FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Marco Giusti per Dagospia
È l’anno del cinema irlandese. E è difficile trovare qualcosa di più irlandese di questa perfetta, commovente piccola storia ambientata nell’Irlanda rurale del 1981. Tratto da un racconto della scrittrice Claire Keegan, “Foster”, candidato all’Oscar come Miglior Film Straniero, perché parlato in irlandese, e così andrebbe visto, impazzirete per questo “The Quiet Girl”, scritto e diretto dal quarantenne dublinese Colm Bairéad, finora documentarista e regista di parecchi corti, prodotto dalla moglie, Cleona Ni Chrualoi, fotografato dalla fenomenale Kate McCullough.
La storia è semplice. La piccola Cait, interpretata da una bambina meravigliosa, l’inedita Catherine Clinch, che è la sostanza poetica del film oltre alle verdi colline d’Irlanda, vive con una marea di fratelli e sorelle in una fattoria. C’è un padre macho, fetente e traditore, Michael Patric, che si gioca a carte le giumente, e una, Kate Nic Chonaonaigh, sempre incinta, incapace di reagire ai soprusi del marito, che non ha tempo per star dietro a tutti i suoi figli.
Cait, già grandina, risponde al disagio familiare facendo la pipì a letto e rifugiandosi solitaria in mezzo ai prati. La madre decide così di mandarla da una lontana cugina, la Eibhlin Kinsella di Carrue Crowley, che vive con il marito Sean, Andrew Bennett, in una fattoria a tre ore di macchina da dove stanno loro. Abbandonata dal padre come un pacco a casa dei Kinsella, piano piano Cait entra in contatto con il calore di una coppia di brave persone che sanno come parlarle e le entrano nel cuore.
Costruito per piani fissi in un formato quasi quadrato, il film ha una scrittura rigorosa dove i personaggi riescono con poche parole a farci capire la complessità dei loro sentimenti. Ma è la reazione della silenziosa Cait all’amore di due sconosciuti che funziona come fuoco della storia davvero minimale che coinvolge due famiglie di quest’Irlanda lontana, ma che non sembra tanto diversa, umanamente parlando, dal nostro più profondo meridiano.
Di solito però il bambino o la bambina che le madri di famiglie numerose affidavano a sorelle o cugine senza figli, ritornavano nella pur turbolenta situazione iniziale. Qui la confusione della famiglia di Cait è tale che lo spettatore da subito tifa per la nuova famiglia della bambina. Avverto che nel finale si piange. In sala.
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