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Antonio Massari per il "Fatto quotidiano"
L'uomo dalle scarpette rosse - le Superga con lacci neri - è stato un serio professionista: sequestri lampo e rapine in banca, incluse fughe spettacolari dalle carceri, sin dagli anni Ottanta. Sono state la sua specialità . Il punto è, però, che non l'hai mai fatta franca: Francesco Leone, il 15 ottobre, ha tentato il colpo della vita, estorcere 35 milioni a Silvio Berlusconi, sequestrando il fidato ragionier Giuseppe Spinelli con la consorte Anna Rasconi.
Colpo ordito - se non bastasse - mentre Leone, per via dei suoi trascorsi, era sottoposto a sorveglianza speciale. Nato a Bari, la città delle ragazze di Giampi Tarantini e del primo Bunga bunga con tanto di foto e audio da Palazzo Grazioli, Leone, classe â61, è considerato il capo della banda, formata, per il resto, da due italiani - Alessio Maier e Pierluigi Tranquilli - e i tre albanesi Ilirijan e Laurenc Tanko e Marijus Anuta. Ed è Leone il vero regista - stando agli atti d'accusa - dell'operazione Spinelli.
A Bari, negli ambienti della mala, lo chiamano u' uastat, che significa il "guastato", aggettivo usato per indicare chi, tra le proprie virtù, non annovera un saldo equilibrio. E che il soggetto esageri lo dimostra il suo cursus honorum. Nel 1992 sequestrò il direttore di una filiale di Caripuglia, riuscì a farsi aprire il caveau della banca, uscendone con un miliardo e 200 milioni di lire in valuta estera.
Non agì da solo e si premurò di depistare le indagini: fotografò con una Polaroid il direttore della banca, stendendogli dietro un drappo con il simbolo delle Br, convinto di poter dirottare le indagini sulla pista terroristica. Risultato: arrestato e poi condannato. L'anno successivo gli riesce un'altra impresa clamorosa: evade dal carcere di Turi e continua a mietere successi nel suo ramo, sequestri lampo e rapine. Tra la Puglia e il Lazio - spesso travestendosi da poliziotto - ne mette a segno una dozzina. Nuovamente arrestato e condannato: siamo nel 2001.
Vanta anche un passato da collaboratore di giustizia: le sue confessioni, sempre negli anni Novanta, furono allegate agli atti del processo "Conte Ugolino", il potente clan barese Di Cosola, salvo essere bollate come inaffidabili. L'uomo che ha sequestrato i coniugi Spinelli, vantando presunti filmati in grado di "aiutare Berlusconi a livello mondiale", non ha il calibro del professionista imprendibile. E anche la sua banda - che al telefono parla, e tanto, fino a descrivere cassette di sicurezza e conti in Svizzera - non sembra poi così irresistibile. Il più anziano, dopo Leone, si chiama Alessio Maier: ragioniere, classe 1966, una passione per la produzione di lampade e luci al led.
Gli investigatori l'hanno rintracciato su Facebook: "Vengono acquisiste le foto da Facebook - scrivono gli inquirenti - e vengono comparate con le immagini dell'uomo che telefona con il cellulare, dalla stazione di Malnate, alle 17.12 del 15 ottobre, constatandone la somiglianza". Sul suo profilo molte foto, il suo motto - "Ho una sola occasione di vivere. Voglio vivere cercando di dare il massimo di me stesso" - e la sua occupazione ufficiale: titolare della società "Uniled".
Il terzo italiano ha 34 anni: nato a Palestrina (Roma), residente a Olevano Romano, si chiama Pierluigi Tranquilli e - scrive l'accusa - aveva già ordinato una Ferrari 458 Spider. à incensurato ed è l'unico della banda, tra il 17 e 18 ottobre, a essere in contatto telefonico con le utenze coperte del suo capo: 114 sms con Francesco Leone. "Tranquilli - leggiamo negli atti - si lamenta del non riuscito trasferimento del denaro, dalle banche in cui è custodito, per le condizioni eccezionali venutesi a creare".
Il riferimento è alla finta rapina in banca, inscenata dagli investigatori, per impedirgli di accedere alle cassette di sicurezza. "Tranquilli non crede a Leone e gli ricorda che da quel denaro dipende la sua stessa famiglia".
Il suo ruolo, continua l'accusa, non è ancora chiaro: "Potrebbe aver suggerito l'obiettivo da aggredire ovvero procurato i documenti che Spinelli afferma di aver visionato durante il sequestro". Di certo, i tre italiani, hanno lasciato una mole di tracce imbarazzante, per chi ambisce al colpo del secolo. Il ruolo dei tre albanesi, invece, sembra riguardare soltanto le ore del sequestro. Gli inquirenti dubitano che avrebbero spartito l'intero "bottino". Probabilmente sarebbero stati pagati solo per l'apporto prestato.
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