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Marco Giusti per Dagospia
Oltre le colline di Cristian Mungiu.
Evvai! Dopo "Amour" di Michael Haneke e "Io e te" di Bernardo Bertolucci arriva, giusto in tempo per Halloween, un altro allegrissimo film premiato all'ultima edizione di Cannes. Si tratta di "Oltre le colline ("Dupa Dealuri" è il titolo originale) del rumeno Cristian Mungiu, già premiato nel 2007 con la Palma d'Oro per un mélo femminile sull'aborto, "3 mesi, 4 settimane, 2 giorni".
In questo caso, invece, Mungiu ha ottenuto il premio per la miglior sceneggiatura, un po' discutibile visto che il film è pochissimo scritto nonché tratto da un romanzo, di Tatiana Bran, e quello, più giusto, per le due ignote protagoniste, Cosmina Stratan e Cristina Flutur, che sono venute a ritirarlo a Cannes con i vestiti meno glamour che si siano mai visti in un festival. Va detto che "Oltre le colline", con le sue più di due ore e mezzo di rigoroso dramma di passioni e di poteri all'interno di una piccola comunità religiosa femminile è un film di grande tenuta stilistica che si può amare molto.
Ammesso che si abbia una certa dimestichezza col cinema rumeno. Costruito con grandi e complessi piani sequenza che vedono gli attori quasi muoversi attorno alla macchina da presa, il film segue la storia d'amore e di fede fra due povere orfanelle, Voichita e Alina, che hanno passato assieme la propria infanzia, sono state poi divise nell'adolescenza, e sono rimaste legate da qualcosa di più dell'amicizia. Così, quando Alina torna dalla Germania rivela subito che ha intenzione di portarsi via per sempre l'amica, ma questa vive ormai da suora in un poverissimo convento ortodosso dominato da un Pope barbuto che male vede l'Occidente e le sue tentazioni.
E che controlla con violenza tutte le donne della comunità . Alina, per non perdere a nessun costo Voichita e per riuscire comunque a dormire ogni notte con l'amica, sostiene anche di volersi fare suora, di aver trovato anche lei la fede. Questo la porterà a uno scontro violento col Pope e a un vero calvario psicologico e fisico con tanto di esorcismo rurale in una Romania lontana e misteriosa.
Film di grande stile e di grande bellezza visiva, rilancia Mungiu come autore di prima grandezza e si impone come uno dei maggiori film dell'anno. Certo, non per tutti i gusti, ma solo l'idea della ragazza amata da Alina al centro di ogni inquadratura, anche della più banale, dimostra quanto sia regista sofisticato e complesso Mungiu. In sala dal 31 ottobre.
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