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Enrico Parola per il “Corriere della sera”
Alexander Pereira resti alla Scala fino al 2022. Riccardo Chailly offre così il suo sostegno all' attuale sovrintendente proprio quando si sta discutendo dei possibili successori del manager austriaco. Il 18 giugno si terrà il Consiglio di amministrazione in cui in cui potrebbe emergere un nuovo nome: accantonati Fuortes e Ortombina, il più accreditato è quello del francese Dominique Meyer, ora al vertice dell' Opéra di Parigi.
Il direttore musicale del teatro e della Filarmonica ha reso pubblico il suo appoggio a Pereira durante un incontro alla Scala con il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana. Ha sottolineato Chailly: «La mia programmazione qui arriva al dicembre 2022; le prossime stagioni sono già state disegnate e sarebbe assolutamente illogico cambiare ora; stiamo lavorando benissimo, fin troppo in alcuni momenti. L' orchestra e il coro sono orgogliosi del percorso fatto e i successi ottenuti durante le tournée in varie capitali europee della musica lo confermano. Il teatro ha bisogno non di scosse ma di serenità, chi ha fatto bene fino ad oggi deve essere messo nelle condizioni di continuare a farlo».
Parole che si inseriscono nel valzer delle ipotesi circolate in questo periodo («ne ho sentite tante: sembra che alcuni abbiano più informazioni di me, di Pereira e del Cda», ha detto Chailly). L' incarico di Pereira scadrà infatti a fine 2019. Il Cda potrebbe decidere di riconfermarlo per altri 5 anni, concedergli una proroga (fino al 2022 per allineare il suo incarico a quello di Chailly) oppure nominare un nuovo sovrintendente. Nel dialogo con Fontana il maestro ha alzato la bacchetta anche sulla sua città, Milano: «Straordinariamente vivace e con un' enorme attrattiva culturale, ma talvolta un po' presuntuosa e autocelebrativa: anche le sue eccellenze potrebbero essere confrontate con quelle degli altri».
Tra queste c' è la musica, come ricordava Fontana citando la recensione di un quotidiano francese al concerto della Filarmonica a Parigi («Questa è l' Italia che ci piace»).
«Ovunque andiamo ci riconoscono la disorganizzazione ma al contempo la grandezza della storia, dell' arte e della cultura - la risposta di Chailly - In questi anni ho lavorato tanto con l' orchestra che ora è richiesta da tutte le capitali della musica».
Confessando poi la sua ossessione per Puccini («Ne sono tarantolato, lo studio giorno e notte; accanto a lui il suo contemporaneo Mahler: entro il 2020 completeremo l' integrale delle sinfonie») Chailly si è proiettato sul prossimo 7 dicembre: «Per la prima volta la Scala aprirà la sua stagione con Tosca; mi sembra incredibile che non fosse mai stata scelta quest' opera del melodramma italiano». Tosca sarà Anna Netrebko: «Le ho fatto mandare lo spartito: riproporremo la prima Tosca, quella romana del 1900; le prime versioni di Puccini sono spesso le migliori, le più audaci, poi edulcorate per pressioni esterne».
Ricordando la Missa Papae Pauli (composta dal padre Luciano per Papa Montini) e diretta a fine maggio a Brescia, Chailly ha svelato: «Mio padre ha voluto incidere sulla tomba di famiglia proprio le note dell' eco delle campane che si ascolta al Dona nobis pacem . Era assorbito da quest' opera, ce ne parlava ogni sera a cena; mi ricordo l' incontro col papa in Vaticano, avevo 14 anni. Mio padre gli consegnò la registrazione della prima esecuzione fatta dai complessi Rai al Foro Italico».
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