NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
1 - “CAMPO DALL`ORTO? NON HO ANCORA CAPITO LE SUE IDEE"
Carlo Tecce per “Il Fatto quotidiano”
Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazione, è un renziano atipico. Anche perché fa politica da quasi vent`anni, sempre al centro, fra i discendenti della Democrazia Cristiana. Qualche giorno fa, in commissione parlamentare di Vigilanza Rai, non ha risparmiato appunti all`amministratore delegato Antonio Campo Dall`Oro, che proprio Matteo Renzi ha indicato al vertice di Viale Mazzini.
campo dall orto monica maggioni rosy bindi
"Giacomelli bacchetta Campo Dall`Orto", è un titolo apparso ovunque.
E non è corretto: le mie erano riflessioni, non bacchettate.
Allora lo promuove.
[...] Le intenzioni egli obiettivi di Campo Dall`Orto mi sembrano condivisibili, ma faccio notare che occorre una maggiore velocità. Capisco non sia facile. [...] Luigi Gubitosi aveva elaborato un progetto interessante. [...] Ora l`azienda ha legittimamente accantonato il progetto dell`ex direttore generale, che di certo non era scolpito nella pietra, ma il tema resta di primaria importanza. Aspettiamo di scoprire l`idea di Campo Dall`Orto.
[...]
I parlamentari dem contestano le troppe assunzioni esterne di Campo Dall`Orto, aderisce alla protesta?
Mi attengo alle regole. Con la riforma di questo governo, entro due mesi sapremo i criteri che ha utilizzato l`amministratore delegato, i le esperienze, i compensi. Non mi esercito in valutazioni premature. Ma sono convinto che ci siano i margini per valorizzare le potenzialità interne all`azienda.
A proposito di riforma, i consiglieri d`amministrazione si ritengono depotenziati o, peggio, inutili.
E curioso: gli atti fondamentali, nomine a parte, sono demandati al Cda che, tuttavia, fino a oggi, ha sempre votato compatto quello che propone Campo Dall`Orto. Forse i consiglieri non hanno ancora contezza del ruolo che ricoprono.
[...]
Tagliare, tagliare, tagliare.
Gubitosi l`ha fatto a fondo, spero si prosegua per abbattere gli sprechi. Tutti i Cda Rai hanno sempre chiesto più soldi dal canone e che non si toccasse la quota di pubblicità. Se si intendeva lasciare tutto come prima non serviva la riforma che ha trasformato Rai in una vera azienda: contano anche i ricavi, per esempio la capacità di vendere all`estero i propri prodotti, e i risparmi nei centri di costo.
[...]
Come risponde a chi - come La7 - rivendica un`offerta da servizio pubblico?
[...] Ai tempi della Rai Giovanni Floris non era così appassionato di canone, ora che lavora per La7 ha dedicato alla nostra riforma quindici puntate.
[...]
2 - RAI, IL PD HA GIÀ RINNEGATO CAMPO DALL'ORTO. IL DG SCARICATO DAI DEM: "È IL NUOVO MARINO". SCOPPIA IL CASO CALIFORNIA
Paolo Bracalini per “Il Giornale”
«Campo Dall'Orto? Rischia di diventare il nuovo Ignazio Marino del Pd». A meno di un anno dall'insediamento del direttore generale Rai, nel Partito democratico e nel governo serpeggiano dubbi, preoccupazioni, ansie. «Il primo anno lo ha già buttato, gli altri due che gli restano rischiano di essere anche peggio - commenta Michele Anzaldi, numero uno del Pd in Vigilanza Rai - Gli ascolti sono calati, il Tg3 è crollato, l'unica cosa di cui si sta occupando Campo Dall'Orto è tagliare l'informazione Rai. La sera del voto sa che programma è previsto in Rai? Gazebo».
Che un renziano doc come Anzaldi citi la scadenza del mandato del dg (renziano) Dall'Orto, nominato nove mesi fa, è una spia indicativa. La nuova legge assegna al dg Rai i poteri di un amministratore delegato, ma ne accorcia la durata a tre anni (dunque al 2018 per Campo Dall'Orto).
Sempre che, visto il basso gradimento che registra tra i suoi grandi elettori renziani, l'avventura di Cdo a Viale Mazzini non possa finire anche prima, come sembra suggerire Luigi Bisignani sul Tempo. In commissione di Vigilanza Rai, chi ha demolito nel modo più duro il nuovo piano della Rai non è stato un grillino o un parlamentare dell'opposizione, ma il sottosegretario alla Comunicazioni Antonello Giacomelli, l'uomo del governo che cura il dossier Rai.
