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Marco Giusti per Dagospia
Cannes. "I ricchi sono tutti pazzi e tirchi". Almeno Valeria Bruni Tedeschi quando parla di ricchi dal doppio nome, della loro pazzia, della loro malattia e quando parla degli attori, delle loro nevrosi e, soprattutto, degli attori figli di registi, sa perfettamente di cosa si parla.
Puo' non piacerci completamente, irritarci, stupirci per certe ingenuita', ma "Un Chateau en Italie" terzo film diretto da Valeria Bruni Tedeschi, che e' stato a lungo applaudito poco fa da un pubblico commosso e ammirato sulle note di "Viva la pappa col pomodoro", non e' mai fuori luogo, ne' presuntuoso ne' vuole essere qualcosa che non e'.
Magari in questo ritratto, più o meno reale, della famiglia Bruni Tedeschi, che qui si chiama Rossi Levi, composto da Luisa, la stessa regista, nei panni di una ex-attrice ("ho preferito la vita"), Ludovic, Filippo Timi che filippotimeggia molto, un fratello malato terminale con annessa fidanzata, Celine Salette, una madre buffa e svampita, Marisa Borini, anche se non c'e' nessuna sorella o sorellastra, avremmo preferita più' compostezza, più rigore.
Ma quello che viene fuori e' un film talmente candido sul mondo dei ricchi decaduti e su quello nevrotico del cinema, visto che il fidanzato di Luisa, Nathan, e' proprio interpretato da Louis Garrel, imbruttito, sembra Roberto Cotroneo senza barba, con annesso padre regista, interpretato da Andre Wilms, che fa pure il piacione con la donna del figlio, che alla perdoniamo cose che sulla carta ci sarebbero sembrate imperdonabili.
Come questa svagatezza da fine razza cosi' esibita, con tanto di viaggio a Londra per vendere un Bruegel da 2 milioni di sterline, o il viaggio comico a Napoli di lei per sedersi una sedia miracolosa che dovrebbe aiutarne la fecondita', con tanto di suore napoletane inferocite.
Alla fine perdoniano anche l'esibizione continua di nevrosi, quasi per fare di se stessa un Nanni Moretti, perche' sentiamo una vera liberta' di raccontarsi senza veli. Ovviamente, anche se il fm e' girato in Italia e parlato quasi sempre in italiano, non esiste nessuna nostra coproduzione. Non sia mai che si rischi di prendere qualche premio.
A parte il delirio di tutti questi attori che vogliono fare i registi, solo in questa giornata erano tre, Cannes e' costruita come autocelebrazione del cinema francese, delle sue produzioni e coproduzioni, con un occhio particolare al mercato americano.
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