IL CINEMA DEI GIUSTI - “LE IDI DI MARZO” DI GEORGE CLOONEY NON SARÀ UN CAPOLAVORO, MA CHI MAI LO FAREBBE DA NOI, UN FILM SULLA GUERRA TRA GLI ADDETTI STAMPA E CONSIGLIORI DI BERSANI E RENZI? NON RIUSCIAMO NEANCHE A FAR QUALCOSA DI SERIO SUL CASO SCILIPOTI - RYAN GOSLING, (UN RONDOLINO INTELLIGENTE) E CLOONEY (IL DEMOCRATICO NON LIMPIDO COME SEMBRA) SONO PERFETTI. E, OVVIAMENTE, LA BATTUTA SULLA PRIMA REGOLA IN POLITICA, "MAI SCOPARE LA STAGISTA", DA NOI FA ANCORA RIDERE…

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Le idi di marzo di George Clooney.
Marco Giusti per Dagospia

Se "Midnight in Paris" di Woody Allen apriva lo scorso maggio il Festival di Cannes, "Le idi di marzo" quarta prova da regista di George Clooney dopo i notevoli "Confessioni di una mente pericolosa" e "Good Night, and Good Luck" (e il meno riuscito "In amore niente regole"), apriva in maniera non meno prestigiosa il Festival di Venezia. Nessuno dei due film è un capolavoro, ma sono particolarmente adatti al pubblico di bocca buona europea che si sente intelligente a vedere Allen, che supera i 5 milioni di euro di incasso totale da noi, o Clooney, che sfida i nostri campioni di cinema natalizio.

"Le idi di marzo" non è il grande film sulla politica americana che la stampa piu' attenta si aspettava, ma comunque un solidissimo thriller politico ben scritto e ancor meglio interpretato da un cast che va dalla giovane star piu' figa del momento, Ryan Gosling (l'eroe di "Drive") allo stesso Clooney, da Philip Seymour Hoffman a Paul Giamatti, da Marisa Tomei a Evan Rachel Wood. Dietro a questa perfetta macchina di tradimenti, giochi e doppi giochi durante le primarie del partito democratico, fra addetti stampa ambiziosi, giornalisti vampiro, politici senza peli sullo stomaco, c'e' una commedia di Beau Willimon, dove non c'e' un errore di sceneggiatura e gli attori possono adagiarsi comodamente nei panni dei personaggi.

Niente di nuovo, magari, se uno si ricorda i vecchi film di Franklyn J. Schaffner ("L'amaro sapore del potere", scritto da Gore Vidal) o di Michael Ritchie ("Il candidato", scritto da Jeremy Larner), che sono un po' i grandi modelli di tutti i thriller politici successivi, ma è comunque un piacere ritrovare certi temi e modelli classici in un film di oggi. Inoltre Ryan Gosling e George Clooney non sfigurano affatto a confronto con i grandi attori del passato che hanno incarnato idealismo e cinismo politico, da Herny Fonda a Cliff Robertson, da Melvyn Douglas a Robert Redford.

E domandiamoci pure chi mai lo farebbe da noi, poi, un film serio sulla guerra tra gli addetti stampa e consigliori di Bersani e Renzi (Fausto Brizzi e Giorgio Gori...) per le primarie del partito democratico, coinvolgendo i giornalisti alla Feltri, o sulle scopate sbagliate tra un politico e una stagista? Non riusciamo neanche a far qualcosa di serio sul caso Scilipoti, a parte gli sketch di Corrado Guzzanti in "Aniene". Clooney riesce a fare un film non solo credibile, ma di grande finezza intellettuale sulla politica americana e le sue macchine del fango, sui concetti non solo da noi smarriti di lealtà e dignità.

Se Ryan Gosling, come Rondolino intelligente e Clooney come democratico non limpido come sembra sono perfetti, Philip Seymour Hoffman e Marisa Tomei hanno ruoli piu' limitati, Paul Giamatti somiglia un po' troppo a Curzio Maltese, mentre Evan Rachel Wood e' notevole come stagista democratica. E, ovviamente, la battuta sulla prima regola in politica, "mai scopare la stagista", da noi fa ancora ridere. In uscita il 16 dicembre.

 

Locandina Le Idi di Marzo La locandina de Le Idi di marzo Gosling Seymour Hoffman e Marisa Tomei ne Le idi di marzo George Clooney ne Le idi di marzo George Clooney e Ryan Gosling dietro le quinte di Le idi di marzo