«Serve una trasformazione profonda, non cosmetica dell'azienda» bacchetta il sottosegretario, che non vede un «vero piano industriale, ma solo un'indicazione di obiettivi». Detto in termini meno istituzionali: fuffa. Altra spia d'allarme. L'apertura di un fascicolo sulle assunzioni esterne all'Anticorruzione. Un'iniziativa presa personalmente da Raffaele Cantone (anche lui uomo di fiducia di Renzi) e che, fa notare chi lo ha sentito, non era affatto un atto dovuto, ma una decisione assunta dopo aver analizzato le carte. E si rischiano sanzioni dall'Anac, per questo nei vertici Rai c'è il terrore.
Poi si aggiungono le figuracce, non poche negli ultimi mesi (dalla bestemmia a Capodanno in poi), il ruolo fumoso di nuove figure apicali (che sta facendo Verdelli, capo unico dell'Informazione Rai?), gli episodi poco compatibli con l'idea di una «nuova tv pubblica».
Come i 14 dirigenti spediti in California per una convention televisiva, dove però Sky e Mediaset mandano 4 e 3 dirigenti, non una dozzina. Mentre si fanno fuori i giornalisti non allineati, e si trattano gli incentivi (a colpi di mezzo milione di euro) per i manager fatti fuori, compreso l'(ex?) renziano Luigi De Siervo, uscito «consensualmente» dalla Rai. Che il 2 giugno, per la Festa della Repubblica, non ha trovato di meglio che mandare in onda una replica (Benigni) di quattro anni fa. Le grandi idee arriveranno, più avanti, forse.
3 - ANZALDI: "CHE SCIATTERIA IN AZIENDA IL 2 GIUGNO IN ONDA UNA REPLICA"
P.D.L. per “Il Tempo”
«Credo che in Rai, purtroppo, ci sia molta sciatteria. E soprattutto una visione errata, o peggio che non tiene conto dell’impegno previsto dal rispetto del contratto di servizio». È lapidario Michele Anzaldi, deputato Pd e Segretario della Commissione di Vigilanza Rai. Illustra il concetto con un riferimento molto chiaro.
«Cito un fatto: la Repubblica, oggi (ieri per chi legge ndr ) dedica ben cinque pagine al 2 giugno, a 70 anni dal referendum Monarchia-Repubblica. La Rai, invece, ad oggi prevede semplicemente di mandare in onda la replica dello spettacolo di Roberto Benigni La più bella del mondo, sulla Costituzione. Ecco, questo per me è inconcepibile».
E prosegue: «Uno dei due fa un cattivo lavoro. E mi pare chiaro che non è Repubblica, perché sta sulla notizia dell’evento. Al contrario, la Rai servizio pubblico, sostenuta da un grandissimo finanziamento e dalla raccolta di pubblicità, ha ritenuto di dedicare all’evento una semplice replica».
Anzaldi argomenta: «È un obbligo del servizio pubblico far capire il significato storico del 2 giugno anche per consentire a tutti noi di arrivare con maggiori consapevolezze a votare al referendum del prossimo ottobre. Che, a prescindere da come la si pensi, è un passaggio decisivo. Invece la tv pubblica sta sprecando un’ occasione e, peggio ancora, sta compiendo un disservizio.
E pensare che ha uno sterminato patrimonio d’archivio». Dunque «si potevano utilizzare immagini d’epoca, e magari coinvolgere le generazioni che si sono succedute dal ’46 ad oggi. Da chi, penso ad un personaggio come Andrea Camilleri, votò al referendum su Monarchia e Repubblica fino ad un giovane che voterà ad ottobre per il cambiamento della Costituzione.
Invece niente. E poi - prosegue - lo spettacolo di Benigni fece il botto di ascolti già alla prima messa in onda, perciò la gente lo ha già visto. Per non parlare poi del fatto che risale al 2012: da allora sono cambiati due governi e un Presidente della Repubblica. Un quadro sconfortante. O addirittura peggio, se non vi fossero giornali come Repubblica e come il Tempo, che a spese loro e con il lavoro dei giornalisti fanno un’informazione diffusa corretta».
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