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Marco Giusti per Dagospia
Mentre da noi si manganellano i ragazzi delle scuole e si rapiscono i ragionieri di Berlusconi, arriva fresco fresco dall'America un film che descrive minuziosamente la dura vita dei poliziotti di Los Angeles che pattugliano le zone più malfamate della città tra neri e ispanici armati fino ai denti vista attraverso i loro stessi occhi. "Una sottile linea blu", recita la voce fuori campo di Jake Gyllenhall a commento delle immagini della sua videocamerina, "proteggendo le prede dai predatori, i buoni dai cattivi. Noi siamo la polizia".
E questo è solo l'inizio del crudo, violento, ansiogeno "End Of Watch", scritto e diretto da David Ayer, lo sceneggiatore di "Training Day" e "Fast and Furious" da poco passato alla regia e tutto costruito con immagini video coordinate dallo strepitoso direttore della fotografia russo Roman Vasyanov. La differenza tra un qualsiasi vecchio film di poliziotti, cito per tutti "I nuovi centurioni" di Richard Fleischer, è in questa particolarissima costruzione visiva, una specie di tour de force anche narrativo, visto che tutti, anche i messicani cattivi si autoriprendono.
Se questo da una parte ci rende un po' scettici, visto che dopo un po' ci si chiede chi stia davvero raccontando il film e chi lo stia montando (un po' di grammatica cinematografica, perbacco!), da un'altra rende un racconto di banale cronaca violenta cittadina o di fiction poliziesca, molto più palpitante del previsto, perché è nei momenti per strada dove non accade nulla che senti che può entrare d'improvviso qualcosa di tremendo.
Le telecamerine obbligano tutti gli attori, poliziotti e cattivi, a un maggior realismo e va detto che sia i poliziotti protagonisti, Jake Gyllenhall e Michael Pena, sia le loro donne, Anna Kendrick e Natalie Martinez, sia gli altri poliziotti, come America Ferrera (quella di "Ugly Betty") o Frank Grillo, sia le gang messicane, capitanate dalla strepitosa Yahira Garcia nel ruolo della lesbica "La La", da Maurice Compte come "Big Evil" e Richard Cabral come "Demon", fanno un grande effetto sullo schermo. In pratica seguiamo il percorso di due eroici poliziotti, Gyllehall e Pena, che hanno deciso di filmare le loro azioni per la strada, e nel privato, e ci mostrano esattamente come la violenza possa arrivare da un momento all'altro.
Il titolo, "End Of Watch", è in realtà la sigla EOW con cui ogni poliziotto descrive le sue azioni per strada a fine giornata. Siamo nel distretto di Newton, il più violento della città , dove stanno arrivando le prime infiltrazione dei più feroci cartelli messicani di trafficanti di coca.
E' con questi brutti ceffi, dalla decapitazione facile ma dagli straordinari armamentari tempestati di diamanti, che la polizia deve fare i conti. Gyllehall e Pena sono un po' fanatici, salvano i ragazzini dalle case in fiamme, dai genitori sballati, accettano le regole della strada, ma non si fanno i fatti loro e finiscono per scontrarsi con qualcosa che non possono affrontare coi loro mezzi.
Il film perde un bel po' di realismo nel doppiaggio italiano, tutto "dai, cazzo!", ha comunque dei problemi di logica narrativa che porta a un certo spaesamento dello spettatore, ma funziona molto come thriller pauroso. In patria, uscito un paio di mesi fa, ha incassato 39 milioni di dollari. Da noi esce il 22 novembre. Da fare vedere alla Cancellieri.
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