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Marco Giusti per Dagospia
Cannes sesto giorno.
Giornata intensa oggi a Cannes. Vengono presentati ben tre film in concorso, stamattina "Shield of Straw" del prolifico Takashi Miike, poi "Un chateau en Italie" di Valeria Bruni-Tedeschi e stasera, solo per critici, "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino. L'ossessione per il denaro e la costruzione di una societa' dove tutti hanno un prezzo e' il motivo centrale di tutti i film orientali che abbiamo visto a Cannes, ma raggiunge l'apice in questo violento, ma sorprendente thriller giapponese diretto da Takashi Miike, "Shield of Straw", tratto da un manga di Kazuhiro Kiuchi, "Be Bop Highschool".
Il vecchio Ninagawa, miliardario e potentissimo, dichiara sui giornali e le tv che paghera' un miliardo di yen a chi uccidera' Kuyomaru, il maniaco omicida che ha ammazzato la sua figlioletta di sette anni. E' lo stesso Kuyomaru, davvero pazzo e maniaco, a consegnarsi alla polizia, che dovra' pero' scortarlo fino a Tokyo per il processo. Questo scatenera' una caccia all'uomo gigantesca, con 125 milioni di possibili killer, cioe' tutti gli abitanti del Giappone, che hanno una buona ragione per vendersi l'anima.
E il protagonista, l'onesto poliziotto Mekari, dovra' a lungo lottare con il suo concetto d'onore, fino alle più tragiche conseguenze. Un po' come il vecchio "Quel treno per Yuma" di Delmer Daves. Se la prima parte, un po' alla Tony Scott, e' tutta d'azione (anzi grande azione) e vede un gruppo di cinque poliziotti scortare il mostro prima in autostrada e poi in treno, nella seconda si scatena il delirio, non solo perche' nel gruppo c'e' una talpa, ma perche' il miliardario insiste nel promettere miliardi e tutti, a cominciare dai poliziotti sono pronti a vendersi.
Il film acquista quindi i toni più' deliranti che Miike sa ben gestire, come ha dimostrato il complesso "Il fascino del male", visto l'anno scorso, che e' un po' la versione in negativo di questo, e da puro thriller girato con molti mezzi si passa a un ritratto violento di un paese dove i soldi e i rapporti di classe che i soldi portano sono tutto.
E, di fondo, rimane che e' uno dei pochi film di Cannes, assieme a "Like Father Like Son" di Kore-Eda, con una grande idea di cinema. Grandi fischi in sala da parte dei maniaci del cinema d'arte e della bellezza, ma anche applausi da parte dei fan. Miike si sa divide parecchio. Pero' stavolta il suo film funziona.
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