma le sue lentezze, la sua overdose di macchinosità , ma è una squadra che può ancora battere chiunque. Il merito di Ranieri, in un momento di burrasca evidente, è riportare tutto a una ragione normale.
Non c'è declino ufficiale, solo mancanza di coordinazione. Intanto Sneijder ha portato la sua piccola differenza, Thiago Motta anche, non è un caso che per una volta l'Inter non abbia preso gol. Deludente anche il Lille, ma i francesi sono spesso frizzanti e inespressi. Vivono in una nazione che non ha capitale. Parigi non ha una squadra. Il Paris Saint Germain di Leonardo, salvo gli sceicchi, sarebbe più o meno Sesto San Giovanni, una lunga periferia. Il campionato è destinato alla provincia (Lione, Nantes, Marsiglia, Lille, Bordeaux), questo è il grande limite che ha portato le squadre francesi a non vincere mai.
Però l'Inter di ieri è messa bene in campo, non si può solo guardare gli angoli che perdono colore. C'era del gioco nel controllo della partita dopo il gol di Pazzini. Almeno una buona promessa. Il Napoli è andato oltre l'ennesimo spareggio. Forse il limite è questa sfida con la storia ogni volta: record di spettatori, miracolo di folla e di gioco, eventualmente caccia a chi ha colpa se non funziona la regola.
La partita con il Bayern conferma che il Napoli è una grande squadra quando può giocare al massimo. Deve imparare a vincere dando meno. Intanto anche stavolta ha mostrato di avere un'organizzazione superiore ai propri mezzi. Infatti sono tutti contenti del pareggio. Ma, a essere sinceri, non gli avrei mai dato 5 punti dopo tre partite.
2 - INUTILI MAZZATE...
Maurizio Crosetti per "la Repubblica"
Nel giorno dei conti che non tornano, l´ultimo degli Agnelli preferisce un regolamento di conti. Il giovane presidente Andrea sistema, in un colpo solo, 4 anni di infausta gestione e una cattedrale di storia come Del Piero. Nessuna pietà , né per gli incapaci (l´aggettivo è di Agnelli), né per la bandiera: che questa fosse l´ultima stagione juventina del capitano lo sapevano pure i pilastri del nuovo stadio. Il fatto è che Andrea Agnelli avrebbe tanto voluto che l´ultima annata del memorabile fosse la scorsa, che insomma Del Piero si fosse già tolto dalle scatole. Invece lo dovrà sopportare per qualche mese ancora.
E se è difficile per qualunque tifoso bianconero trovare una definizione più esatta per il francese Blanc e i suoi opachi consulenti di mercato, sorprende che la Juve metta in piazza virgolette e aggettivi qualificativi: una volta, i panni sporchi si lavavano nelle ville in collina, adesso si sciacquano in Po. Il giovane Agnelli, cresciuto sportivamente (e non solo) sulle ginocchia di Antonio Giraudo, una specie di zio fantasma rimasto assai vicino alla famiglia dopo la scomparsa del dottor Umberto, ha assimilato la stessa durezza di tratto e di parola: di sicuro, non è un piemontese falso e cortese.
Però, questo alzare sempre i toni del dibattito non depone sulla lucidità nell´affrontarlo. Parlare alla pancia dei tifosi può anche essere utile, magari quando si reclamano scudetti che non torneranno; viceversa, ragionare e decidere solo con i visceri, a volte è pericoloso. Lo zio Antonio era un chirurgo, sezionava in silenzio le carni dell´avversario e semmai mandava allo scoperto Moggi, figura che ad Andrea Agnelli manca. S´inventi un Lucianone, oppure taccia.
E poi, accidenti, era proprio il caso di dare l´ultima mazzata a Del Piero, facendo finta che sia una carezza? Quando il giovane Agnelli era un bimbo, il capitano già vinceva tutto, i conti tornavano, le ali pure, lo zio Antonio fatturava, Moggi telefonava, il tifoso godeva, invece oggi vive di speranze: pessimo bilancio, pure questo.
3 - GENTILE E IL SOGNO LIBICO: «ALLENERà LA NAZIONALE DEI RIBELLI»...
Gaia Piccardi per il "Corriere della Sera"
Più che un'investitura in piena regola, una candidatura al telefono. «Mi ha chiamato dalla Libia un onorevole, ma non mi chieda il nome perché non me lo ricordo...». Un onorevole senza un governo? «Una persona della politica...». Gheddafiano o ribelle? «Guardi, mi hanno chiesto la disponibilità ad allenare la nazionale di calcio libica e io ho detto sì, di slancio. Ma naturalmente non c'è un accordo formalizzato».
Ricomincia così - zero a zero, palla al centro e fischio d'inizio chissà quando - l'avventura nel calcio di Claudio Gentile, nato a Tripoli il 27 settembre 1953, roccioso terzino della Juve e dell'Italia campione del mondo '82, l'uomo che annientò Maradona e Rummenigge e che oggi sogna, per ragioni di cuore, di tornare a sedersi sulla panchina più nobile della capitale, che dopo la guerra civile troverà parecchio trasformata.
Aveva 8 anni quando la sua famiglia tornò in Italia. «I miei genitori, che hanno 79 e 82 anni, me ne parlano ancora con le lacrime agli occhi. Mio zio lavorava nell'unica concessionaria Fiat di Tripoli, dove Gheddafi, allora soldato semplice, portava la 124 a fare il tagliando. La Libia ha una bellezza che chi ha vissuto lì non ha dimenticato, la gente è buona e legatissima a noi italiani, e il calcio sarà una delle strade verso la normalizzazione».
Bisognerà aver pazienza, prima di poter forgiare le maglie bianche con la bandiera provvisoria, la divisa approvata dal Consiglio nazionale di transizione con cui la Libia si è qualificata per la Coppa delle nazioni africane 2012. Ma a Gentile, fermo come tecnico dalla vittoria dell'Europeo 2004 con l'Under 21 («Ma a non allenare non è che si disimpara, eh...»), non mancano le idee: «Video, molte amichevoli con le squadre europee, inclusa l'Italia: il problema del calcio libico è la chiusura verso il mondo, ma si può costruire qualcosa di buono in breve tempo.
Certo la tempistica dipenderà dai fatti: nella situazione attuale non andrei, prima bisogna catturare Gheddafi, processarlo e condannarlo come Saddam Hussein». E sbarazzarsi, magari, di quel soprannome mai troppo gradito e oggigiorno decisamente ingombrante. «Mi chiamano Gheddafi da quando ero ragazzo. Per me non ha mai avuto senso: mi offendeva, mi feriva dentro, però non l'ho mai dato a vedere».
Molti particolari devono ancora trovare il loro posto naturale, nella nuova Libia. Il ruolo di c.t., almeno quello, non è vacante, come racconta Gentile a Oggi in edicola. «Porterò con me i miei figli, i miei zii e i miei anziani genitori, che per due volte chiesero al dittatore di rientrare e per due volte furono rifiutati. Li spogliò di tutto e li mise alla porta con una valigia di cartone. La Libia pacificata sarà un posto pieno di opportunità di lavoro per molti italiani». Palla lunga e pedalare. Non è cambiato poi moltissimo, in questo senso, da allora.
pazzini INTER JEAN CLAUDE BLANC E ANDREA AGNELLI hamsik napoli bayern jpegDE SANCTIS PORTIERONE DI NAPOLI BAYERN CLAUDIO RANIERI CLAUDIO GENTILE ANDREA AGNELLI E DEL PIERO
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